Questioni di genere e supereroi di ogni giorno. Una mostra corale a Londra
Mimosa House, Londra ‒ fino al 15 dicembre 2018. Video, fotografia, installazione: linguaggi differenti partecipano a una riflessione a maglie larghe su un tema specifico, il rapporto tra l’eroismo e l’alter ego.
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“Artisti eroi di ogni giorno, che hanno poteri, naturalmente non da Superman ma da persone comuni, legate ai contesti in cui vivono e non solo”, racconta Daria Khan, brillante storica dell’arte russa, con origini coreane, che da oltre un anno è a capo di Mimosa House a Londra, spazio nato con l’intenzione di avviare una piattaforma temporanea di riflessione sulle questioni di genere e delle sue declinazioni più ampie.
Lo ribadisce anche il progetto corale in corso, con artisti e artiste provenienti da geografie differenti, unite da Khan per creare un’unica narrazione attorno ad Alter heroes caoalition, diffusa nei diversi ambienti e piani dello spazio di Mayfair che spesso ospita anche performance, talk e momenti di approfondimento.
“Gli artisti inclusi nel progetto esplorano il concetto di alter ego e si reinventano come eroi non convenzionali che riflettono sul dislocamento culturale, l’appartenenza e altri temi della contemporaneità e della vita. La mostra propone quindi un’indagine sull’identità, sfidando i comportamenti di genere e abbracciando la pluralità delle persone reinventate”, aggiunge Daria.
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Alter Heroes Coalition. Exhibition view at Mimosa House, Londra 2018. Photo Katarzyna Perlak
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Dal percorso emerge anche una capacità di conoscere e fruire lo spazio, rendendo fluida la connessione tra differenti lavori, ma rispettando anche l’autonomia di ricerca e linguaggio attraverso un allestimento sobrio e molto curato. “La mostra è nata dialogando con alcuni degli artisti poi coinvolti, per me un progetto è sempre frutto di un confronto con loro”, afferma Khan.
È il caso di Tomaso Binga, presenza fortemente voluta in mostra da Khan, perché è l’emblema di un’attitudine specifica, testimoniata dall’opera fotografica in mostra: la cerimonia-performance del matrimonio del 1978 celebra l’atto di sposarsi con se stessa e quindi con l’arte stessa. Adrian Piper negli Anni Settanta ha riflettuto invece sulla reazione alla rabbia nell’America del suo tempo; Yolanda López, messicana ma nata negli Stati Uniti, negli stessi anni indagò sull’iconografia della Vergine di Guadalupe, rivendicando l’importanza di una figura femminile attiva nella sua dimensione professionale e “umana”.
Gery Georgieva, bulgara ma residente in Inghilterra, è cresciuta in una famiglia conservatrice, ossessionata dalla protezione delle tradizioni d’origine: nel video in mostra propone una conversazione con il proprio alter ego, in un dialogo serrato avvolto dall’estetica da talk show. Leah Capaldi, inglese classe 1985, indaga la filmografia americana e come questa contribuisce alla formazione di un immaginario legato al maschio e alla sua virilità esplicitata a tutti i costi;
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Yolanda López, dalla serie Tableaux Vivant, 1978. Photo Susan Mogul, image courtesy of Yolanda M. López
GLI ARTISTI
Cibelle Cavalli Bastos ha un alter ego che si chiama Sonia, vive in un albergo abbandonato di Las Vegas, immaginando una città da cui tutti si sono allontanati e dove lei invece resiste a oltranza, in solitudine, avvolta da un’estetica colorata e sensuale.
Questi artisti, insieme agli altri protagonisti della mostra, quindi Gisèle Gordon, Kent Monkman, Tabita Rezaire e l’iraniano Super Sohrab – Super Taus, che ha eletto a proprio alter ego un eroe goffo e senza alcun attributo di mascolinità o forza, costantemente alle prese con i propri limiti da imbranato cronico.
La mostra è quindi un’immersione per passi, favorita anche dalla complessità dello spazio, suddiviso in più ambienti e collegato da una scala scricchiolante che rende il percorso ancor più intimo e visionario.
‒ Lorenzo Madaro
Londra // fino al 15 dicembre 2018
Alter heroes coalition
Mimosa House
12 Princes Street
https://mimosahouse.co.uk/
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