Ci sono pochi monumenti dell’antichità con firma e data certe. Uno di questi è il Portico della Gloria, simbolo della cattedrale di Santiago di Compostela e capolavoro della scultura tardoromanica europea. Esiste infatti un documento che certifica il pagamento di un vitalizio a un tale Maestro Mateo, al quale 850 anni fa, nel 1168, il re Ferdinando II di Léon incarica la costruzione del coro e della facciata di un grande tempio cristiano, nella città dove, si diceva, fossero sepolti i resti dell’apostolo Giacomo. Maestro Mateo era architetto, scultore e sicuramente se ne intendeva anche di pittura, visto che in soli vent’anni realizzò con la sua équipe di artigiani un’opera d’arte totale, inspirata all’Apocalisse di San Giovanni e dedicata alla storia della salvezza dell’umanità.
DIECI ANNI DI DELICATO RESTAURO
Negli ultimi anni i pellegrini che hanno raggiunto la meta del Cammino di Santiago non hanno potuto ammirare il libro sacro intagliato sulle tre arcate del Portico della Gloria, e neppure la facciata barocca della cattedrale, nella monumentale piazza dell’Obradoiro. Da dieci anni la cattedrale di Santiago, e il celebre portico scolpito in pietra policroma, sono oggetto di delicati restauri. Le infiltrazioni d’acqua e i meccanismi fisici e chimici di degrado della pietra avevano reso impellente un intervento artistico e strutturale. Grazie all’investimento di 6,2 milioni di euro da parte della Fundación Barrié, con la supervisione dell’Instituto Patrimonio Cultural de España (Ministero di Cultura) e della Fundación Catedral, il Portico della Gloria ha ritrovato il suo splendore, rivelando parti della sorprendente policromia di un tempo. I restauri sono iniziati nel 2009, con la fase previa di diagnosi e di studio, nonché i test in laboratorio sulla gamma dei prodotti da utilizzare; dal 2015 al 2018 si è svolto invece l’intervento diretto sul portico, con criterio rigorosamente conservatore, eliminando solo polvere, sali, segni di umidità, oltre ai depositi nocivi accumulati sulla superficie durante i secoli. L’équipe guidata da Ana Laborde, con il coinvolgimento di specialisti di diverse discipline (archeologi, storici dell’arte, chimici, architetti, informatici, geologi) provenienti da università di tutto il mondo, ha fatto affiorare la bellezza occulta del monumento e i suoi tanti segreti nascosti.
TRE STRATI DI POLICROMIA RITROVATA
Nei secoli il Portico della Gloria ha subito variazioni cromatiche, secondo lo stile e la tecnica di ogni epoca. Il primo strato, opera del Maestro Mateo, è quello tipico della decorazione medioevale, in cui predomina l’azzurro dei lapislazzuli rimasto nelle vesti degli angeli; i volti svelano un incarnato sottile, rosa pallido. Più accese le aggiunte di colore del XVI e XVII secolo, contemporanee alle principali modifiche architettoniche della cattedrale: si nota ancora oggi soprattutto l’imitazione dei tessuti broccati nelle tuniche dei profeti. Il segno pittorico più marcato è quello però del XVIII secolo, con una tavolozza ispirata al Rinascimento e forti ritocchi nella decorazione dei visi, dei piedi e delle mani dei tanti personaggi che affollano l’archivolto. Visto da vicino, oggi, il Portico della Gloria stupisce per la varietà delle posture e dei dettagli fisici delle figure scolpite, per la naturalezza degli sguardi, la veridicità dei volti, tanto da far pensare ad un’opera tardoromanica, che anticipa l’estetica e la sensibilità plastica del gotico europeo. Nell’archivolto, infine, i 24 anziani dell’Apocalisse reggono ciascuno in mano uno strumento musicale, copia fedele di un’autentica orchestra medievale.
MISURE DI CONSERVAZIONE PREVENTIVA
Passate le cerimonie ufficiali di inaugurazione, il Portico della Gloria sarà aperto al pubblico a partire da fine luglio. La Fundación Catedral porrà in atto una serie di misure di sicurezza che evitino ulteriori deterioramenti del capolavoro di Maestro Mateo. Fino all’autunno, i flussi di visitatori saranno così regolati: 25 persone alla volta accederanno al portico (per un massimo di 15 minuti) salendo sullo scalone di accesso della piazza dell’Obradorio: una visita gratuita, ma senza poter riservare l’ingresso. Si prevedono code, ma si sa che il popolo dei pellegrini (e il turista in generale) sa essere paziente. La presenza umana può essere un fattore contaminante, ma la visione celestiale vale l’attesa. In autunno si attendono ulteriori cambi nelle norme di ingresso, perché il portico verrà nuovamente “incapsulato” per evitare infiltrazioni di polvere dovute ai restauri interni della cattedrale. In attesa dell’Anno Santo del 2021.
– Federica Lonati
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