Viaggio a “Madchester”
Seconda tappa del nostro reportage dalla Northern England. Dopo Liverpool-Livercool è la volta di Manchester-Madchester, altra città della zona in grande fermento artistico. Abbiamo visitato istituzioni culturali, gallerie, spazi indipendenti. Ecco la nostra mappa creativa.
Manchester non vanta solo i successi calcistici delle sue potenti squadre di calcio, ma anche un’intensa scena culturale, come la vicina Liverpool. Ha un leggendario passato musicale con band del calibro dei Joy Division, The Smiths e la successiva ondata acid house e indie pop con gruppi quali gli Happy Mondays, The Stone Roses e The Charlatans, facendola ribattezzare Madchester. Sono gli anni dei rave al club Haçienda, supportato principalmente dai New Order.
Ancora oggi la scena dei club underground è vibrante, così come la scena artistica, grazie alla presenza di molteplici gallerie, studi per artisti e istituzioni recentemente inaugurate, come HOME e la nuova Whitworth Art Gallery, che ha raddoppiato la sua superficie con nuovi spazi e ampie vetrate che portano il parco dentro il museo.
CULTURA VS TERRORE
Dopo il terribile attacco terroristico dell’IRA nel 1996, che ha distrutto parte del centro urbano, e il recente attacco suicida durante il concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, la città ha risposto con maggiori investimenti nella cultura. Sono nate manifestazioni quali il Manchester International Festival, che sta già lavorando alla prossima edizione.
Il direttore del festival, John McGrath, ci ha spiegato com’è avvenuta la transizione a destinazione culturale internazionale: “Manchester sarà sempre una città del calcio, e ne siamo orgogliosi, ma è bello essere visti anche come città di cultura. Le radici, naturalmente, si trovano nella straordinaria scena musicale della città, e c’è anche una lunga e orgogliosa storia legata al teatro e alla musica classica. Il Manchester International Festival ha creato una prospettiva molto più internazionale per la cultura e le arti. Il Festival ha sempre invitato grandi artisti internazionali a realizzare un lavoro completamente nuovo, così per la prima volta la creatività della città è locale e internazionale allo stesso tempo, con un invito agli artisti di tutto il mondo a lavorare qui. Questo è ciò che ha prodotto l’entusiasmo internazionale per la cultura a Manchester – la sensazione che sia un luogo in cui artisti provenienti da tutto il mondo sperimentano e realizzano nuove creazioni”.
Fondato nel 2007 e a cadenza biennale, il MIF miscela in maniera inedita performing arts, arti visive e cultura pop. E ogni due estati si diffonde per tutta Manchester: “Ci piace l’idea che il Festival aiuti tutti a reimmaginare la città”, prosegue McGrath. “Ogni volta che gli artisti vengono a Manchester, facciamo visitare loro tutti gli spazi, molto diversi tra loro, sperando che siano ispirati dal paesaggio della città. Anche quando usiamo luoghi tradizionali, incoraggiamo gli artisti a usarli in modi inaspettati. Sempre più, creiamo anche lavori di arte pubblica per le strade e le piazze, i centri commerciali e le stazioni ferroviarie, in modo che le persone siano sorprese dall’arte nei loro spostamenti quotidiani. A volte gli artisti hanno un’idea forte e noi cerchiamo lo spazio adatto per quell’idea, altre volte scelgono prima lo spazio e poi elaborano un progetto che risponda ad esso”. Durante l’ultima edizione, ad esempio, il progetto What Is the City but the People ha chiamato direttamente in causa i cittadini di Manchester: “Quando i progetti coinvolgono i locali in qualità di performer, lavoriamo con una grande varietà di gruppi e comunità. Anche noi diffondiamo la voce attraverso i social media, naturalmente, e attraverso tutti i canali. Ma vogliamo essere in contatto con persone al di là di questi specifici progetti, quindi abbiamo creato un programma a lungo termine chiamato ‘My Festival’, a cui può aderire chiunque in città. Abbiamo eventi aperti per tutti i membri: eventi sociali, di formazione e discussioni. Gli aderenti alla rete ‘My Festival’ ricevono anche il supporto per gestire i propri progetti. Ad esempio, abbiamo un importante programma chiamato ‘Festival in My House’ in cui sosteniamo i locali per curare e produrre un festival internazionale all’interno delle proprie case!”.
