È il tempio della musica techno oltre che della vita notturna berlinese. Suonarci significa accedere all’olimpo dei deejay, tra quella schiera ristrettissima di disc jockey contesi a suon di migliaia di euro a serata. Parliamo naturalmente del Berghain, ex centrale elettrica abbandonata che oggi è uno dei club più conosciuti d’Europa. Una vera e propria istituzione a Berlino al punto da acquisire lo status di luogo culturale ed essere inserito di diritto nelle guide turistiche tra i monumenti da visitare in città. Un club che non è solo un posto in cui far serata, ma un luogo in cui si fondono il mondo della musica con quello dell’arte e dello spettacolo. È una storia che parte da lontano, dal mitico Studio 54 di New York che per dieci anni è stato la meta preferita del jet-set internazionale, frequentato da personaggi del calibro di Andy Warhol e Madonna, John Travolta e Paloma Picasso, Grace Jones e Michael Jackson. Si narra che persino l’attuale presidente degli Stati Uniti fosse un assiduo frequentatore del club negli anni Ottanta. Anche in Italia, c’erano posti così. Il Plastic a Milano, per esempio, ormai solo una effige dello scintillante club che negli anni ’80, nel pieno del boom economico e della Milano da bere, intratteneva Andy Warhol e Keith Hairing insieme a Freddy Mercury, Elton John e in anni più recenti Maurizio Cattelan o Vezzoli. Non sono, dunque, una novità le interazioni tra il mondo dei clubbing e quello dell’arte. Proprio per questo nessun stupore ha suscitato la notizia che Norbert Bisky (Lipsia, 1970), pittore tedesco tra i più importanti della scena artistica internazionale, sia stato invitato a creare un’installazione permanente per il Berghain.
IL BERGHAIN E L’ARTE CONTEMPORANEA
Le collaborazioni tra il club berlinese e gli artisti sono iniziate già da qualche anno. Tutti e tre i piani del Berghain ospitano opere d’arte di artisti come Wolfgang Tillmans e Joseph Marr. Bisky ha realizzato per il locale un lavoro site-specific intitolato Vertigo che sarà installato nella nuova pista da ballo al piano terra in cui suoneranno i dj più concettuali e sperimentali nel campo dell’elettronica. L’opera di Norbert Bisky, che recentemente è entrato a far parte della scuderia della berlinese König Galerie, sostituisce Rituals of Disappearance, l’enorme murales realizzato da Piotr Nathan, che è stato smontato e venduto in pezzi da 500 euro l’uno sul sito del club. Dell’opera di Bisky si sa pochissimo. L’unico modo per vederla è pagare il biglietto ed entrare al Berghain data la politica strettissima anti-foto e anti-social-network applicata all’interno del club. Nessuna possibilità, quindi, di vedere l’opera dell’artista tedesco se non si è disposti a mettersi in coda per qualche ora nella speranza di superare la rigidissima selezione all’entrata. Questa policy inflessibile non fa altro che aumentare la fama del club. In fondo anche questo è marketing, no?
– Mariacristina Ferraioli
Berghain
Am Wriezener Bahnhof,
10243 Berlin
http://www.berghain.de/
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