È molto semplicemente il primo spazio vietnamita per l’arte contemporanea costruito ad hoc. Fondato nel 2016 dall’artista Ti-A, The Factory Contemporary Arts Centre è qui raccontato dalla curatorial assistant Lê Thiên Bảo.
LA MISSION
The Factory non è una galleria d’arte commerciale. In questi anni è capitato di vendere opere, ma non in modo proattivo. È prevista la creazione di un team commerciale per progetti futuri, ma solo per aiutare gli artisti a rendersi indipendenti. Il nostro centro è paragonabile a un istituto per lo studio dell’arte contemporanea e la promozione del ruolo dell’arte nella comunità. Questa è la sua vera missione, con un approccio diplomatico e culturale alla scena artistica di Saigon.
Abbiamo scelto di spingere sul fattore educativo e di impegno sociale per ampliare i confini dell’arte contemporanea in Vietnam. Siamo aperti al pubblico, non solo agli artisti, e puntiamo soprattutto alle nuove generazioni.
IL TEAM
Faccio parte di The Factory dal giorno della sua fondazione. Il nostro Art Team, composto da Zoe Butt come direttore artistico (già direttore esecutivo e curatrice per Sàn Art dal 2009 al 2016) e due assistenti curatoriali, agisce unito nella curatela delle mostre e decide insieme il programma dell’anno, partendo dalla lista di artisti con cui ciascuno di noi vorrebbe lavorare.
Ogni curatore, infatti, coltiva un rapporto personale con alcuni artisti. Nel nostro campo l’amicizia e la fiducia sono fondamentali.
L’ORIZZONTE
Il nostro obiettivo è organizzare eventi sperimentali. Quando progettiamo una mostra, non abbiamo criteri specifici nella scelta delle opere, la priorità è data a sperimentazione pratica e contenuti. Non vogliamo porre limiti alla creatività. Ci sono così tanti possibili materiali, tecniche, temi e soggetti: ciò di cui possono occuparsi gli artisti è pari all’infinito. Allo stesso modo, coinvolgiamo sia artisti emergenti che affermati. Tutto ruota intorno alla qualità della loro arte e ai contenuti. Non ci sono regole.
Nei primi due anni ci siamo concentrati sugli artisti locali, nati e cresciuti in Vietnam, e poi su quelli che hanno studiato all’estero e che, una volta affermati, sono tornati. Nel 2018 abbiamo iniziato ad allargare i nostri orizzonti, dando il via a nuovi progetti di collaborazione con la Regione del sud-est asiatico. Siamo partiti dall’Indonesia con l’idea di aprirci ad altri Paesi.
LA DIDATTICA
Il programma insegnato dal sistema educativo ufficiale ruota tutto intorno al realismo socialista. I giovani vietnamiti crescono conoscendo bene matematica, fisica e le materie scientifiche in generale. Sono spinti a considerare più i valori materiali che quelli culturali. L’arte è vista dalle istituzioni come uno strumento della propaganda e non come un mezzo per creare. Non insegnano agli studenti ad avere un punto di vista critico e ad apprezzare il valore dell’arte e della cultura. Queste soft skills mancano completamente nell’intero sistema educativo.
Per colmare questo gap è nata The Factory. Quello che stiamo facendo qui è ancora a un livello base. Bisogna essere molto creativi per trovare il modo di coinvolgere il pubblico e proporre l’arte. The Factory è come un ponte che vuole unire due diverse comunità di persone.
L’ONERE DI ESSERE I PRIMI
A Saigon, la mancanza di musei o strutture per l’arte contemporanea è un problema concreto. The Factory è stato il primo edificio a essere costruito proprio per esporre opere d’arte contemporanea. È uno spazio flessibile con pareti tecnologiche fatte di pannelli smontabili e adattabili a qualsiasi esigenza. Investiamo molto in ricerca e nuovi materiali. A ogni evento il layout viene completamente cambiato.
Il nostro spazio è anche a disposizione di curatori e associazioni. Supportiamo gallerie e collettivi di artisti e siamo sempre aperti a nuove proposte. Abbiamo collaborato con l’università, l’accademia delle belle arti e altri spazi istituzionali. Questo è il lato più bello dello scenario artistico vietnamita: la collaborazione e l’affiatamento. Siamo una piccola comunità e ci supportiamo a vicenda, non c’è competizione.
LE SFIDE
Contratti con gli artisti, assicurazioni, licenze e tutte le procedure legate al commercio dell’arte sono aspetti piuttosto nuovi un po’ per tutto il Paese. La prima vera sfida è proprio questa. In Vietnam non abbiamo linee guida in termini di prassi o di forme di collaborazione per l’arte contemporanea. Quindi, come prima istituzione in questo settore, dobbiamo ancora acquisire esperienza e superare difficoltà.
La seconda sfida, che influisce molto sui progetti espositivi e rallenta il nostro lavoro, è la censura del governo. Ogni mostra implica la richiesta di una licenza per esporre. È il Ministro della Cultura a dare il consenso per esporre le opere che ritiene di valore artistico, seguendo i propri principi estetici ma anche regolamenti e ideologie politiche. Noi, come istituzione culturale che supporta gli artisti, ci preoccupiamo di salvaguardare il concept della mostra e di combattere per la libera espressione, nel rispetto della legge. Cosa succede se un’opera viene ritenuta inadatta? Non può essere esposta, ma inserita a catalogo sì, perché la licenza per pubblicare e quella per esporre sono due cose diverse.
Se consideriamo tutti i fattori insieme – mancanza di fondi per gli artisti, difficoltà a trovare finanziamenti per le strutture, mercato domestico dell’arte ancora non abbastanza forte, censura, necessità di sensibilizzare il pubblico e di far riconoscere il valore dell’arte contemporanea – il mercato dell’arte in Vietnam è una realtà piuttosto dura in cui lavorare, ma sicuramente stimolante.
‒ Lê Thiên Bảo
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #47
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