Nel 2020 The Factory, su progetto di OMA e situata nel quartiere centrale di Saint John’s – che sta vivendo una rivitalizzazione culturale e urbana –, diventerà la sede permanente del Festival. “Questo comporterà un grande cambiamento e una grande espansione per il MIF”, ammette il direttore. “È uno spazio culturale molto ampio e nuovo, in cui gli artisti saranno supportati per sperimentare nuove idee e presentarle al pubblico. Sarà uno degli spazi per le arti performative più grandi e versatili del Regno Unito, ma non è un luccicante ‘palazzo della cultura’, è uno spazio di lavoro – ed è prima di tutto un luogo per la creazione d’arte contemporanea da parte di artisti di fama mondiale. Sarà anche un campo di allenamento per i giovani di Manchester che vogliono sviluppare le competenze utili per diventare dei professionisti del settore culturale”. Sulla linea dell’internazionalità si colloca anche la collaborazione del MIF con la Grande Mela: “New York è uno dei luoghi più eccitanti per l’arte contemporanea, quindi è naturale per noi collaborare. Abbiamo strette relazioni con molti centri culturali, vecchi e nuovi, e siamo in contatto con alcuni dei più grandi artisti della città riguardo alla realizzazione di nuove opere per il MIF”. Il tutto nell’ottica della prossima edizione del festival, che si terrà a luglio 2019: “Poiché tutti i lavori portati al MIF sono inediti, dobbiamo decidere il programma molto tempo prima rispetto a tanti altri festival, lavorando sulla produzione anche con anni di anticipo. Però continuiamo a improvvisare fino all’ultimo minuto!”.
CATTEDRALI DI LIBRI E STUDI CREATIVI
Spostandoci nella vicina Spinningfields, quartiere brulicante di uffici e ristoranti alla moda, ci imbattiamo in alcuni importanti istituzioni culturali quali la John Rylands Library, una cattedrale in stile neogotico piena di libri. Varcando la sua soglia si è proiettati in un romanzo di Harry Potter e qui si possono trovare alcune rarità come le prime edizioni dei Racconti di Canterbury di Chaucer, dei racconti di Dickens e dei Sonetti di Shakespeare. Al margine del centro con Salford si trova The Mill, complesso di studi creativi e spazio espositivo. Creato nel 2000, Islington Mill rimane un work in progress, uno spazio creativo in continua evoluzione, centro artistico e community. Grattando la superficie si trova una rete creativa multidisciplinare dinamica, in un luogo in cui le conversazioni portano a connessioni, collaborazioni e co-creazioni.
PASSAGGIO A NORD-OVEST
Spostandoci a nord si arriva al Northern Quartier, divenuta la destinazione hipster di Manchester, con i suoi club e spazi creativi quali il Manchester Craft & Design, nato per promuovere l’arte contemporanea, l’artigianato e il design. L’antico edificio vittoriano – un tempo sede del mercato del pesce della città – ora dispone di due piani di studi dove i visitatori possono scoprire le ultime tendenze in fatto di arti applicate. Poco distante troviamo il CFCCA – Centre for Chinese Contemporary Art, ad oggi la principale organizzazione nel Regno Unito per la promozione dell’arte contemporanea cinese, forte di un programma artistico di fama internazionale.
Il quartiere è un museo a cielo aperto grazie al festival Cities of Hope, che commissiona ad artisti internazionali e locali graffiti su temi quali disabilità, sostenibilità e migrazione. Poco distante troviamo un altro importante centro creativo, i Rogue Studios.
La zona nord di Manchester è stata teatro di un nuovo progetto urbano partecipativo, il NOMA – North Manchester, con edifici residenziali, uffici, negozi, ristoranti e spazi creativi. Il progetto ha un forte approccio orientato verso le comunità locali, che vengono coinvolte nella fase di progettazione e realizzazione degli interventi urbanistici e architettonici.
