Teorica del linguaggio video, per la sua mostra al FRAC di Corte, in Corsica, Simonetta Fadda (Savona, 1962) stupisce chi ha seguito nel corso degli anni il suo lavoro di ricerca. L’artista, autrice di Definizione zero. Origini della videoarte fra politica e comunicazione (Meltemi), a partire dai Novanta, ha realizzato opere video. Qui invece oltre a fotografie, principalmente ricavate da frame, propone anche una colorata installazione scultorea di uno speciale materiale cartaceo.
TEMPO E FATICA
Lo spettatore è accolto dalla videoinstallazione Cantiere, realizzata tra il 1993 e il 2000 e quindi ripresa nel 2013 e ancora nel 2018. Si tratta di un montaggio di immagini filmate dalla finestra dello studio genovese di Fadda. È un’opera sul tempo del lavoro, sulla fatica dell’uomo, ma soprattutto sul passaggio inesorabile del tempo, il tempo della vita e il tempo in senso più ampio. Ma l’indagine, a opera finita, è anche sul linguaggio stesso, sul passaggio dall’analogico al digitale. È un’opera in cui la presenza della macchina, del mezzo è evidente. Non ci sono trucchi di sorta. Non si tratta della realtà ma, sempre e comunque, di una sua rappresentazione. Afferma l’artista: “I lavori con il video in realtà non sono mai finiti, si potrebbe continuare a intervenirci e a trasformarli”. Si tratta insomma di una sfida, di un dialogo tra l’artista e il mezzo. La sua è un’osservazione partecipata a uno scenario straordinario di stratificazione di tempi storici, dove all’inizio sono costruzioni di età romana e quindi chiese cristiane.
INDIVIDUALITÀ E PAROLE
Sono presenti in mostra anche alcune immagini fotografiche, un frame da video, intitolato Caccia al topo, che presenta alcuni tombini piombati del 2001, l’anno del G8, un momento drammatico per molti aspetti ancora da chiarire. E quindi Save lives not selfies, una riflessione sul narcisismo contemporaneo così come in Benvenuti nel terzo millennio si fa cenno, senza una vera e propria presa di posizione, alla perdita dell’individualità.
Parole geneticamente modificate (2018) è l’opera installativa, appositamente realizzata per il FRAC, in cui sono ricostruite, ingigantendole, delle parole, il cui significato in epoca non digitale era profondamente diverso: da ambiente ad amicizia, da navigare a scrivania a rete.
Il tutto nasce da un’indagine antropologica da parte dell’artista, generata dall’ascolto di alcuni discorsi tra giovani. Per quasi tutti i millenial, giusto per fare un esempio, il termine sito nulla ha più a che fare con i luoghi o con l’archeologia, è piuttosto un contenitore tematico disponibile online.
– Angela Madesani
Corte // fino al 20 gennaio 2019
La condition humaine
FRAC
Rue de la Citadelle
www.frac.corsica
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