Il 29 ottobre ha riaperto in grande spolvero The Bass di Miami Beach, che ha concluso così i lavori di ristrutturazione iniziati nel 2015, per un investimento pari a 12 milioni di dollari, che ne hanno trasformato l’interno aumentando lo spazio dedicato alle mostre, senza modificare la struttura Art Déco originaria risalente agli Anni ’30, già sostanzialmente trasformato, rispetto al progetto iniziale del 1964, da Arata Isozaki nel 2001.
DA IERI A OGGI
All’ingresso del museo l’installazione Welcome commissionata a Pascale Marthine Tayou
(Yaoundé, 1966) nel 2015 accoglie i visitatori: 70 cartelli di LED luminosi che riportano la scritta Benvenuti in 70 lingue diverse. Basta già questo a introdurre il lavoro di Tayou, artista nato in Camerun e adesso residente in Belgio, che ha fatto del nomadismo artistico, geografico e culturale una scelta di vita. In Beautiful, la mostra che sarà al Bass sino al 2 aprile, l’artista, non pago di mescolare già argomenti e media nelle proprie opere, interviene su una selezione di pezzi della collezione permanente del museo, che alterna ai suoi lavori degli ultimi dieci anni.
Tayou passa agilmente da un soggetto all’altro e da un materiale all’altro: dal gesso alla foglia d’oro, dal legno al ferro, sino all’alabastro delle uova che ricoprono numerose le pareti.
In mostra quindi, accanto agli enormi affreschi in gesso e materiali misti e alle maschere realizzate in vetro, legno, vestiti, capelli umani, plastica e altro, numerose opere della collezione permanente del Bass, tra le quali un’incoronazione della Vergine Maria di Botticelli e del Ghirlandaio, un’antica icona greca, un vaso del 330 a.C., un tappeto fiammingo della Golden Age e due sarcofagi del IX secolo a.C..
PAROLA D’ORDINE DEMITIZZARE
Il dialogo tra gli oggetti del passato e i vivaci lavori di Tayou racconta della sua pratica dissacrante di demitizzazione: il suo operato è molteplice, indomabile, inatteso e variopinto, ma sempre strettamente legato all’idea del viaggio e dell’incontro dell’altro da sé. In questa mostra, come in tutto il suo lavoro, Tayou tende a sovvertire i rapporti sociali, politici, economici e simbolici. In questo caso specifico si occupa di decolonizzare e demitizzare la storia e le aree geografiche attraverso gli oggetti che provengono da territori e tempi lontani e così facendo crea un parallelismo con ciò che succede oggi a Miami, città dall’anima cosmopolita e transitoria – in città il 70% della popolazione è di origine ispanica e molti abitanti non parlano inglese (basta prendere un paio di Uber per rendersene conto) – ulteriormente plasmata dal turismo incessante.
L’alchimista Tayou trasforma così la percezione dei materiali da parte del visitatore, suggerendo una diversa comprensione degli oggetti e della loro provenienza culturale. Tayou crea tenendo a mente che i suoi lavori sono il prodotto di costruzioni sociali, culturali e politiche, ma, mescolando i luoghi e tempi, così come i materiali, crea una realtà a sé, forse fin più vera e onesta in un’America al momento massacrata dalla propagande politica e dalle fake news.
‒ Emanuela Bernascone
Miami // fino al 2 aprile 2018
Pascale Marthine Tayou. Beautiful
THE BASS MUSEUM OF ART
2100 Collins Avenue
www.thebass.org
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