IL WATERFRONT CULTURALE
Un altro grande progetto di rivitalizzazione urbana in progress è il Quays Culture sul Greater Manchester’s Waterfront, sede fra l’altro degli studi della BBC, dell’Università di Salford e di the Lowry, un importante centro polifunzionale che presenta opere teatrali, concerti, performance di danza e mostre di arti visive, così come eventi e attività che coinvolgono artisti e pubblico. Il progetto Quays Culture sta contribuendo allo sviluppo di quest’area come una destinazione culturale stimolante e dinamica. Tanti gli eventi in programma, come festival annuali gratuiti, commissioni per artisti, residenze, dibattiti e forum di discussione. Lightwaves 2018, ad esempio, illuminerà in dicembre i moli con le ultime innovazioni nel campo della luce digitale, realizzate da una serie di artisti internazionali e locali.
DA FORTEZZA ROMANA A HUB CREATIVO
A sud di Manchester siamo attratti da un altro quartiere ad alta densità culturale, Castlefield, fortezza fondata nel 79 d.C. dal governatore romano Giulio Agricola con il nome di Mamucium. È stato il primo canale industriale e ha provocato una “canalmania” in tutto il Regno Unito. Oggi è un’area residenziale slow circondata dai corsi d’acqua e dal primo Urban Heritage Park d’Inghilterra. Si tratta di un importante hub culturale con la recente apertura del complesso polifunzionale HOME e la storica galleria Castlefield che, sin dalla sua fondazione nel 1984, è stata una delle organizzazioni più attive del nord dell’Inghilterra per la promozione di artisti emergenti. La direttrice, Helen Wewiora, ci ha spiegato perché: “Castlefield Gallery è la prima galleria d’arte contemporanea della città. Fondata nel 1984 attraverso la MASA – Manchester Artist Studios Association, ha dato vita alla nascita di studi e a un afflusso di talenti artistici provenienti da tutto il Regno Unito, attratti dalla disponibilità di spazi economici per produrre le proprie opere e da una dinamica comunità artistica in continua crescita. La galleria ha offerto alcune delle prime opportunità ad artisti che vivono e lavorano a Manchester, alternando mostre di professionisti affermati di alto profilo accanto ad artisti laureati e post-laureati. Questa strategia si è rivelata particolarmente efficace nel comunicare la forza delle opere di questi artisti a prescindere dallo stato globale dell’arte, ed è una strategia che impieghiamo ancora oggi”. Qual è dunque il bilancio dell’attività realizzata finora? “In trentaquattro anni di attività, Castlefield Gallery ha promosso il lavoro di centinaia di artisti, tra cui coloro che sono diventati candidati al Turner Prize e i partecipanti di importanti festival, biennali e presentazioni internazionali”, racconta la direttrice. “Sin dalle origini, la nostra principale preoccupazione è lo sviluppo del talento e della carriera degli artisti. Siamo un’organizzazione benefica registrata, sostenuta dall’Arts Council England e dal Manchester City Council, che lavora a stretto contatto con le scuole d’arte regionali e la nostra agenzia offre una gamma di servizi di consulenza che alimentano le nostre attività di beneficenza. Il nostro patron è il celebrato artista Ryan Gander”. Nel 2012 la Castlefield Gallery ha dato avvio al progetto New Art Spaces, volto a supportare ulteriormente l’attività artistica: “È un programma pop-up, progetto e spazio di produzione messo a disposizione per artisti e collettivi per elaborare le loro opere a costi contenuti. L’Agenzia opera in partenariato con amministratori e autorità locali, prevalentemente nella regione Greater Manchester. Ad oggi si è assistito alla trasformazione di negozi, magazzini e uffici in spazi ‘utili’, a beneficio di artisti e pubblico, contribuendo in molti casi alla rigenerazione del centro città”. Per quanto riguarda i nuovi progetti, Helen Wewiora non lesina dettagli: “Il lavoro di partenariato è al centro di quasi tutto ciò che facciamo, così come lo scambio. Per l’8 marzo, Giornata internazionale della donna nell’anno che celebra il centenario dal primo suffragio universale in Inghilterra, abbiamo mostrato un’anteprima della nostra grande mostra, una commissione alle artiste Ruth Barker e Hannah Leighton-Boyce. Il periodo di residenza per le due artiste è stato fondamentale per ispirare le nuove opere. Dopo la première alla Castlefield Gallery, la mostra si sposterà alla Glasgow Women’s Library nel 2019, prima che le opere vengano acquisite nella collezione d’arte della University of Salford. Sempre quest’anno, in collaborazione con Pavel Büchler e Mariana Serranová, esponiamo una mostra in due parti parallele al DOX Center for Contemporary Art di Praga e qui alla Castlefield Gallery. La mostra riunisce artisti emergenti provenienti dalle due città. Abbiamo inoltre un programma di residenza, con artisti provenienti dalla Corea del Sud, da Manchester e dal Regno Unito”.
