Nuovi dubbi sulla paternità del Salvator Mundi. Ad Oxford dicono: non è di Leonardo, ma di Luini
Lo storico dell'arte, Matthew Landrus, ricercatore ad Oxford e tra i maggiori esperti di Leonardo, ha messo in dubbio la paternità del dipinto. Non Leonardo, ma Bernardino Luini, suo assistente, ne sarebbe l’autore. Una tesi, che se confermata, farebbe crollare il valore dell’opera…
Non c’è pace per il Salvator Mundi di Leonardo. Da quando Christie’s ha annunciato ad ottobre 2017 che avrebbe messo all’asta il dipinto su tavola attribuito a Leonardo da Vinci (Anchiano, 1452 – Amboise, 1519), è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto. Sì, perché l’opera più costosa della storia, venduta all’asta a New York per la cifra stratosferica di 450 milioni di dollari, è indubbiamente anche la più mediatica. E non parliamo solo dell’evento in sé. C’era tutta “l’arte che conta”, infatti, ad assistere alla selezionatissima Evening Sale of Post-War and Contemporary Art del 15 novembre 2017, con tanto di diretta streaming seguita in tutto il mondo e record di meme divertenti diffusi sul web all’indomani della vendita. Il dipinto è stato oggetto, infatti, fin dalla sua apparizione, di voci, ipotesi, teorie e complotti legati alla sua attribuzione e alla sua provenienza. Con la rivelazione dell’acquirente e la notizia che l’opera sarà esposta al Louvre di Abu Dhabi prima e a Parigi poi, la questione sembrava chiusa. E, invece, no. Arriva dall’Università di Oxford una notizia che potrebbe rimettere tutto in discussione.
È DI LEONARDO OPPURE NO?
Matthew Landrus, ricercatore presso il Wolfson College di Oxford e uno dei massimi studiosi di Leonardo, ha messo in dubbio l’attribuzione del dipinto Salvator Mundi al più noto maestro del Rinascimento italiano. Secondo lo studioso il dipinto sarebbe stato realizzato da Bernardino Luini (Dumenza, circa 1481 – Milano, 1532), uno dei più talentuosi assistenti di Leonardo. “Il segno, il drappeggio d’oro e la modellatura del volto del Salvator Mundi”, ha rivelato Landrus in un’intervista a The Guardian, “presentano notevoli somiglianze stilistiche con il Cristo tra i dottori di Luini (1515-30)”. Solo una piccola parte, che oscilla tra il 5-20%, sarebbe opera di Leonardo intervenuto sul dipinto a lavoro finito e solo sulle ombreggiature con la tecnica dello sfumato per mitigare i cambiamenti intensi nei valori tonali del quadro di Luini. Un’ipotesi che, se confermata, ribalterebbe completamente il valore dell’opera.
LA STORIA DEL DIPINTO: PROVENIENZA E ATTRIBUZIONI
Non è la prima volta che l’opera viene attribuita a Luini. Realizzata presumibilmente negli stessi anni in cui Leonardo dipinse la Gioconda (1503-1506), l’opera, definita “la più grande riscoperta artistica del XXI secolo”, rappresenta Gesù Cristo benedicente che regge un globo trasparente con la mano sinistra. Storia controversa quella del dipinto che fu registrato per la prima volta nella collezione di Re Carlo I (1600-1649), per poi passare nella collezione del figlio Carlo II. Nel 1763 il Salvator Mundi viene battuto a un’asta organizzata da Charles Herbert Sheffield, figlio illegittimo del Duca di Buckingham.
L’OPERA DIMENTICATA
Dopo un oblio di 140 anni, il dipinto riappare nuovamente nel 1900, quando viene acquistato da Sir Charles Robinson come opera del discepolo di Leonardo Bernardino Luini. Nel 1958 il dipinto viene venduto a un’asta da Sotheby’s per 45 sterline, per poi scomparire per altri 50 anni. L’opera riappare tra il 2011 e il 2012, in occasione della grande mostra Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan alla National Gallery di Londra. Dopo anni di indagini e, dopo un accurato restauro, il dipinto è ufficialmente attribuito a Leonardo e rientra in quella rosa strettissima di opere (meno di venti) esistenti dell’artista italiano e l’unico a non essere esposto in un museo. Nel 2013 viene acquistato da un collezionista europeo, il miliardario russo Dmitry Rybolovlev, prima di essere venduto nell’asta stratosferica di Christie’s nel novembre 2017.
-Mariacristina Ferraioli
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