A due anni dalla presentazione della nuova pagina web del museo (vincitrice nel 2016 di ben due premi Webbly), il Prado annuncia la messa in rete di tutto il suo archivio di documenti. Duecento anni di storia del museo condensati in 12mila documenti che, come sempre accade nel mondo della digitalizzazione, sono destinati ad aumentare in maniera costante, in una sorta di aggiornamento continuo.
UN ARCHIVIO SCARICABILE
Per gli studiosi di storia dell’arte la notizia più interessante è che i fondi contenuti in https://archivo.museodelprado.es non solo sono liberamente consultabili, in maniera agile e secondo metodi di ricerca dettagliati, ma ogni documento è altresì stampabile e scaricabile in formato pdf. Lo spirito che anima i conservatori dell’area di documentazione e sviluppo digitale del museo – capitanati da Maria Luisa Cuenca e da Javier Pantoja, con il contributo della Fondazione Telefonica – è di rendere democraticamente libera la circolazione delle informazioni riguardanti la storia del patrimonio artistico e culturale del Prado. L’idea, inoltre, è creare un progetto tecnologicamente avanzato che possa fungere da referente per altre istituzioni del genere. In futuro è prevista anche l’integrazione tra i contenuti del sito web (oltre 15mila immagini di opere d’arte) e i documenti digitalizzati, riferiti ad ogni opera.
FONDI PUBBLICI E CARTE PRIVATE
Carte ufficiali e nomine, prestiti, donazioni, lettere dei direttori, carteggi tra eminenti figure del mondo dell’arte, ma anche storia della museografia, piantine delle sale, progetti per gli allestimenti, ristrutturazioni, foto d’epoca e tante altre curiosità. L’archivio del Prado custodisce documenti di varia natura prodotti e ricevuti dall’istituzione spagnola in relazione alle sue diverse attività: si tratta soprattutto di materiale amministrativo, già diventato ormai storico, dal 1814 – epoca della gestazione del museo – fino ai giorni nostri. I fondi sono suddivisi in base alla diverse provenienze: il Prado stesso, nato nel 1819 come Real Museo di Pittura; il Museo della Trinidad, creato all’epoca della secolarizzazione delle proprietà ecclesiastiche, nel 1839, e le cui opere sono confluite poi nelle collezioni del Prado nel 1872; e infine i tanti archivi personali, tra i quali quelli di esponenti di spicco del mondo artistico e intellettuale spagnolo del XIX secolo come l’archeologo e collezionista Valentín Carderera (796-1880), il pittore e vicedirettore del Prado Salvador Viniegra (1862-1915) e la famiglia Madrazo (padre José e figlio Federico, entrambi direttori del museo nell’Ottocento). Più vicino ai giorni nostri è infine il lascito di José Maria Cervelló Grande (2003), composto da novemila libri e documenti di storia e teoria dell’arte.
CURIOSITÀ PER NAVIGANTI
All’utente curioso, ma meno esperto, il Prado riserva infine una serie di sezioni tematiche all’interno delle quali navigare con facilità. La corrispondenza dei direttori, la gestione economica, i diversi progetti museografici, la guerra civile, con la complessa vicenda dell’evacuazione dei capolavori del Prado prima a Valenza, poi in Catalogna e infine a Ginevra; ma anche la storia della famiglia Madrazo e dei grandi e piccoli benefattori del museo. Un’ultima curiosità: l’emblema dell’archivio digitale, che emerge sotto la prima stringa di ricerca, è una mano appoggiata su di un disegno architettonico. L’immagine è tratta dal famoso ritratto di Maria Isabella del Portogallo (del pittore Bernando López y Piquer), seconda moglie di Ferndinado VII, regina di Spagna e fondatrice del Museo del Prado, che si inaugurò nel 1819 a un anno dalla sua morte.
– Federica Lonati
https://archivo.museodelprado.es
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