Nato nel 1968 come concorrente del The New Yorker, il New York Magazine, oggi, può vantare di essere una delle riviste più lette ed apprezzate della Grande Mela e non solo. Fin dall’inizio si è distinto dalle altre testate per le sue tematiche che si concentravano principalmente sugli usi e costumi di New York, preferiti a quelli riguardanti la politica e l’attualità, trattati solamente in alcuni casi. Le grandi firme non sono mai mancate – da citare sono il saggista e giornalista Tom Wolfe o la regista e scrittrice Nora Ephron.
LE “CINQUANTA” CANDELINE
Il settimanale ha sempre instaurato collaborazioni e relazioni con grandi artisti che hanno realizzato le copertine di molti numeri. David Haskell, responsabile degli affari e strategie di mercato di New York Media, racconta in un’e-mail al sito artnet news “abbiamo una lunga storia di collaborazioni con artisti, che hanno create alcune delle più longeve ed iconiche copertine, da Barbara Kruger a Maurizio Cattelan fino a KAWS” e aggiunge “quando è arrivato il momento di pensare al nostro anniversario e al tema di “My New York”, ci siamo subito emozionati all’idea di cosa sarebbe potuto succedere se 50 artisti avessero utilizzato i limiti di una copertina per esprimere come vedono New York al giorno d’oggi”.
Il progetto per i cinquant’anni intende, quindi, affidare a cinquanta artisti la progettazione della copertina che verrà trasformata in un poster e appeso in zone strategiche della città.
I nomi sono ancora top secret, ma qualche piccola anticipazione è stata già annunciata. Daranno, infatti, il loro contributo: Mel Bochner, John Giorno, Alex Katz, Barbara Kruger, Marilyn Minter, Yoko Ono, Rob Pruitt e Hank Willis Thomas.
LE COPERTINE D’AUTORE UNA STORIA LUNGA UN’ERA
Sicuramente il New York Magazine non è il primo settimanale che si avvale della collaborazione di grandi artisti. Famose sono le copertine di Vogue America realizzate dal surrealista Salvator Dalì e da Irving Penn oppure la cover del cd dei Velvet Underground realizzata da Andy Warhol o ancora Keith Haring per David Bowie per il suo album Without You (1983).
– Valentina Poli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati