Il mondo delle antiche arti extraeuropee, estremamente silente in Italia, trova invece in Europa una vivace frequentazione, costantemente in crescita e sviluppo tra fiere e aste dedicate. Nel calendario del buon appassionato e cultore di questo genere, gli appuntamenti imperdibili sono tre: i Parcours des Mondes di Parigi, il BRAFA Art Fair a Bruxelles e il TEFAF a Maastricht. Ad aprire la stagione sono i Parcours des Mondes, i quali si svolgono ogni anno a Saint-Germain-des-Prés, nel cuore del sesto arrondissement, la seconda settimana di settembre. Questo appuntamento, curato da Pierre Moos, Federica Morbelli e il suo team, si è rapidamente affermato nel panorama delle arti tribali, diventando sinonimo di eccellenza artistica e letteraria.
I PARCOURS
Dal 19 settembre 2002, data di nascita del rinomato salone, i Parcours des Mondes attirano nel raffinato quartiere di Saint-Germain-des-Prés un pubblico particolare, composto in buona parte da eruditi collezionisti pronti a trattare qualche nuovo pezzo, ma anche da ricercatori, curatori e semplici curiosi. Ma cosa sono e come funzionano esattamente i Parcours?
La manifestazione, interamente dedicata alle arti extraeuropee, non avviene tra gli spazi chiusi di una fiera, ma tra una manciata di vie che ospitano da molti anni gallerie locali e straniere. Frequentare i Parcours significa avere la possibilità di entrare e uscire liberamente – ciò che li distingue da altre rinomate fiere è l’assenza di un biglietto a tariffa fissa –, osservare e acquistare oggetti e spesso discuterne con i galleristi stessi. Sebbene la finalità principale sia la vendita, molto spesso i mercanti organizzano delle piccole mostre tematiche per invitare il proprio pubblico a una conoscenza più approfondita delle antiche culture del Sub-Sahara. Questo è il caso della galleria Bernard Dulon, la quale ha presentato un’esposizione intitolata Un masque Dan et plus…, accompagnata da un breve saggio redatto da Bertrand Goy. L’oggetto principe è una maschera Dan Gunye Ge (Costa d’Avorio), proveniente dalla rinomata collezione di René Rasmussen (venduta dopo la sua morte il 14 dicembre 1979). Bernard Dulon, oltre a presentare questo pezzo dall’importanza storico-artistica eccezionale, ha proposto ai propri fruitori una serie di maschere ivoriane appartenenti a gruppi etnici vicini.
I PROTAGONISTI
Tornando all’organizzazione dei Parcours, la manifestazione comprende ogni anno la selezione da parte degli organizzatori delle gallerie internazionali più meritevoli fra quelle specializzate in arti africane (specialmente del Sub-Sahara), Oceania, Americhe e Asia. Gli oggetti proposti dai galleristi vengono esaminati da una commissione per garantire ai futuri acquirenti l’acquisto di manufatti autentici; questo criterio, insieme all’alta affluenza annua e alla varietà di manufatti proposti, ha reso i Parcours des Mondes l’appuntamento dedicato alle arti tribali più atteso di tutto l’anno. Visto il suo carattere internazionale, non stupisce vedere tra gli espositori le due gallerie italiane più importanti nell’ambito delle arti extraeuropee: la milanese Dalton Somaré e la romana Dandrieu-Giovagnoni, la quale quest’anno ha presentato una piccola mostra intitolata La condition humaine.
Dunque ai Parcours si acquistano solamente oggetti d’arte? Non esattamente. L’organizzazione ci tiene a precisare con queste parole l’obiettivo comune dell’evento:
“I Parcours des Mondes ci portano, attraverso il loro invito, a sperimentare l’arte come riflesso di un grande essere che esce senza limiti o confini e che, attraverso le sue rappresentazioni e rituali, cerca instancabilmente di comprendere l’incomprensibile e, essenzialmente, il sacro fenomeno della vita”.
La diciassettesima edizione, che ha avuto luogo dall’11 al 16 settembre, ha visto la partecipazione di sessantaquattro gallerie, esposizioni tematiche e una serie di eventi collaterali svoltisi principalmente presso l’Espace Tribal, in Rue Visconti 22. Dopo l’italiano Inti Ligabue, e il naturalizzato berlinese Javier Peres, a presiedere l’evento è stato il newyorkese Adam Lindemann, direttore della prestigiosa galleria di arte contemporanea Venus Over Manhattan e autore dei libri Collecting Design (2010) e Collecting Contemporary (2006), da sempre attento estimatore e conoscitore delle arti extraeuropee.