COME CAMBIA MANCHESTER
Quando fenomeni di sviluppo così importanti prendono piede, il rischio è sempre alle porte. Ed è successo anche a Manchester. Abbiamo dunque chiesto ancora a Helen Wewiora di tracciarci un quadro sintetico della sua città nel corso degli ultimi decenni. “Dopo un entusiasmante periodo di rapida crescita della scena artistica indipendente negli Anni Ottanta e Novanta, si è registrato un notevole aumento di gallerie e luoghi d’arte negli Anni Zero, mentre Manchester si stava rigenerando. Tuttavia, ironicamente, negli ultimi anni, quando i costruttori hanno acquisito più terreno per la riqualificazione, la produzione di arti visive e la vibrante scena indipendente di Manchester – inclusa la musica – sono state minacciate. Alcuni dei nostri studi più grandi e promettenti hanno chiuso, e molti si trovano a far fronte alla chiusura o a prospettive incerte, mentre Manchester scivola giù lungo la china della gentrificazione”. Quest’ultimo termine non comporta tuttavia soltanto aspetti negativi: gli spiragli positivi ci sono eccome. “È positivo che l’attenzione si stia focalizzando attorno alla necessità di trovare soluzioni alternative per la produzione artistica e spazi a prezzi accessibili. Anche se lentamente, viene riconosciuto che grandi venue e grandi festival non danno alle città un vantaggio culturale distintivo, e certamente non la rendono una mecca per la prossima generazione di persone che cercano di sviluppare una carriera nelle industrie creative. Il drenaggio dei talenti non è ancora avvenuto, e anzi, con un po’ di pensiero creativo che tenga conto della necessità di alcune strutture di produzione di artisti nel centro, con un nuovo sguardo sul ruolo di capoluogo, Manchester ha la possibilità di trasformare una sfida in un’opportunità di crescita. La visione di Castlefield Gallery per Manchester e per il Nord dell’Inghilterra è di un luogo in cui gli artisti possano vivere e lavorare con successo, pur vivendo esiti positivi a livello nazionale e internazionale”. Il futuro di Manchester è quindi una sfida appassionante per una ulteriore rivitalizzazione culturale.
WELCOME HOME!
Punta di diamante della recente riqualificazione culturale del distretto di Castlefield, HOME è una combinazione di rappresentazioni teatrali, cinema, arti visive e performative. Abbiamo chiesto al direttore e chief executive, Dave Moutrey, di ripercorrerne la nascita e l’evoluzione.
Partiamo dall’inizio: com’è cominciata l’avventura di HOME?
Il progetto è iniziato da un incontro con l’amministratore delegato di Manchester City Council, Sir Howard Bernstein, che ha individuato l’opportunità di riavviare la rigenerazione del centro città dopo la crisi bancaria del 2008. Mi ha messo in contatto con alcuni impresari edili che stavano cercando un inquilino importante per un nuovo sviluppo. Volevano un’attività esistente con un buon curriculum e Cornerhouse, all’epoca Cinema and Art Gallery, era l’ideale. Dopo alcune settimane, Sir Howard mi chiese se la Cornerhouse fosse interessata a condividere un edificio più grande con la Library Theatre Company, la compagnia teatrale del Comune. Ho suggerito di fondere le due organizzazioni e di creare una nuova organizzazione multifunzionale in una nuova sede appositamente costruita, e il consiglio comunale ha approvato la mia idea. Questa è una versione della storia…
E la seconda versione?
