La donazione Olgiati al MASILugano
MASILugano ‒ fino al 29 luglio 2018. Cinquantanove delle settantasette opere donate dai coniugi collezionisti esposte nel museo svizzero. Non una semplice presentazione della raccolta, ma una mostra ben curata, scansita per temi e corrispondenze. Da Boltanski ad Arienti, da Shannon Ebner agli artisti ticinesi da scoprire o riscoprire.
L’inizio del percorso è di grande impatto: i “doppi volti” tipici di Christian Boltanski fronteggiano lo spettatore nell’installazione Zeyt (2001), accompagnati da opere di Roberto Ciaccio e Martin Disler per una dissertazione su “precarietà della condizione umana, memoria, identità”.
È la prima sala della mostra Noi e il Masi, che presenta 59 delle 77 opere donate al museo luganese da Giancarlo e Danna Olgiati. Un ingresso che dà subito il tono dell’approccio al collezionismo dei coniugi: opere di pregio, spesso comprate prima dell’affermazione definitiva dell’artista, caratterizzate da una forte ricerca formale ma mai slegate dai temi fondamentali dell’individuo odierno.
FOTOGRAFIA E FILOSOFIA
Le promesse dell’esordio vengono rispettate: la mostra propone una selezione interessante e un allestimento coinvolgente, con temi e corrispondenze ben evidenziati.
La seconda sala è dominata dall’accumulazione di teschi dorati di Liu Ding, ma la vera sorpresa è un bel nucleo di opere di Edmondo Dobrzanski, gloria dell’arte ticinese da noi poco nota, decisamente da riscoprire.
Segue la sala più colta della mostra, che instaura una riflessione filosofica sul linguaggio attraverso opere fotografiche. Con le bellissime “obliterazioni” di Shannon Ebner, le variazioni astratte di Adriana Beretta, le storiche immagini di Feininger, Schawinsky e Veronesi… Segno, volumi e materia intraprendono poi un confronto ad alto livello nella sala che riunisce le opere di Loredana Sperini, Pierpaolo Campanini, Francesco Gennari, Karl Haendel (notevoli i suoi disegni a matita, radicali ma raffinatissimi).
DIALOGO CON IL PAESAGGIO
Direttrici spaziali e tagli visivi fioriscono nel confronto tra i lavori di Stefano Arienti, Vincenzo Cabiati, Livio Bernasconi (del pittore ticinese attento osservatore della pittura statunitense viene riproposto un estratto della recente mostra allo Spazio -1). E infine ecco nell’ultima sala affacciata sul lago un dialogo tra sculture, tendenze minimal, concettuali e spunti pop, con le opere di Gianni Caravaggio, Flavio Paolucci e Chiara Dynys, quest’ultima in relazione diretta col paesaggio.
La mostra della donazione suggella un rapporto di lunga data tra gli Olgiati e i musei luganesi (a testimonianza di ciò, a curare l’allestimento è Marco Franciolli, direttore del Masi fino al 2017). Continua in quest’ambito l’attività dello Spazio -1, adiacente al Lac, in cui vengono allestite mostre con opere della collezione Olgiati.
‒ Stefano Castelli
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