Storia dell’arte al femminile. Fahrelnissa Zeid a Londra
Tate Modern, Londra ‒ fino all’8 ottobre 2017. La capitale britannica ospita la prima retrospettiva inglese di Fahrelnissa Zeid, artista astratta turca cosmopolita. Un’occasione per incontrare opere affascinanti, fra astrattismo e figurazione, lunghe oltre cinque metri. Una vita glamour come moglie di un principe e diplomatico, ma anche rischiosa: sfuggendo a omicidi politici, o incontrando i dittatori del Secolo Breve. Anche in queste occasioni, una bruciante passione per l’arte era il principale motivo di conversazione.
Fahrelnissa Zeid (Istanbul, 1901 – Amman, 1991) è stata una delle artiste turche, e non solo, più cosmopolite del Novecento. Nata da una famiglia ottomana agiata e potente (il padre diplomatico, uno zio Gran Visir), quanto turbolenta – suo fratello fu accusato di parricidio –, l’artista è stata inoltre una delle prime studentesse turche, tra i colleghi, a studiare all’Accademia di Belle Arti di Istanbul. Pittrice fin dalla giovane età, sposata inizialmente a uno scrittore, poi moglie di un diplomatico e principe iracheno, Zeid è nota soprattutto per opere monumentali, marcatamente astratte, straordinariamente in anticipo rispetto ai tempi: tele oltre i cinque metri, in prestito dal Museo Nazionale d’Arte di Istanbul. Tripudi di colori misti a grovigli di linee nere, tratto distintivo di diverse serie: sincretismi di influenze arabe e bizantine, astrattismo avanguardistico, arte cinetica, fino all’optical a venire, lungo sessant’anni di carriera. Ma non solo astrazione: a Londra troviamo i ritratti giovanili come quelli più tardi, oltre a sculture con ossa e resina poliuretanica, danze di forme in finestre di giada.
GLAMOUR D’ÉLITE E COLPI DI STATO
Zeid si trasferisce a Parigi, ancora sposata al primo marito, nel ’29, dove studia arte all’Académie Ranson. Ma è come moglie di un principe, Zeid al-Hussein d’Iraq, sposato nel ‘34, che l’artista può viaggiare tra Europa e Medio Oriente con maggior intensità, entrando a contatto con le élite di sette Paesi diversi. Dal 1935 è a Berlino, dove incontra, dovere diplomatico, Hitler, con cui conversa di pittura; dal ’38 viaggia tra Istanbul, Parigi e Budapest, concentrandosi più intensamente sulla propria ricerca. Dal ’41 è di nuovo in Turchia, dove espone con gli artisti del gruppo D, collettivo di avanguardisti nel Paese ora sotto Atatürk; qui organizzerà la sua prima personale, allestita nella sontuosa casa di Istanbul. Poi, dal ’45, a Londra, dove apre un’importante personale alla Saint George’s Gallery, mostra che la proietta nel mondo dell’arte d’Europa e America: ha inizio l’affermazione vera e propria, lungo gli Anni Cinquanta. Ma, nel ’58, un evento drammatico segna la fine dell’incarico diplomatico dei Zeid, e di conseguenza un temporaneo arresto della produttività di Fahrelnissa: trattenendosi in Italia in vacanza, per puro caso, piuttosto che a Baghdad, la famiglia sfugge all’assassinio dell’intera famiglia reale irachena, di cui il marito è membro illustre, durante il colpo di stato dell’esercito.
OSSA E CARNE
Lasciato il palazzo di rappresentanza di Londra, i Zeid dovranno trasferirsi in una casa modesta, dove l’artista cucinerà il primo pasto della sua vita. E sarà la cucina a ispirarle nuove opere: i Paleochrystalos, assemblage di ossa animali ricomposte in nuovi segni, eternate in lastre di resina colorata. Ma la pittura resta il medium principale: Zeid continua a ricercare scomposizione e ricomposizione formale. Continua a esporre in Europa e Medio Oriente, e per la prima volta a New York, nel ‘50. Nel ’75, infine, lascia l’Europa per Amman, Giordania: seguendo l’ultimogenito, qui fonda una scuola, il Fahrelnissa Zeid Institute of Fine Arts. L’artista guida giovani artiste a trovare la propria vocazione: un’esperienza che dura quattro anni, ma che segnerà il percorso di diversi artisti attivi nella regione. Ritorna, in questi anni, il figurativo, attraverso la ritrattistica.
ASTRAZIONE DELLA VISIONE
Zeid è un’artista dall’opera sincretica, il padre d’origini turche, la madre cretese, la vita a cavallo tra due mondi, e diverse storie artistiche. Sincretica in quanto la rappresentazione del reale si unisce, in pittura, alla sua stessa sublimazione: ciò che non si vede è unisono col vedere. Come ricorda la pittrice pensando a una memoria d’infanzia, una delle esperienze più significative fu, d’altronde, un’esperienza estetica difficoltosa. Guardando “fessure tra le finestre, attraverso le quali è possibile vedere la luce del giorno, e i passanti… In realtà questi ultimi non sono ciò che uno crede di vedere: sono soltanto colori”. Come suggerisce uno dei suoi dipinti del ’47, Lotta contro l’astrazione, prima della svolta astrattista definitiva, la pratica pittorica è una lotta di fronte a una dicotomia: tra quello che vediamo e quello che vogliamo vedere.
– Elio Ticca
Londra // fino all’8 ottobre 2017
Fahrelnissa Zeid
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