Secondo l’altra versione della storia, l’incontro con Sir Howard è arrivato dopo una lunga conversazione con il Library Theatre sulla possibilità di unirsi. Per cinque anni prima dell’incontro ho discusso la possibilità di riunire le due organizzazioni, ma l’opportunità non si è presentata finché non abbiamo iniziato a lavorare sulla proposta di First Street.
Com’è composto il pubblico di HOME?
Il 75% proviene dalla Greater Manchester, il 14% dal Nord Ovest dell’Inghilterra e l’11% dal Regno Unito e dall’estero. Attiriamo nella regione 800mila visitatori all’anno. Nel 2016/17 siamo stati visitati da quasi 5mila alunni di 127 scuole e college e quasi 30mila persone hanno preso parte a workshop, tour ed eventi di coinvolgimento. Oltre 200 volontari ci aiutano nel nostro lavoro e, in particolare, per far sentire i visitatori benvenuti nel nostro edificio. Offriamo biglietti a 1 sterlina per le persone economicamente più svantaggiate nelle nostre comunità.
La pièce teatrale Manchester Project ha un che di nostalgico nel raccontare lo spirito della città. Ce ne parli?
Il successo dei Commonwealth Games del 2002 ha spianato la strada a un’ulteriore crescita nel settore culturale. Manchester ha visto grandi benefici nel presentare i Giochi, con un’eredità economica e sociale per la città. Tutto ciò è stato realizzato grazie a una partnership unica tra settore pubblico e privato. Nella corsa ai Giochi, la leadership della città si è impegnata a garantire che lo slancio non si perdesse una volta terminati i Giochi stessi. Insieme alle agenzie sportive regionali e nazionali, i leader della città hanno creato centri nazionali di eccellenza nello sport, con strutture ancora oggi attive. Il più importante è il velodromo, dove dal 2002 si allena la squadra britannica di ciclismo. Il principale stadio di atletica è stato modificato per accogliere il Manchester City Football Club e proteggere gli investimenti esteri provenienti dagli Emirati. In seguito ai Giochi del Commonwealth, la BBC ha preso la decisione di spostare gran parte dell’organizzazione da Londra a Manchester e ciò ha portato alla creazione di MediaCity a Salford.
In tutto questo, la cultura in senso classico che ruolo ha avuto?
La cultura è stata considerata importante per la strategia di crescita economica della città. In primo luogo, era parte della creazione di un’offerta distintiva di “città della conoscenza”, e in secondo luogo era anche importante come settore economico a sé, con un numero significativo di micro-imprese culturali e creative e piccole e medie imprese nell’area urbana. Accanto alla crescita delle infrastrutture sportive, la città ha quindi voluto sostenere e incoraggiare la crescita delle industrie culturali e creative. Come accennato in precedenza, durante l’apice dello sviluppo economico la cultura era stata una parte importante della sua identità. Negli ultimi anni questo ruolo identitario lo ha avuto prevalentemente lo sport (Manchester United e Commonwealth Games) e la musica (Simply Red, New Order, The Smiths, Happy Mondays, Stone Roses, Oasis). Al fine di rendere Manchester una città culturale e sportiva, promossa nel Regno Unito e all’estero, nel 2007 il Manchester City Council ha istituito il Manchester International Festival.
E poi è arrivata la crisi…
Esatto, nel 2008 si è verificato il crollo economico globale e nel 2010 una nuova coalizione di governo ha preso in mano il Paese e ha introdotto misure di austerità di ampia portata, che hanno portato a tagli significativi nei finanziamenti governativi, e le arti non sono state escluse. Tuttavia, Manchester ha continuato a pensare in modo diverso. Manchester riconosce l’importanza delle industrie culturali e creative per la crescita economica della città. Dalla Bridgewater Hall alla creazione di Urbis [ora sede del National Football Museum, N.d.R.], Manchester è già un esempio di rigenerazione culturale. Il consiglio comunale si impegna a mettere la cultura al centro dei suoi piani di rigenerazione, come combustibile vitale per l’economia locale, a sostenere l’occupazione, a sviluppare talenti e competenze e ad attrarre investimenti interni, visitatori d’affari e turisti. Ciò ha portato allo sviluppo di HOME. E c’è ancora molto da aspettarsi.
