Jens Hoffmann alla gogna. Il super curatore newyorchese accusato di molestie sessuali

La giostra amara delle accuse e dei processi sommari, in tema molestie sessuali, non si ferma. Oggi tocca a un altro esponente del mondo dell’arte, tra i più noti curatori internazionali di media generazione: Jens Hoffmann, che per un soffio non divenne nel 2009 direttore dei Castello di Rivoli, viene scaricato dal Jewish Museum di New York. Ecco perché.

DOPO IL CASO WEINSTEIN. POLEMICHE E ACCUSE VIRALI

Prima il cinema, l’arte contemporanea. Il sex-gate esploso con le accuse di Asia Argento al mega produttore americano Harvey Weinstein è rapidamente diventato virale, tentacolare, globale. Decine le testimonianze arrivate a supporto dell’attrice, molte in America, qualcuna in Italia, mentre altri registi italiani – da Giuseppe Tornatore a Fausto Brizzi – si sono trovati in mezzo a una tempesta: anche loro, a ruota, dipinti come molestatori da presunte vittime, insidiate anni fa tra i primi provini e la speranza di sfondare. Settimane di polemiche, carriere distrutte, gogne mediatiche, talk show e giornali sempre sul pezzo. Ma il malcostume del processo a chi denuncia non è mancato. Le solite “attricette” in cerca di pubblicità, hanno sentenziato in molti; e poi, accuse troppo tardive, voglia di protagonismo, manovre politiche per far fuori questo o quello: il catalogo delle supposizioni è vario, mentre la vecchia abitudine di schierarsi contro il più debole non muore mai. O meglio, la diffidenza spunta quando il tema è il sesso e quando di mezzo, soprattutto, ci sono le donne.

Jewish Museum, New York

Jewish Museum, New York

SESSO E POTERE. UN NUOVO CASO NEL MONDO DELL’ARTE

L’art system, dicevamo. Che a quanto pare replicherebbe gli stessi meccanismi sgradevoli del mondo del cinema (come di tutti quegli ambiti in cui lo scambio simbolico tra sesso e potere si ripete, in forme di ricatto e di abuso: roba mestamente normale, tra un ufficio qualunque e un’aula d’università, ma che fuori dai riflettori non fa clamore).
I nomi di Knight Landesman, co-editor di della potente rivista Artforum, e del celebre fotografo di moda Terry Richardon, erano tornati al centro delle polemiche poche settimane fa, sulla scia dello scandalo Weinstein. Anche loro – come noto già da tempo – coinvolti in scandali a sfondo sessuale dopo alcune dichiarazioni e denunce formali.
Oggi è il turno di un altro pezzo grosso del giro. Come rivelato dal sito ARTnews è il curatore americano Jens Hoffmann a passare più di qualche guaio. Il Jewish Museum di New York avrebbe infatti sospeso tutti i progetti in corso col 43enne di origine costaricana, proprio a seguito delle accuse di molestie presentate da membri del personale del museo (quanti? uomini o donne? che tipo di accuse? la testata non fornisce ulteriori dettagli). I fatti sarebbero emersi intorno alla fine di novembre.
Naturalmente tutto da verificare sul piano giudiziario. Ma intanto il Museo ha preferito cautelarsi, mostrando immediata solidarietà al proprio staff e chiedendo di vederci chiaro: “Alla luce delle informazioni giunte”,  ha dichiarato l’Istituzione, “abbiamo sospeso tutti i progetti in corso mentre esaminiamo le accuse“. Hoffman, dal canto suo, fa sapere tramite avvocato di non conoscere i dettagli e di essere totalmente estraneo ai fatti.

MOCAD, Museum of Contemporary Art Detroit

MOCAD, Museum of Contemporary Art Detroit

I MOLTI INCARICHI DI HOFFMANN

Hoffmann è stato vicedirettore del Museo ebraico dal 2012 al 2016, occupandosi dei programmi espositivi. Dimessosi, senza troppe spiegazioni, aveva comunque continuato a collaborare per mostre e progetti speciali, mentre lavorava come co-direttore artistico di FRONT, la Triennale di Arte Contemporanea di Cleveland, in Ohio, incarico ricevuto proprio nel 2016. Un ruolo che in queste ore è in procinto di mollare: recentissimo è l’annuncio della sua dipartita, per motivi non del tutto chiari. Probabilmente qualche divergenza di opinione sul taglio della direzione artistica.
Ma l’infaticabile Hoffmann, dal 2012 e per quattro anni, era stato anche senior curator at large al Museum of Contemporary Art Detroit, promosso nel 2017 a chief curator at large. E qui, a quanto sembra, tutto filerebbe liscio. Elysia Borowy-Reeder, direttrice esecutiva del museo di Detroit, ha così commentato l’ultima notizia shock:  “I nostri cuori sono con tutte le parti coinvolte. Jens lavora con MOCAD da anni e non abbiamo avuto lamentele”.
Al momento il caso sollevato dal Jewish resta isolato. Nessuna traccia di accuse, chiacchiere o rimostranze da parte delle varie istituzioni per cui il super curatore ha lavorato: oltre a quelle citate anche l’Institute of Contemporary Arts di Londra, dove è stato responsabile mostre tra il 2003 e il 2007, varie biennali e triennali (Praga, Lione, Istanbul e Shanghai, solo per citarne alcune), e il Wattis Institute for Contemporary Arts di San Francisco, che ha diretto tra il 2007 e il 2012, e per il quale nel 2009 dovette rinunciare alla poltrona di condirettore – insieme ad Andrea Bellini – del Castelli di Rivoli: incoronato con tanto di fanfare, non aveva letto il contratto né avvisato l’istituto che dirigeva. Figuraccia epica e retromarcia dopo sole 24 ore.

Jens Hoffmann

Jens Hoffmann

QUARTO POTERE

E proprio mentre Hoffmann iniziava a progettare i prossimi eventi in calendario (tra cui la terza People’s Biennial, ideata con l’artista Harrell Fletcher), arriva un altro macigno: la direzione della Honolulu Biennial, la cui seconda edizione Hoffmann avrebbe dovuto curare nel 2019, fa sapere che ogni rapporto lavorativo è stato immediatamente interrotto.
Il copione delle ombre e dei sospetti arriva anche stavolta come la peggiore delle insidie: in America la faccenda degli scandali sessuali non è uno scherzo. Violenza sulle donne e sui minori restano, per l’opinione pubblica statunitense, tra i delitti più esecrabili sul piano sociale e morale. E anche quando in ballo ci sono “solo” le classiche molestie sul lavoro, in assenza di vere e proprie aggressioni, il conto che si paga è salato. Carriere poderose crollano come castelli di sabbia: Weinstein, non scontando al momento alcuna condanna, è già fuori dai giochi, ai margini di quel sistema di cui era re indiscusso, subito prima che scoppiasse il putiferio.
E nel proliferare incontrollato di accuse, che spuntano da un capo all’altro dell’Oceano dopo il detonatore azionato da Asia Argento, in molti coltivano il dubbio: semplici avances o vere molestie? Dove sta il confine? E se qualcuno ci marciasse? A deciderlo saranno i tribunali, quelli veri. Com’è giusto che sia. Mentre media e vox populi avranno già emesso più di una sentenza, in un senso o nell’altro: processi sommari, oggi contro il mostro presunto, domani contro la vittima scambiata per imputata. Sesso e quarto potere. Un’altra declinazione di un gioco vecchio e perverso.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, editorialista culturale e curatrice. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a lungo,…

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