Nelle prime due settimane di settembre le gallerie di Chelsea riaprono la stagione espositiva e il “quartiere dell’arte” newyorkese brulica di collezionisti, advisor e curatori in attesa di scoprire le proposte della nuova stagione. Tra molta pittura e qualche installazione video e multimediale, la mostra che risalta su tutte è sicuramente quella sull’Arte Povera da Hauser & Wirth, curata da uno dei suoi maggiori collezionisti, Ingvild Goetz.
L’Arte Povera è da sempre riconosciuta all’estero, e soprattutto negli Stati Uniti, come la corrente artistica italiana contemporanea per eccellenza, e si riconferma un movimento storico estremamente rilevante nel panorama recente. L’importanza storica e concettuale dell’Arte Povera è sottolineata dal fatto che Hauser & Wirth non rappresenta alcuno degli artisti in mostra, eppure la galleria ha deciso di dedicare i tre piani della nuova sede sulla Ventiduesima Strada a una selezione di opere di livello museale, cui si accompagna una collezione di documenti d’archivio e cataloghi che permettono di approfondire il percorso compiuto dal movimento e la sua evoluzione.
MOSTRA E RICHIAMI
Partendo dai tardi Anni ’50 fino agli Anni ‘90, le stanze ospitano sia lavori iconici che opere meno conosciute di Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio.
Un primo e importante riferimento che viene in mente nel percorso espositivo è un parallelismo fra la mostra e l’ultima Biennale del Whitney, centrata quest’anno su temi politici e sociali, e sembra evidente come l’estetica poverista sia stata d’ispirazione per artisti emergenti come Torey Thornton, Eric Mack e Harold Mendez. La mostra da Hauser & Wirth si focalizza sull’abilità dei poveristi di analizzare, tramite le loro opere, le molteplici connessioni tra arte ed esistenza umana, partendo dalle banalità della vita di tutti i giorni, attraverso l’utilizzo di materiali “poveri” e comuni che diventano, nel processo creativo, simboli di un distacco dell’artista dalla società e dalle istituzioni.
L’ARTE POVERA, OGGI
E in questo distacco invocato dall’Arte Povera risiede anche la rilevanza concettuale del movimento rispetto alla contemporaneità. In un periodo caratterizzato da una crescente disillusione nel ruolo delle istituzioni e del governo in merito al bene dei cittadini, e in un momento di crisi culturale e sociale negli Stati Uniti, le idee e le motivazioni dei poveristi assumono nuova vita e importanza, generando un parallelismo storico che dimostra come l’arte non sia solo uno specchio riflettente della società, ma un simbolo dei corsi e ricorsi storici, un’immagine a cui ispirarsi nella proiezione del futuro.
‒ Ludovica Capobianco
New York // fino al 28 ottobre 2017
Arte Povera
HAUSER & WIRTH
548 West 22nd street
www.hauserwirth.com
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