UNA MOSTRA ECCEZIONALE
Pigalle 1930, retour sur une exposition mythique. Così si intitola la mostra retrospettiva dedicata alla leggendaria esposizione organizzata nel 1930 da Tristan Tzara, Charles Ratton, Pablo Picasso e André Derain presso il Théâtre Pigalle, eccezionalmente curata da due giovani figure di spicco nell’ambito delle arti extraeuropee: Charles-Wesley Hourdé e Nicolas Rolland in collaborazione con ricercatori internazionali e Tribal Art Magazine. Ma in che senso esposizione “mitica”? Partiamo dal contenitore stesso: il Théâtre Pigalle. Voluto dai Baroni Henri e Philippe de Rothschild, il teatro viene costruito a Montmartre, proprio nel cuore culturale della Parigi degli anni Trenta e inaugurato nel giugno 1929. Il progetto risulta subito ambizioso: nuove e complicate scenografie, mirabolanti macchinari, direttori d’eccezione e un fitto programma espositivo avevano il compito di attirare numerosi spettatori e artisti dell’epoca. L’esposizione di arte africana e oceanica del 1930 va dunque a inserirsi in un contesto già di suo frizzante e in costante evoluzione, infatti accompagna le performance di due paesi “coloniali”, Le Simoun diretto da Henri-René Lenormand e Donogoo di Jules Romains. Gli organizzatori della mostra, Marquetty e Astruc, coinvolgono i principali mercanti e collezionisti d’arte africana e oceanica di Parigi: Charles Ratton, Pierre Loeb, Tristan Tzara e ancora Pablo Picasso, André Derain, Paul Guillaume, Georges Braque. Essi, figure pionieristiche del settore, prestano e procurano un totale di 425 oggetti (287 provenienti dall’Africa sub-sahariana e 138 dall’Oceania). Sebbene l’esposizione abbia avuto un’eco giornalistica internazionale, nel catalogo sono stati riprodotti solamente 16 oggetti tra Africa e Oceania. Questo dato evidenzia la complessità della ricerca svolta da Rolland e Hourdé, i quali hanno riportato alla luce ben trenta oggetti esposti (oggi conservati in collezioni private) insieme a documenti d’archivio e fotografie d’epoca, ridando vita a uno degli avvenimenti che più ha inciso sullo sviluppo del gusto estetico dagli Anni Trenta del Novecento in poi.
A corredo della mostra una nuova pubblicazione intitolata Galerie Pigalle: Afrique, Océanie. 1930. Une exposition mythique, redatta in francese e in inglese, la quale ripercorre dettagliatamente la genesi del Théâtre Pigalle, della Galerie Pigalle e delle mostre nate in seguito, come la famosa African Negro Art organizzata presso il Museum of Modern Art di New York nel 1935.
ASTE E PREVIEW
In concomitanza con i Parcours des Mondes, le maggiori case d’asta, Christie’s e Sotheby’s, hanno esposto presso le loro sedi parigine una preview dedicata alle aste autunnali.
Il dipartimento di arte africana e oceanica di Sotheby’s ha deliziato i suoi visitatori con oggetti provenienti da due collezioni eccezionali, quella dell’australiana Elizabeth Pryce e del francese Pierre Bergé. Elizabeth Pryce, farmacista di Sydney, scoprì tramite un conoscente l’antica arte oceanica, diventandone presto una grande estimatrice. In circa quarant’anni compose una collezione unicamente volta a tale arte, raccogliendo anche oggetti utilizzati nella quotidianità, come pettini e poggiatesta. Pierre Bergé, imprenditore e noto compagno di Yves Saint-Laurent, sarà invece protagonista di un’asta intitolata Pierre Bergé – D’une demeure l’autre sale. Appuntamento che si preannuncia eccezionale per il numero di lotti offerti, circa 800, e la qualità delle cinquanta maschere africane presentate.
Sebbene il dipartimento di arte africana, oceanica e delle Americhe di Christie’s non abbia ancora rilasciato molti dettagli sull’asta dedicata alla prestigiosa collezione di Adolphe Stoclet, si può già parlare di evento memorabile, in quanto verranno presentati anche due oggetti esposti durante la famosa esposizione Kongo-Kunst avvenuta ad Anversa nel 1937. La leadership di Christie’s in questi ultimi anni si riconferma ancora una volta con i pezzi presentati alla preview; degni di nota il poggiatesta di cultura Yaka (Repubblica Democratica del Congo) raffigurante un leopardo, la figura di antenato Fang Eyema Byeri (Gabon), e la maschera Fang Ngil (Gabon), i quali frutteranno alla casa d’aste un incasso milionario.
‒ Deborah Dainese
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