Un dipinto di Paul Signac rubato al Musée des beaux-arts di Nancy
A pochi mesi dalla scomparsa di un quadro di Giorgio de Chirico dal Musée des Beaux-arts di Béziers, un altro museo francese è vittima di un furto che ha del paradossale. Una tela di Paul Signac del valore di un milione e mezzo di euro, rubato con un taglierino. Ed in Francia esplode la polemica…
Ancora una falla nel sistema di sicurezza di un museo francese. Ancora un furto che ha dell’incredibile. A pochi mesi dalla sparizione dal Musée des Beaux-arts di Béziers, città nel sud della Francia, dell’opera Composizione con autoritratto di Giorgio de Chirico , sottratto al museo in pieno giorno utilizzando un semplice taglierino, la polizia francese denuncia un nuovo furto con le stesse clamorose modalità. Si tratta de Le Port de la Rochelle di Paul Signac (Parigi 1863 – 1935), rubato dal Musée des beaux-arts di Nancy. Ed inevitabili scattano le polemiche.
IL FURTO
Anche perché le modalità in cui è avvenuto il furto sono molto simili. L’opera è stata sottratta dal museo da un ladro che si è introdotto durante l’orario d’apertura. Ha utilizzato un taglierino per staccare la tela dalla cornice e, una volta compiuta l’operazione, si è volatilizzato portando l’opera con sé. L’autore del furto è entrato nell’edificio attraverso l’ingresso principale per poi, secondo la ricostruzione della polizia francese, nascondersi nel museo fino all’orario di chiusura. A quel punto si è mosso indisturbato. Nessun allarme è scattato né il guardiano notturno del museo si è accorto di nulla. Una volta rubato il quadro, il ladro è uscito dalla struttura senza incontrare ostacoli. Il personale si è accorto di quello che era successo, soltanto il giorno dopo. Come nel caso dell’opera di De Chirico, anche stavolta il furto, che è avvenuto il 24 maggio, è stato reso noto con alcuni giorni di ritardo dalla polizia francese che ha ammesso che il sistema di sicurezza del museo non è entrato in funzione. Forse perchè spento oppure difettoso. La conferma è arrivata da un comunicato ufficiale del comune di Nancy che è proprietario dell’opera.
L’OPERA RUBATA
Datata 1915, l’opera, il cui valore supera il milione e mezzo di euro, è di proprietà della città di Nancy. Fu donata dalla vedova del collezionista Henri Galilée che, nel 1965, ha lasciato in eredità al museo una collezione di 117 opere d’arte. Tra queste, l’opera di Signac è indubbiamente una delle più prestigiose. Dipinta seguendo le regole del puntinismo, di cui l’artista francese è stato ideatore e massimo rappresentante insieme al suo maestro Georges Seurat, l’opera risale al periodo in cui Signac si era trasferito ad Antibes, ammaliato dalla luce del sud della Francia e qui era rimasto fino alla fine della prima guerra mondiale. Anni di lavoro intenso ma anche dominati dal profondo disincanto che segnerà la vita dell’artista nell’ultima parte della sua vita.
IL PRECEDENTE
Il furto dell’opera di Signac ha scatenato, come prevedibile, numerose polemiche sui sistemi di sicurezza dei musei francesi. Mentre le grandi istituzioni statali sono in fase di grande rilancio sulla scena internazionale e chiudono accordi milionari in giro per il mondo, il sistema museale locale mostra molte lacune. A partire proprio dai sistemi di sicurezza. Solo pochi mesi fa è avvenuto il furto dell’opera “Composizione con autoritratto” di Giorgio de Chirico (Volo, Grecia, 1888 – Roma 1978) considerata di valore inestimabile. È stato un custode del Musée des Beaux-arts di Béziers, che si trova nel centro della città, a scoprire, dopo l’orario di chiusura, che l’opera era stata sottratta. Un furto definito “chirurgico” dai media d’oltralpe per la modalità con cui la tela è stata staccata dalla cornice e che fa pensare ad una rapina su commissione. E adesso ci si domanda come sia possibile sottrarre opere di così grande valore da musei di dimensioni limitate, durante l’orario di apertura, e soprattutto come sia possibile che i ladri abbiano potuto agire indisturbati. Quadri che, a causa della fama e del grande valore economico, sono assolutamente difficili da vendere sia in Francia che all’estero. La difficoltà maggiore resta, però, quella di rintracciare le opere dato che in entrambi i casi non mancava persino la videosorveglianza.
– Mariacristina Ferraioli
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