Performance anti Trump: arrestato l’artista Shia LaBeouf. Ecco il video
La performance collettiva della star è realizzata in collaborazione con il Museum of Moving Image of New York e in streaming 24/24 ore: ma dopo cinque giorni dall’inizio l'attore viene arrestato. Intanto Trump annuncia di voler tagliare i finanziamenti alle arti
Che il mondo dell’arte, della cultura, dei diritti sociali americano si sia schierato contro Donald Trump è un dato di fatto. Agli innumerevoli oppositori ora si aggiunge anche Shia LaBeouf, giovanissimo – è nato 30 anni fa a Los Angeles – ma già famoso ex bimbo prodigio Disney, oggi attore, performer, filmmaker e vincitore di molti premi. Come artista visivo, aveva collaborato già nel 2014 con l’artista britannico Luke Turner, autore del Metamodernist Manifesto, e con l’artista finlandese Nastja Säde Rönkkö. Dopo queste esperienze LaBeouf ha deciso invece di mettere in scena una protesta collettiva: tutti possono prendervi parte, senza esclusioni. Coloro che partecipano esclamano He will not divide us, Lui non ci dividerà, davanti a una telecamera installata vicino al Museum of Moving Image di New York e in streaming 24 ore al giorno. Per quattro anni. Il primo ad aderire è stato Jaden Smith, il figlio diciottenne di Will Smith, rapper e attore, che ha inaugurato lo streaming, insieme a Turner e Säde Rönkkö.
L’ARRESTO
Ma – quantomeno al momento – la storia non presenta un lieto fine. Nei primi giorni della protesta/performance ci sono state diverse turbolenze che sono culminate nell’arresto di LaBeouf. Mentre l’azione era in corso l’artista è stato infatti accusato di aggressione e molestie nei confronti di un passante che aveva gridato “Hitler non aveva fatto nulla di sbagliato”. Dopo averlo spinto, LaBeouf è stato fermato da due poliziotti, come mostra questo video che sta facendo il giro del web. Sullo sfondo, i manifestanti cantano egli non ci dividerà, frase che l’artista ripete anche mentre viene, come mostrano le immagini, bruscamente ammanettato.
AL VAGLIO L’ABOLIZIONE DEL NEA
La performance è cominciata la scorsa settimana, durante l’Inauguration Day. Il giorno prima Trump aveva riservato un’altra doccia fredda al mondo della cultura, annunciando che con il suo team stava seriamente valutando di eliminare il National Endowment for the Arts (NEA) e il corrispettivo per le Humanities (NEH), come parte del piano per tagliare le spese del governo americano. La possibilità di tagli così drastici ai finanziamenti per l’arte e la cultura ha fatto naturalmente tremare gli interessati. Il bilancio per il NEA ha spaziato, nel corso degli ultimi due decenni, da un minimo di 97,6 milioni di dollari, nel 2000, a un massimo di 167, nel 2010. Nel 2016 i milioni sono stati 148. Cifre che hanno già subito la scure dell’inflazione arrivando, in proporzione, a contare circa la metà rispetto agli anni ’90. I presunti tagli sono comunque al momento ancora in fase di valutazione e i più informati sostengono che Trump troverebbe pochi sostenitori di una misura così drastica anche tra i repubblicani. Ciò che è certo è che tra il nuovo Presidente e il mondo delle arti non è cominciata una luna di miele, piuttosto una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi, che ha messo in prima linea anche le celebrities.
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