Nella Regione del sud-est asiatico esiste un Paese la cui arte, moderna e tradizionale, ha iniziato solo l’anno scorso a raggiungere quotazioni significative nelle aste di Sotheby’s. Alcuni dei suoi figli sono diventati artisti di fama internazionale all’estero, in Europa ma soprattutto in America. La sua arte contemporanea sarà il nuovo oggetto dei desideri di buyer e collezionisti del mercato domestico e internazionale. Stiamo parlando del Vietnam.
UNA SUDDIVISIONE GEOGRAFICA?
Esperti d’arte e ricercatori stranieri hanno spesso classificato lo scenario creativo vietnamita seguendo un criterio geografico, come fosse suddiviso in aree di influenza artistica, attribuendo caratteristiche specifiche ad autori provenienti dalle diverse zone. Partendo dal nord del Vietnam, attribuivano un’influenza più forte alle avanguardie europee e alla cultura francese, soprattutto nella capitale Hanoi, che via via si indeboliva andando verso sud, per dare voce alla filosofia del confucianesimo, che a sua volta lasciava spazio alle sperimentazioni degli artisti contemporanei di Ho Chi Minh City.
“Personalmente non credo affatto che gli artisti possano essere messi in questi ‘box’, al contrario di alcuni curatori che seguono ancora oggi questo criterio geografico. Nelle diverse fasi della loro carriera, gli artisti possono essere inseriti in una di queste categorizzazioni per poi passare a un’altra o andare oltre, oppure le ignorano completamente. Io per prima, nelle mie scelte curatoriali, cerco di spingere gli artisti fuori da qualsiasi schema culturale”, ci spiega Lê Thiên Bảo, curatorial assistant presso il Factory Contemporary Arts Centre di Saigon. “Gli artisti sono soggetti a molteplici influenze ‒ i viaggi (soprattutto negli ultimi cinque anni), la stessa comunità in cui vivono, le generazioni che li hanno preceduti, la cultura occidentale e asiatica, i valori culturali e le ideologie con cui sono cresciuti – e si muovono tra queste nel creare il proprio stile. La tecnica scelta, l’esperienza, la familiarità con l’arte straniera: tutto contribuisce a formarli, reinterpretando o superando le radici della tradizione culturale vietnamita. Allo stesso tempo, in un’epoca di globalizzazione, dopo secoli di dominazione cinese e più di cento anni di colonizzazione francese, è difficile individuare delle caratteristiche specifiche negli artisti vietnamiti, anche in quelli locali”.
FRA STANZIALITÀ E DIASPORA
In Vietnam non si può nemmeno parlare di movimenti o correnti artistiche, piuttosto di collettivi o gruppi di artisti che hanno lavorato insieme in un periodo specifico della loro carriera.
L’unica vera categorizzazione possibile (e accettata) è tra “Viêt Kiêu” o “Overseas artists”, o artisti della Diaspora, gli artisti vietnamiti che sono cresciuti e hanno studiato oltreoceano (Len Q. Lê, Dinh Q. Lê, Tiffany Chung, Richard Streitmatter-Tran, The Propeller Group, UuDam Tran Nguyen), e gli artisti vietnamiti locali che sono nati e rimasti in Vietnam (Bùi Công Khánh, Ha Manh Thang, Nguyễn Trung, Nguyễn Mạnh Hùng, Lê Quý Tông, Đinh Thị Thắm Poong, Nguyễn Thế Sın). Le differenze nei loro lavori sono molto evidenti. I Viêt Kiêu hanno assorbito la cultura in cui sono vissuti e devono pertanto essere considerati americani o europei o appartenenti all’identità culturale del Paese d’adozione, qualsiasi esso sia. “Questi artisti, che hanno studiato all’estero quando erano molto giovani, appartenenti alla prima o seconda generazione della diaspora, una volta tornati non hanno tempo per approfondire e capire fino in fondo la cultura vietnamita”, racconta Lê Đức Hải, di New Space Arts Foundation. “Anche quando iniziano a esplorare la propria cultura d’origine, lo fanno in modo distaccato, perché non hanno veramente vissuto il contesto vietnamita. Ma, soprattutto, la loro mentalità ormai segue una filosofia diversa, occidentale”.
Al di là di ogni categorizzazione geografica, le prime generazioni furono sicuramente influenzate dagli artisti europei, soprattutto dai francesi che fondarono l’Accademia di Belle Arti nella capitale Hanoi. Se parliamo degli artisti contemporanei, non solo per l’età anagrafica ma soprattutto per l’idea che sta dietro le loro opere, le possibili suggestioni riconoscibili arrivano piuttosto dall’arte delle regioni asiatiche. Anche se a Hanoi è ancora tangibile e innegabile l’influenza francese e delle culture occidentali in generale.
TRADIZIONE E CONTEMPORANEITÀ
Sulla scia delle prime generazioni si muovono alcuni artisti contemporanei più interessati al valore decorativo dell’arte, che usano quindi tecniche tradizionali di pittura o scultura – di fatto eredità dal periodo dell’arte moderna vietnamita e promosse dai francesi.
