European Museum Forum. Un premio per i musei europei più innovativi
Marianella Pucci e Michele Trimarchi, rappresentanti italiani di European Museum Forum, raccontano qui l’EMYA – European Museum of the Year Award. Un premio annuale nel quale l’Italia non ha mai svettato. Anche a causa di una scarsa partecipazione.
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Scade il 24 giugno il termine per presentare la candidatura allo EMYA – European Museum of the Year Award, edizione 2017. Partecipano musei dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa, purché siano stati inaugurati o rinnovati (anche in parte) negli ultimi tre anni, per una competizione che riconosce il coraggio innovativo e offre ai musei europei non soltanto una meritata passerella ma anche – soprattutto – un’occasione di scambi, ascolto reciproco, progettazione e collaborazione.
Organizzata da European Museum Forum con il patrocinio del Consiglio d’Europa dal 1977, la manifestazione si svolge ogni anno in una città diversa; l’ultima edizione (2016) è stata ospitata da poco in Spagna, nelle città basche di Tolosa e San Sebastian. Solo tre edizioni sono state ospitate in Italia: nel 1982 a Milano (con la presenza di Umberto Agnelli in qualità di ospite d’onore), nel 1990 a Bologna, nel 2001 a Pisa. Dal 1977 al 2016 i musei italiani hanno guadagnato dodici menzioni speciali, coprendo uno spettro molto ampio e diversificato di esperienze, dal Museo di Faenza al Museo Civico di Rende, dalla Galleria d’Arte Moderna di Milano al recentissimo riconoscimento al MUSE di Trento.
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Muse, Trento
Il Premio più importante non è stato ancora vinto da alcun museo italiano; va detto che la partecipazione dal nostro Paese non è mai risultata numerosa, sicuramente non proporzionata rispetto alla quantità, varietà e distribuzione territoriale dei musei. Nel 1992 l’Ecomuseo delle Valli di Argenta, in provincia di Ferrara, ha vinto il Premio del Consiglio d’Europa, e nel 2005 la Città della Scienza di Napoli ha ricevuto il Premio Micheletti. Il premio e tutti i riconoscimenti che lo accompagnano sono legati alla capacità innovativa e non dipendono in alcuna misura dalle dimensioni o dall’importanza convenzionale dei musei.
Grandi o piccoli, urbani o rurali, i musei vedono riconosciuto il proprio impegno quando si mostrano capaci di interrogarsi sulle proprie strategie museologiche e sul rapporto con la società e i visitatori. Combinando visione, coraggio e pertinenza semantica e tecnica si accede a uno dei quattro premi o alla menzione speciale. È una scommessa che vale la pena fare, soprattutto in un contesto come quello italiano nel quale tuttora le innovazioni sono spesso considerate con sospetto.
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Frank Stella and Synagogues of Historic Poland – installation view at POLIN Museum, Varsavia 2016
Una volta superata la prima scrematura sulla base della domanda di partecipazione ciascun museo è valutato dai giudici di European Museum Forum, che percorrono l’intero continente europeo per esaminare direttamente e “dal vivo” le strutture museali candidate all’European Museum of the Year Award. I musei che avranno superato questa selezione analitica potranno raccontare e illustrare la propria esperienza innovativa nel corso delle tre giornate che consentono conoscenza e confronto tra tutti i musei innovativi d’Europa. L’identità continentale, complessa quanto si voglia ma solidamente unitaria e condivisa, emerge con forza dai tratti comuni, dalla strategia che fronteggia i desideri e le aspettative di una società cosmopolita che fonda sulle comuni radici un orientamento deciso verso la crescita culturale e sociale.
L’edizione 2016 ha visto prevalere il POLIN Museum di Varsavia, nato dal ghetto della città e voluto per ricucire la controversa storia della convivenza tra il popolo ebraico e quello polacco. Nel 2015 lo European Museum of the Year Award è andato al Rijksmuseum di Amsterdam, ristrutturato e riaperto dopo una chiusura durata vent’anni. A chi sarà assegnato il premio per l’anno 2017? Lo scopriremo a Parigi. Sarà finalmente la volta di un museo italiano?
Marianella Pucci e Michele Trimarchi
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