Fluxus e la Spagna. Il museo fondato da Wolf Vostell
In una regione poco conosciuta della Spagna, precisamente nel comune di Malpartida de Cáceres, è conservata una delle collezioni più importanti dedicata a Fluxus. Il museo, appartato dai circuiti turistici, rappresenta ancora oggi uno spazio per la conoscenza e la partecipazione, favorendo il “flusso” di persone, tematiche e metodi.
Il tedesco Wolf Vostell (Leverkusen, 1932 ‒ Berlino, 1998), uno degli animatori del gruppo Fluxus dagli inizi degli Anni ‘60, si avvicina alla comunità autonoma di Estremadura quando conosce la terra natale della sua futura compagna, Mercedes Guardado Olivenza. L’artista resta catturato dal magnifico paesaggio de Los Barruecos – dal 1996 dichiarato Monumento Naturale – e lì decide di stabilirsi per diffondere l’urgenza di legare l’arte alla vita.
Il Museo Vostell Malpartida viene inaugurato nel 1976 in un edificio suggestivo del XVIII secolo, originariamente utilizzato per la lavorarazione della lana. Nato come Centro Creativo, che incoraggia lo spirito Fluxus attraverso incontri d’arte, oggigiorno soddisfa l’interesse sociale più svariato presentando, oltre alle mostre, un Archivio dell’Happening, uno spazio didattico sull’architettura dell’antica fabbrica e sulla storia della tradizione pastorale; il tutto valorizzato dal dialogo con la natura circostante.
LE OPERE
Il richiamo al museo è l’imponente fontana multimediale che, dall’esterno, accoglie e interroga il visitatore ¿Por qué el proceso entre Pilato y Jesús duró solo dos minutos? (1996). Questo totem moderno, alto 16 metri e formato dalla fusoliera di un aereoplano militare russo, automobili, schermi di computer e pianoforti, con nidi di cicogna integrati spontaneamente, sintetizza la concezione estetico-critica dell’autore e predispone l’osservatore al suo pensiero artistico. Nelle prime sale è allestita la sua produzione: dalle prove pioniere della videoart (Transmigración III, 1958-1959) alle maestose tele, spesso site specific, che combinano oggetti, pittura gestuale e monitor (Transhumancia IV, 1988-1993), passando per gli assemblaggi dei progetti urbani e, soprattutto, per le installazioni con al centro grandi vetture, traccia dei famosi happening parallelamente documentati nei video. Un’opera emblematica per capire l’attività sempre odierna di Vostell è Depresión endógena (1975-1978), dove l’impressionante insieme di banchi scolastici con appoggiati televisori e radio semicoperti da cemento risveglia in chiunque una riflessione sull’inquietante distruzione tecnologica. Adiacente c’è El fin de Parsifal, un lavoro scultoreo di Salvador Dalí che evidenzia l’amicizia tra i due creatori e l’interscambio con una composizione di televisori di Vostell esibita a Figueras. L’itinerario museografico prosegue mostrando una parte della collezione donata dal milanese Gino Di Maggio: tra le più di 250 opere si segnalano la musica visiva di Giuseppe Chiari, il pianoforte di Walter Marchetti, i quadri-trappola di Daniel Spoerri e gli enviroments di Allan Kaprow e Ben Patterson. Conclusione metaforica del percorso è l’installazione Painting to Hammer a Nail in Cross Version, risultato della performance interattiva proposta da Yoko Ono nel 2000.
CURIOSITÀ ED EMPATIA
L’accostamento di esperienze molteplici in un contesto libero ha reso questo luogo non solo il catalizzatore delle tendenze internazionali – e quindi riferimento della rottura culturale nella Spagna tardofranchista –, ma anche il generatore di un modello educativo che, incitando la curiosità e l’empatia, ha coinvolto gli abitanti del paesino rurale. Il documentario di María Pérez, Malpartida Fluxus Village (2015), dimostra il perdurare di dinamiche interdisciplinari e di contaminazioni tra sfere sociali con lo scopo di un rinnovo artistico in estensione alla vita quotidiana. Inoltre l’istituzione promuove lo sviluppo di mostre temporanee: fino a novembre si potrà apprezzare la collettiva di artisti concettuli Memoria y anatomía del territorio, che induce a ripensare ai vincoli tra ricordo, corpo e paesaggio e l’esposizione del basco Mikel Arce. El aire, la luz, la tierra, el agua… sussurran Vostell traduce in tempo reale i suoni della natura intorno al museo, è un omaggio multisensoriale al fondatore che permette al pubblico un’esperienza intima.
Vostell in un’occasione ha confessato: “Voglio contribuire all’umanizzazione e qualificazione della vita della mia epoca trasformando fatti e comportamenti apparentemente insignificanti in eventi degni di ammirazione”; senza dubbio, la strana simbiosi tra un’avventura periferica e il carisma della sua mitologia personale continua a far riscoprire la bellezza singolare e il senso delle espressioni artistiche più attuali, attivando significati nuovi sulla vita, l’uomo e la società.
‒ Romina Viggiano
Malpartida de Cáceres
MUSEO VOSTELL MALPARTIDA
Ctra. de Los Barruecos
https://museovostell.org/
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