Le tecniche tradizionali della lacca e della pittura su seta, l’arte dei burattini e la lavorazione del legno rappresentano l’espressione artistica di un’identità culturale che si è formata assorbendo culture diverse. La tradizione estetica vietnamita ha una storia molto lunga, arricchita da diversi linguaggi. Conserva tracce delle tecniche di pittura giapponese, dei colori e delle forme cinesi, della spiritualità e della filosofia asiatiche.
Gli oggetti laccati in Vietnam sono elevati a forma d’arte con un valore culturale nazionale e una storia di più di 2mila anni. All’inizio del XX secolo la pittura a lacca è inserita dal pittore francese Joseph Inguimberty tra le fine arts e viene studiata alla École Supérieure des Beaux-Arts dell’Indocina francese a Hanoi. Questa tecnica, amata per la luminosità dei colori, è stata celebrata dagli artisti del Novecento in dipinti di paesaggio (su pannelli in legno) e arricchita dall’uso di tecniche giapponesi, per creare dei motivi con la polvere d’oro e d’argento.
Nel 2017 i gemelli Le Brothers (Lê Ngọc Thanh e LÍ –ức Hải) realizzano dieci dipinti per la serie The sadness of war in lacca su tela. I due artisti di Hué si allontanano dalla tradizione storica per il supporto usato, allo stesso tempo reinterpretandola; ad alternarsi, strato dopo strato nella lucentezza dei colori, non sono solo le lacche usate ma anche le figure, i motivi decorativi, i significati.
LA VIA ARTISTICA DELLA SETA
Delicati dipinti su seta, tradizionalmente montati su carta, sono alcuni dei lavori più originali dell’arte moderna vietnamita del XX secolo. Oggi l’estetica tradizionale di questa forma d’arte si fonde con le riflessioni degli artisti sulla vita contemporanea. Le loro sperimentazioni giocano sulla sovrapposizione di più pannelli di seta o sulla tecnica per incorniciare i veli dipinti, a sottolineare la trasparenza della seta. Il valore dato allo spazio è un segnale dell’apertura al concettuale degli artisti contemporanei vietnamiti.
È interessante notare come siano le artiste, presenti in numero sempre più alto nello scenario vietnamita, a dominare in questo ambito. Nguyễn Thị Châu Giang, sensibile ai temi della condizione femminile in Vietnam, diffonde la sua denuncia attraverso il filtro poetico e romantico della pittura su seta. Nel 2018 racconta i conflitti interiori, delle persone in generale e delle donne vietnamite in particolare, prendendo in prestito le caratteristiche contraddittorie del drago: simbolo di potere, vita, forza, bontà, fortuna e prosperità nella cultura orientale (drago blu), in quella occidentale figura tra le creature malvagie ed è capace di comparire e scomparire improvvisamente (drago rosso).
“Gli artisti vietnamiti contemporanei sono molto più attenti ad altre culture, come quella cinese, ma stanno ancora cercando di capire chi vogliono essere o diventare. Hanno bisogno di una maggiore ricerca artistica, di più strumenti a loro disposizione per stimolare il processo creativo e di progetti formativi aggiornati e specifici”, afferma Phạm Ph˝ıng C˙c, titolare e direttore artistico della CUC Gallery. Molti si dedicano alla pittura e all’arte figurativa, restando in questo storicamente legati alle generazioni degli Anni Cinquanta e Settanta, ma forme astratte di espressione si stanno sviluppando velocemente.
NOVITÀ E CAMBIAMENTI
Una nuova generazione di giovani artisti emergenti si sta facendo strada e produce opere sperimentali, performance e videoarte, spinta dal desiderio di mettersi alla prova con i diversi aspetti della società vietnamita odierna (la vita rurale, i rituali, l’eredità culturale, la veloce urbanizzazione, la migrazione…), inserendo occasionalmente storie personali. Attraverso l’esplorazione su Internet e i diversi social media, ha compreso meglio i contenuti della nuova cultura e delle opere d’arte giunte dai Paesi d’oltreoceano, arrivando a creare lavori originali e più interessanti che si intrecciano con la tradizione, attingendovi contenuti e tecniche artistiche. “Voglio credere che questi artisti emergenti siano più focalizzati sulla loro ricerca personale che sul cercare di essere dei ‘follower’ delle tendenze artistiche contemporanee”, commenta Sandrine Llouquet, curatrice e direttore artistico di Salon Saigon.
Oggi un importante cambiamento vede spostarsi il baricentro del mercato dell’arte vietnamita da Hanoi a Ho Chi Minh City. Qui oggi arrivano molti artisti da tutto il Paese e si stanno aprendo nuove strutture per fare e imparare l’arte. Il ruolo del curatore, prima assolutamente incompreso, è al centro di nuovi progetti formativi. E proprio da Ho Chi Minh City, l’antica Saigon, parte la nostra esplorazione nel mondo dell’arte contemporanea vietnamita con le interviste che potete leggere in queste pagine.
‒ Diana Cicognini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #47
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