Abu Dhabi Art. Ecco i tre progetti outdoor ad Al Ain
Ammar Al Attar, Moataz Nasr e Imran Qureshi sono i tre artisti invitati dalla fiera Abu Dhabi Art per l'edizione 2018 del progetto "Beyond", ovvero opere site specific concepite appositamente per l'evento e in mostra fino a metà gennaio. La città scelta quest'anno è Al Ain, culla del giovane Paese della penisola arabica.
Occorre spostarsi fin sul confine con l’Oman per andare a vedere i tre progetti site specific del programma Beyond della fiera Abu Dhabi Art, andata in scena lo scorso weekend. Progetti che restano visibili fino a metà gennaio e che sono collocati in altrettanti luoghi cardine della città di Al Ain, culla della civiltà araba e degli Emirati Arabi Uniti.
IMRAN QURESHI
Nell’oasi è di scena il pakistano Imran Qureshi, che è intervenuto in due degli appezzamenti gestiti dalle famiglie locali. In particolare, il lavoro si dispiega nei canali d’irrigazione, concepiti secondo l’antico sistema della cascata e fondamentali per la vegetazione in quest’aerea del pianeta.
Due interventi pittorici che si adattano alla differente conformazione delle rispettive aree, l’una più arida e l’altra più rigogliosa; due interventi che hanno diverse dominanti cromatiche: rosso e bianco nel primo caso, con decorazioni floreali che si mescolano a candidi spermatozoi; sui toni del blu nel secondo caso, con il pigmento che, a mo’ di dripping, è spruzzato anche sulle foglie più basse degli alberi di palma.
MOATAZ NASR
Qureshi è presente anche al Forte Jahil con una paradossale aiuola di rose nere sintetiche, in dialogo con la (im)possibilità della crescita vegetale in un’area desertica.
Al Forte la fa da padrona però l’opera dell’egiziano Moataz Nasr, di grande impatto visivo e sociale: un ampio circolo è infatti formato da decine di remi intrecciati fra loro, a costruire un Sole-barriera. E tuttavia, non di remi si tratta, bensì di pale per infornare il pane – strumento diffuso in tutta l’area mediterranea e oltre. Chiara dunque la voluta ambiguità messa in campo da Nasr: la migrazione, spesso drammatica, degli uomini via mare è accompagnata dalla migrazione di un elemento che ci accomuna tutti, rappresentato da uno strumento che serve per mettere in cottura il cibo fondamentale per le popolazioni mediterranee, uguale e diverso su ogni sua costa.
AMMAR AL ATTAR
Nell’originaria residenza del fondatore della patria Zayed, ora trasformata in museo, è infine collocata l’opera di Ammar Al Attar, una serie fotografica che a prima vista pare totalmente astratta e che invece, a uno sguardo più attento, si rivela essere costituita da particolari di manti animali che creano texture affascinanti e geometriche, con un rimando nemmeno poi così celato all’astrattismo geometrico della cultura araba tradizionale.
– Marco Enrico Giacomelli
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