Chine sui telai, sulle macchine per cucire, sui ferri da stiro, le operaie dell’azienda tessile ospitata nello stabile divenuto sede del nuovo Fabrika, con un grande slancio di inventiva, forse avrebbero potuto prefigurare la recente – e radicale – metamorfosi del loro posto di lavoro. I gesti ripetitivi della catena di montaggio, i ritmi serrati, i rumori tipici della fabbrica della quale, un tempo, erano dipendenti – una delle realtà produttive attive in epoca sovietica nella capitale georgiana – da qualche mese sono stati sostituiti dal vigore di un’esperienza senza precedenti nella storia contemporanea di Tbilisi.
Lo studio di progettazione MUA – Multiverse Architecture, su incarico del gruppo alberghiero georgiano Adjara Group, ha curato la riconversione degli oltre 7mila mq di un dismesso edificio industriale situato a ridosso del centro città. Nulla è stato compromesso della struttura esistente, un rigoroso e compatto volume nato, appunto, come stabilimento manifatturiero. Del resto, mantenere il carattere peculiare dello spazio industriale, senza celarne l’identità, rientrava tra gli obiettivi dell’operazione. Eppure, non sono solo i nuovi arredi e i dettagli decorativi introdotti nel complesso a marcare il cambio di passo: la vocazione multifunzionale di Fabrika e la volontà di “trasformare l’edificio vuoto in uno spazio urbano, una piattaforma per artisti, liberi di creare e condividere” indicano distintamente quanto netta sia la presa di distanza dal passato.
NON SOLO OSTELLO
Si può varcare la soglia di questo luogo se si è in cerca di una sistemazione in cui soggiornare a Tbilisi. Tra porzioni di pavimenti d’epoca recuperate, finiture superficiali che mostrano i segni del tempo, sovrapposizioni di vernici e smalti alle pareti, è possibile scegliere tra un’ampia gamma di alloggi: essenziali posti letto in dormitori misti, con bagni in comune; stanze private provviste di terrazzo e servizi interni; soluzioni in grado di garantire sicurezza e comfort agli ospiti a ridotta mobilità.
Oltre a provvedere all’efficientamento energetico della preesistenza e al suo adeguamento alle normative vigenti, specie sui fronti impiantistico e dell’accessibilità, gli architetti hanno dovuto rispondere a una precisa richiesta espressa dalla committenza. Fabrika, infatti, non è solo un ostello percorso da un’aria internazionale e da uno spirito indipendente. Aperto ai visitatori provenienti dall’intera Georgia e dal resto del mondo, è stato concepito come un “living, breathing organism”. In altre parole, i residenti della capitale sono sempre i benvenuti: qui possono incontrarsi, confrontarsi, unire le forze in progetti condivisi, lanciare nuove iniziative, divertirsi e “produrre”, proprio come accadeva solo qualche decennio fa. Nel programma funzionale, quindi, a rivestire un ruolo di primo piano è stata anche la progettazione degli spazi destinati alla ristorazione, del concept store, degli studi, delle residenze per artisti, degli uffici, della galleria d’arte e del co-working. Ma è dietro alla pelle multicolor delle facciate, sulle quali hanno impresso le proprie visioni vari street artist, che si nasconde il nuovo cuore pulsante della fabbrica che fu: il suo animatissimo cortile interno.
‒ Valentina Silvestrini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #45
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