6 gallerie indipendenti a Copenaghen
A Copenaghen, la scena delle gallerie indipendenti è assai vasta e dinamica; non soltanto Scandinavia, ma una finestra aperta sull’arte emergente da tutto il mondo. Dopo un giro in città abbiamo realizzato questa selezionatissima mini-guida delle realtà più interessanti, attente alle dinamiche e alle problematiche contemporanee.
GALLERI CHRISTOFFER EGELUND
Galleria incentrata su arte contemporanea scandinava e internazionale, membro della Danish Art Dealers Association dal 2006, fino all’11 maggio ospita Con Interplanetary Cabinet, personale di Jonas Pihl (1978); un coinvolgente mélange di graffito metropolitano, paesaggi e architetture oniriche, simbologie orientali, omaggi a Escher e Rorschach, foreste nordiche e tropicali, richiami alla teoria dei frattali e una sottile influenza musicale (l’artista è vocalist di una soul band). Suggestioni intese a indagare le possibilità, le bellezze e le inquietudini dell’infinito, in una prospettiva di ampio respiro culturale che a sua volta richiama l’inevitabile unità del genere umano: incontro di opinioni, usi e costumi profondamente diversi che aprono all’umanità infiniti scenari di sviluppo civile, suggeriti in parte dalla bellezza visionaria delle tele di Pihl.
https://christofferegelund.dk/
GALLERI KANT
Un omaggio incondizionato alla natura, espresso per tramite di colori ora cupi ora più accesi, ma comunque sempre suggestivi, quello del finlandese Tuukka Tammisaari (Lahti, 1984), che nella personale Assorted utilizza un linguaggio compositivo vicino all’astrattismo di Wassily Kandinsky e Paul Klee, volto a catturare i silenzi e i misteri che si nascondono nel folto di foreste metafora dell’interiorità umana. Il variare delle stagioni, della luce del giorno, la differenza fra le varie piante rispecchiano l’immensità e la vitalità della natura, ricordandoci come la sopravvivenza dell’umanità sia legata alla capacità di mantenere con essa una necessaria simbiosi. Tele di grandi dimensioni dove il linguaggio primitivo della natura è esaltato dalla pennellata ampia e “rude”, volta a suggerire la sensazione di ruvidità delle cortecce, dell’umidità della terra, del brulicare della materia organica.
3 V1 GALLERY
L’immaginario urbano e marino dei giovani californiani è al centro della complessa indagine artistica e antropologica di Alexis Ross (1972), che in Part Time Lover sintetizza le sensazioni, le attese, gli ideali adolescenziali, fra coscienza ambientale e impegno civile. Combinando l’inchiostro e la tempera acrilica nascono opere che sembrano manifesti o graffiti metropolitani, con o senza slogan; in ogni caso la potenza visiva è notevole, al limite del disturbante, con richiami ai disagi patinati descritti da Bret Easton Ellis nella sua letteratura su Los Angeles. La città e l’oceano, come una platea aperta su una quinta infinita che è l’esistenza stessa.
GALLERY POULSEN
Titanismo mitologico e onirica osservazione anatomica nella doppia personale di Nicola Verlato e Ian Ingram; due differenti visioni della “geometria” della natura e della raffigurazione del corpo umano. Nelle sue tele di grandi dimensioni, che ricordano per impostazione il Barocco italiano, Verlato reinterpreta il mito di Atteone, attualissima metafora della ribellione della natura contro la sopraffazione tentata dall’uomo, a causa di una distorta visione di questa, ma anche di se stesso.
L’approccio di Ingram è invece legato alla tradizione del disegno anatomico e del bozzetto rinascimentale; studi di mani, di teste, riproduzioni di volti e organi, effettuati con incursioni nella visionarietà surrealista, che chiudono il cerchio con il lavoro di Verlato, in quanto offrono la controparte fisica di un discorso artistico che, dall’altro lato, si riferisce alla sfera psicologica.
GALLERI BO BJERGGAARD
Attraverso un figurativo neoespressionista la svedese Anna Bjerger (1973) si concentra su scene di vita quotidiana, oggetti e frammenti di istanti che acquistano una valenza metafisica, immersi in una dimensione fuori dal tempo. Momenti di intimo riposo, di contemplazione del paesaggio, alla ricerca di attimi di tranquillità e di allontanamento dal caos dell’esistenza quotidiana fatta di guerre, tensioni politiche, migrazioni di massa, disastri ambientali. Lo stesso titolo della mostra, Silence, è emblematico degli scopi delle opere per essa realizzate: un lungo racconto per immagini di un’umanità in parte ferita, in parte delusa, in parte semplicemente stanca, colta nel tentativo di trasferire su una dimensione più accettabile la confusa situazione attuale. Applicati sull’alluminio, i colori acquistano una particolare brillantezza, quasi un contrasto con l’oscura solitudine che scaturisce dalle figure umane.
GALLERI OXHOLM
Intensa riflessione sulle dinamiche della contemporaneità nelle opere di Maria Engholm (Fredericia, 1976), che, attraverso una luminosa pittura figurativa dal fascino surreale, immortala atmosfere sospese, situazioni di lattiginosa attesa di un improbabile Godot, di risoluzione di problematiche e conflitti che non si vedono ma si percepiscono, garbatamente suggeriti da quella “calma prima della tempesta” che l’artista trasferisce sulla tela. Quelle esposte in Unsettled Stories sono opere definibili come altrettanti appelli all’umanità intera per un onesto impegno quotidiano verso la salvaguardia dell’ambiente, la qualità e l’onestà della pubblica informazione, la tolleranza e il rispetto civile.
‒ Niccolò Lucarelli
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