Una visita alla Fondazione Ghisla di Locarno costituisce sempre un interessante viaggio nell’arte degli ultimi sessant’anni. Si tratta di un luogo organico dove, oltre alla mostra proposta, si può ammirare la raffinata collezione, in continua crescita dei padroni di casa.
La stagione si apre quest’anno con una rassegna, a cura di Francesca Pola e di Paolo Bolpagni, dedicata a uno dei protagonisti dell’arte italiana della seconda parte del XX secolo, Mario Nigro (Pistoia, 1917 ‒ Livorno, 1992) del quale l’anno scorso è ricorso il centenario dalla nascita.
La mostra, collocata su più piani della fondazione svizzera, è organizzata in collaborazione con l’Archivio dell’artista e con la Fondazione Licia e Ludovico Ragghianti di Lucca e costituisce una sorta di piccola ma equilibrata antologica nel percorso di questo raffinato e intelligente artista, protagonista di una delle più intense stagioni dell’arte contemporanea italiana tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Ottanta. Nigro muore, infatti, nel 1992.
UNA PITTURA NON OGGETTIVA
L’artista, nato in Toscana, si avvicina all’arte sin da ragazzo, nonostante gli studi scientifici. Si laurea in chimica all’Università di Pisa negli Anni Quaranta e diventa assistente all’Istituto di Mineralogia. L’apporto scientifico, matematico, è presente, leggibile in tutto il percorso di questo artista, complesso e sfaccettato, la cui opera è immediatamente riconoscibile.
Nel 1947 si laurea anche in farmacia e va a lavorare agli Ospedali Riuniti di Livorno. La sua pittura prende una via non oggettiva, sin da questi primi anni post bellici. Alla Biennale di Venezia del 1948, scopre a pieno l’astrazione. Così nel 1949 entra in contatto con quell’ambiente straordinario che erano la Libreria Salto di Milano e il Movimento di Arte Concreta. Le sue posizioni anche in questo senso sono fortemente personali, la sua pittura, come emerge dall’interessante mostra alla Fondazione Ghisla, dove sono esposte alcune opere portanti degli Anni Cinquanta, è assolutamente autonoma. Nigro è un uomo libero, in tutti i sensi.
AUTONOMIA INTELLETTUALE
La sua è prima di tutto un’autonomia intellettuale, che si evince evidente in tutto il suo percorso. Il suo impegno è anche di matrice sociale, vive in maniera drammatica la rivolta ungherese del 1956 e la sua pittura ne risente fortemente.
Tra la metà degli Anni Sessanta e i Settanta dà avvio, quindi, alle proiezioni prospettiche progressive minimali che fanno parte del ciclo tempo totale. Il suo cammino si inoltra, poi, verso una sorta di spoliazione, una tensione all’essenziale che trova un corrispettivo di natura esistenziale.
‒ Angela Madesani
Locarno // fino al 2 settembre 2018
Mario Nigro. Gli spazi del colore
FONDAZIONE GHISLA
Via Ciseri 3
www.ghisla-art.ch
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