Ad esempio?
Nel 2019 ci sarà la prossima edizione del Manchester International Festival e nel 2020 l’inaugurazione di The Factory. La Manchester Metropolitan University aprirà una nuova scuola internazionale nel 2022. Ci sono molti altri importanti investimenti nei servizi culturali di Manchester per tenerci impegnati ancora per diversi anni!
ROGUE STUDIOS: LA SCUOLA DEGLI ARTISTI
Rogue Studios è il più grande progetto indipendente di studi per artisti nel North West della Gran Bretagna e recentemente ha trovato una nuova grande sede in una scuola dismessa. David Gledhill, co-direttore, ci ha introdotti a questo interessante progetto.
Qual era la prima collocazione dei Rogue Studios?
I Rogue Studios hanno aperto nel 1995, in un momento in cui non era troppo difficile trovare, vicino al centro di Manchester, edifici che gli artisti potevano permettersi di affittare. C’erano altri studi aperti negli Anni Ottanta e la rete degli studi continuò a crescere fino a poco tempo fa, quando iniziò una seconda ondata di riqualificazione in città. Manchester ha sofferto la mancanza di gallerie commerciali, ma gli spazi, le agenzie, le pubblicazioni e i progetti guidati dagli artisti hanno sempre reso la città un luogo eccitante per vivere e lavorare e continuare a guidare l’ecologia artistica della regione.
Cosa ci racconti della nuova sede in Varna Street?
Ci siamo trasferiti in una scuola dismessa nella zona est di Manchester, che il Comune ha reso disponibile nell’agosto 2017, e abbiamo 85 artisti e 4 collettivi che lavorano sul posto. La scuola è un meraviglioso complesso di edifici risalenti al 1897 ed è perfetta per gli artisti, ma dobbiamo apportare alcuni miglioramenti prima di poter invitare il pubblico.
Quali progetti volete sviluppare al suo interno?
Nella nostra ultima sede, il Project Space era gestito da alcuni dei più interessanti giovani curatori del Regno Unito e sono stati realizzati spettacoli straordinari, che hanno creato un vero fermento intorno agli studios. Vogliamo basarci su questo successo e utilizzeremo la sala della vecchia scuola come spazio per mostre di grandi dimensioni, sia per artisti del Rogue sia per progetti curati fuori dagli studi. Il Project Space dovrebbe aprire entro l’estate e vogliamo entrare in contatto con artisti di tutta Europa e oltre, organizzando scambi e un programma di residenza.
Com’è cambiata la città negli ultimi decenni?
Quando mi sono trasferito a Manchester, alla fine degli Anni Ottanta, era un posto piuttosto squallido. Dal 1990 c’è stata una quantità enorme di investimenti in città ed è cambiata in maniera radicale. Gli artisti qui hanno uno spirito incredibile e fanno un grande lavoro senza il beneficio di un mercato fiorente per l’arte, e spesso godono ugualmente di un successo internazionale. Le arti a Manchester sono state duramente colpite dalla crisi finanziaria del 2008 e ci è voluto del tempo per riprendersi, ma ora le cose sembrano migliorate e stiamo lavorando alacremente per far accadere qualcosa di veramente eccitante a Varna Street.
Sin qui è storia. E il futuro?
Manchester vuole aiutare gli artisti a rimanere in città e anche attrarre creativi da altre parti del Paese. La missione di Rogue è sempre stata quella di fornire uno spazio per gli studi a prezzi accessibili e il Comune ha compiuto un passo davvero illuminante incoraggiandoci a trasferirci in questa scuola, in modo da continuare a espanderci. Apprezziamo davvero la fiducia che ci hanno dimostrato. Il nord dell’Inghilterra è un posto fantastico in cui vivere e ci sono alcuni progetti davvero eccitanti per nuovi spazi culturali, e dialoghi genuini che si sviluppano attorno a ciò di cui gli artisti hanno bisogno. Penso che il futuro sia incredibilmente brillante per Manchester, e con un approccio collaborativo in tutti i settori, sia privato sia pubblico, possiamo rendere la nostra città la prima scelta per gli artisti nel Regno Unito.
‒ Giorgia Losio
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #43
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati