Uno dei nuclei espositivi principali della Triennale è Fragilitas, che ci proietta in un design collaborativo e a prototipazione rapida e su misura per rendere realtà i desideri dei portatori di handicap migliorandone le condizioni di vita contro l’esclusione sociale. La fragilità viene analizzata in tutte le sue sfaccettature: la malattia, l’isolamento sociale, la povertà, la precarietà provocata da guerre e disastri naturali.
DESIGN FOR (EVERY)ONE
Tanti i progetti in mostra che si adattano alle esigenze del singolo fruitore. Il gruppo di ricerca D4E1 dell’Hogeschool West-Vlaanderen, coordinato da Lieven De Couvreur, presenta in questa occasione una selezione inedita di hacking del prodotto, un procedere del design che modifica l’oggetto utilizzando le risorse locali per ottimizzare la sua adattabilità. Una sfilata di stampelle “hackerizzate” ci dimostra come è possibile riappropriarsi di un oggetto secondo le proprie esigenze per adattarsi meglio all’ambiente circostante. Nel contesto del design dedicato alle problematiche della disabilità, questo approccio offre un’alternativa complementare al design universale.
Nella sezione Maneggiare con cura, la Bicicletta di Lorenzo realizzata da Opendot di Milano rappresenta un esempio virtuoso di co-design, personalizzazione e prototipazione rapida. Il progetto è stato messo a punto a seguito degli incontri con Lorenzo, bimbo di sei anni affetto da una patologia neurologica grave che gli impedisce la maggior parte delle azioni quotidiane.
ARCHITETTURE PRECARIE
L’architettura e il design si occupano sempre più spesso del divenire incerto del nostro mondo, della fragilità degli equilibri globali e locali. L’architettura e il design, pratiche al contempo mutilanti e mutilate, come sottolinea Jean-Philippe Possoz, curatore di questa sezione della mostra, contribuiscono a tale indebolimento tanto quanto lo subiscono. Proprio per questo risulta importante riappropriarsi della materia, del tempo e del legame con lo spazio circostante. Come nel caso di Jungle à Calais, un universo parallelo che per più di dieci anni è esistito nelle foreste intorno a Calais, trasformazione dei piccoli campi in città informali documentate dal lavoro de fotografo Henk Wildschut per sottolineare la forza di una massa capace di costruire una città che non vuole essere marginalizzata. L’architetto Cyrille Hanappe dell’organizzazione non governativa Actes et Cités, con un gruppo di studenti del DSA Rischi maggiori dell’Ecole Nationale d’Architecture Paris-Belleville, ha creato uno strumento di analisi della giungla di Calais tra il 2015 e il 2016. L’obiettivo: identificare, dietro il caos apparente, in che modo la giungla rappresentasse il laboratorio della città del ventunesimo secolo: la bidonville, il quartiere precario, la città informale che ospita due miliardi di persone sul pianeta, circa il 30% della popolazione.
La scenografica installazione The Miner’s House Architecture of Migrations di Paolo Cascone ci immerge invece nelle riflessioni dell’architetto sulle attività minerarie e l’immigrazione. L’installazione esplora la materia come medium per trasmettere la memoria di un territorio intorno a Liegi, dove l’estrazione del carbone ha condotto tanti italiani a lasciare le loro radici per trovare una soluzione provvisoria a delle difficoltà urgenti.
OGGETTI DI COLLABORAZIONE
Migrazione e inclusione è anche il tema scelto dalla galleria d’arte contemporanea Les Drapiers che crea per la Triennale una esposizione/atelier, Objet de Collaboration, che riunisce richiedenti asilo, creativi e appassionati con l’obiettivo di favorire lo scambio tra persone, tecniche e culture. La gallerista ci ha raccontato la storia della mappa ricamata dell’Iraq e dei Paesi limitrofi, nata da un disegno di una rifugiata irachena di 9 anni in Svezia, il cui padre è richiedente asilo in Belgio. Si tratta di Paesi dai quali giungono tradizioni antiche di lavorazione di tessuti preziosi come le stoffe damascate, filati di cotone e seta e il tessuto di gaza, noto come la stoffa garza.
Un filo rosso collega alla mostra Réparation(S) alla Maison Des Métiers Des Arts, dove le artiste Cathy Alvarez, Véronique Martinelli e Véronique Renier realizzano dei lavori per riparare il dolore in modo gioioso e creativo attraverso diverse forme: fotografia, incisione, scultura, ricamo, pizzo.
LE CONFESSIONI DI FABRICA
L’ospite d’onore di questa edizione è il centro di ricerca Fabrica, con una mostra, Confessions, che ritrae questa storica fucina di creatività sotto la direzione artistica di Oliviero Toscani. Le “confessioni” realizzate sono gli auto-ritratti dei ragazzi che lavorano al progetto Fabrica e che si rivelano attraverso video, fotografie, installazioni.
Tanti sono i centri di ricerca che partecipano alla Triennale nel focus espositivo I nuovi oggetti (pedagogici), che tenta di tracciare un ritratto del design europeo emergente. Come il progetto CR(E)ATE Atelier nomade di Alessandra Saporita – ABADIR Academy, Catania ‒, premiato dalla giuria internazionale la quale ha sottolineato la capacità del progetto di generare inclusione sociale e opportunità di lavoro per valorizzare il savoir-faire dei migranti. Sono stati organizzati atelier nomadi con materiali riciclati, facilmente recuperabili come il legno delle cassette della frutta.
‒ Giorgia Losio
Liegi // fino al 25 novembre 2018
Reciprocity. Design Liège
SEDI VARIE
www.reciprocityliege.be
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