TBA21 sbarca in Croazia. Con una doppia mostra a Dubrovnik e Lopud

Da tempo la Fondazione Thyssen-Bornemisza Art Contemporary di Vienna – TBA21 guidata da Francesca d’Asburgo si dedica a esplorare i rapporti fra arte e scienza in un’ottica intelligentemente ecologica, con particolare riferimento all’ambiente oceanico. La definiscono “speculative poetry” e significa nutrire reciprocamente la ricerca scientifica e la ricerca artistica. Siamo andati a visitare la doppia mostra al Museo d’Arte Moderna di Dubrovnik e al Monastero Francescano sull’Isola di Lopud.

All’inizio dell’estate, la Fondazione Thyssen-Bornemisza Art Contemporary di Vienna – TBA21 guidata da Francesca d’Asburgo ha presentato Prospecting Ocean di Armin Linke, una complessa mostra ancora visibile all’Istituto di Scienze Marine di Venezia fino al 30 settembre e frutto di una spedizione triennale a bordo dell’imbarcazione Dardanella.
A curare l’iniziativa, Stefanie Hessler, che si è occupata altresì della mostra-ricerca Tidalectics, crasi fra ‘tide’, ‘marea’, e ‘dialettica’ ideata dal poeta e storico barbadiano Kamau Brathwaite. Una rassegna – la prima di TBA21-Academy – che è andata in scena alla TBA21-Augarten di Vienna nel 2017 e che ora – in versione espansa – trova un’ideale ricollocazione in Croazia, fra il Museo d’Arte Moderna di Dubrovnik e il Monastero Francescano sull’Isola di Lopud. Due sedi molto differenti l’una dall’altra: nel primo caso, un museo dalle caratteristiche piuttosto tipiche; nel secondo, un luogo storico recuperato grazie ai fondi della stessa TBA21, su un’isola che è assai cara a Francesca d’Asburgo.

LA MOSTRA CROATA

Diciassette gli artisti che si sono confrontati con la stringente sfida proposta dal programma Tidalectics, e ben nove sono i lavori prodotti dalla stessa fondazione.
Va da sé che gli approcci e dunque i risultati sono assai differenti. Estremamente immaginifico – e ben poco “scientifico” – è ad esempio l’opera di Eduardo Navarro, che in Hydrohexagrams (For Tahuata) (2017) ha messo in dialogo le costellazioni osservate durante la spedizione nelle Isole Marchesi e la tradizionale divinazione cinese operata con l’I Ching. L’esito è una breve serie di monete che sono state donate al museo di Tahuata. Alla medesima spedizione ha partecipato Alexander Lee, il quale ha prodotto il video Me-ti’a – An Island Standing (2017), un lavoro che miscela sapientemente i canoni del documentarismo con la leggenda di Vaita, visionario che nel 1760 predisse l’arrivo a Tahiti degli esploratori inglesi.
Due le opere di Newell Harry esposte nelle altrettante sedi della mostra croata e provenienti dalla collezione del TBA21: entrambe realizzate nel 2005, Untitled (Objects and Anagrams for R.U. & R.U. (Part I e Part II) ribadiscono come la pratica del dono, raccontata magistralmente da Marcell Mauss in un classico dell’antropologia, sia tutt’altro che esaurita nel Sud del Pacifico, acquistando nuovi significati e adattandosi agli attuali modi di vita.

Susanne M. Winterling, Glistening Troubles, 2017. Photo TBA21

Susanne M. Winterling, Glistening Troubles, 2017. Photo TBA21

BOMBE ATOMICHE ED ECOSISTEMI MARINI

Fra le opere più affascinanti, il video A (2002) di Darren Almond, anch’egli a confronto con il canone del documentarismo, e sulla medesima traccia si muove Julian Charrière nel film Iroojrilik (2016), racconto magico (anche grazie alle musiche di Edward Davenport) di come la natura sia stata in grado di riprendere il controllo dell’ambiente dopo il devastante test nucleare sull’atollo di Bikini. (Test nucleari che tornano nel lavoro di Atif Akin, questa volta in riferimento agli eventi di Mururoa.)
L’attenzione per gli abitanti degli abissi emerge dalle opere di Ariel Guzik, la cui Nereida Capsule (2015) è uno strumento visionario per la comunicazione con i cetacei, mentre Glistening Troubles (2016) di Susanne M. Winterling indaga la bioluminescenza di un’alga che popola l’oceano giamaicano, e ancora Tue Greenfort ha studiato – insieme alla ricercatrice Eva Hayward – il comportamento delle meduse in Tamoya Ohboya (2017).
Impossibile citare ogni ricerca, spesso di profonda complessità. Chiudiamo però con Ocean SmellScapes (2017) di Sissel Tolaas, notevole innanzitutto perché l’indagine sugli odori è rara sia nella scienza che nell’arte.
Che si tratti di un progetto dotato di ogni crisma scientifico lo testimonia la pubblicazione che l’accompagna, Tidalectics. Imagining an Oceanic Worldview through Art and Science, edita nientemeno che da The MIT Press, ovvero la casa editrice del Massachusetts Institute of Technology.

L’ORIZZONTE DI ELIASSON E ADJAYE

Una volta giunti sull’Isola di Lopud, sarebbe delittuoso non spingersi fin sulla dolce altura che ospita Your Black Horizon (2005/2007), installazione realizzata a quattro mani da Olafur Eliasson e David Adjaye. Proveniente dalla Biennale di Venezia, nel 2007 ha trovato qui la sua collocazione permanente, non prima di esser stata adattata al luogo. Il che significa ritracciare l’orizzonte, le ore di luce e di buio. Per un’esperienza immersiva minimal e toccante, che ben poco ha a che vedere con certe proiezioni kitsch che “animano” quadri famosi.

Marco Enrico Giacomelli

Dubrovnik // fino al 30 settembre 2018
Tidalectics
MUSEUM OF MODERN ART
Frana Supila 23
www.momad.hr

Isola di Lopud // fino al 30 settembre 2018
Tidalectics
MONASTERO FRANCESCANO
Samostan Gospe od Špilice
www.tba21.org

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

Scopri di più