A quando risale la nascita del CAAC?
Il Centro è stato fondato nel 1990 dalla Giunta dell’Andalusia con l’intenzione di fornire alla comunità autonoma un’istituzione adeguata per la ricerca, la conservazione, la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea. Successivamente iniziarono ad acquisire opere con l’idea di muovere i primi passi nella configurazione di una collezione permanente d’arte contemporanea.
Da quando il Centro ha sede alla Cartuja de Santa María de las Cuevas?
Dal 1997. È stato un passo decisivo, poiché da allora il CAAC ha assunto anche la gestione del personale e delle collezioni del complesso monumentale.
Qual è la mission del CAAC?
Fin dalla sua nascita, uno degli obiettivi principali del Centro è stato quello di sviluppare un programma di attività con una chiara intenzione educativa, al fine di promuovere lo studio e la diffusione della creazione artistica internazionale contemporanea nelle sue espressioni più varie. Mostre temporanee, seminari, workshop, concerti, recital, proiezione di film e conferenze sono stati gli strumenti di comunicazione utilizzati per raggiungere questo obiettivo.
Qual è il vostro attuale modus operandi?
Continuiamo a lavorare con i medesimi obiettivi e i progetti futuri seguono questo proposito: da un lato, portare l’arte contemporanea internazionale a Siviglia; dall’altro, esporre artisti spagnoli e giovani artisti andalusi consolidati. Recentemente ci siamo concentrati anche sull’analisi di uno spazio geopolitico, fisico e storicamente vicino, come il Nord Africa e il Vicino Oriente.
Qual è il rapporto fra il CAAC e la sua sede?
Sono complementari e inseparabili. Il Centro si trova in un edificio complesso che non è solo di interesse culturale ma anche storico e racchiude molteplici storie. Il presente, l’arte attuale, prodotta negli ultimi decenni, è mostrata in un luogo del passato che ha cambiato la sua funzione nel corso dei secoli. È stato cappella francescana, certosa dal 1399, caserma militare durante l’invasione napoleonica, fabbrica di ceramiche dal 1841 al 1982, padiglione reale durante l’Esposizione Universale di Siviglia nel 1992 e centro d’arte contemporanea dal 1997.
Il Centro si occupa anche della collezione della certosa?
Il CAAC non è solo responsabile per la conservazione e il mantenimento del complesso monumentale, ma protegge anche la collezione legata alla sua storia, prevalentemente composta da reperti archeologici, ceramiche, opere in vetro, sculture e alcuni dipinti. La zona monumentale è quella che meglio conserva la memoria della storia dell’edificio e in essa le opere d’arte contemporanea dialogano con lo spazio, creando mostre uniche e diverse da quelle di qualsiasi altro luogo. L’offerta culturale del Centro è quindi integrata da una visita al monumento.
Come si è trasformata Siviglia negli ultimi anni?
La città ha subito importanti cambiamenti negli anni precedenti al 1992 a causa della celebrazione dell’Esposizione Universale e in particolare l’area dell’isola di Cartuja, dove si trova il CAAC, è completamente cambiata. Successivamente ci sono stati anche cambiamenti in città, ma non così rilevanti come negli Anni Novanta. In termini di offerta culturale, si è notevolmente ampliata negli ultimi decenni, non solo per quanto riguarda le arti visive, ma anche in altri campi come danza, teatro, musica ecc.
Come vedi il futuro della città?
Siviglia è una città tradizionale, dove il contemporaneo ha sempre avuto difficoltà a emergere, ma penso che a poco a poco questa barriera verrà superata. C’è una generazione di artisti contemporanei a Siviglia e in Andalusia la cui età è già intorno agli ottant’anni, con una carriera consolidata; un’altra generazione di artisti più giovani si sta facendo strada con opere di alta qualità e alcuni con carriere internazionali. E c’è anche una generazione emergente che lavora principalmente tra la Spagna e l’estero per farsi conoscere, con una promettente carriera futura. Quindi, dal nostro punto di vista, lo sviluppo creativo della città ha una tradizione e una continuità.
‒ Giorgia Losio
www.juntadeandalucia.es/cultura/caac/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #45
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