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Le immagini di Andreas Gursky, ritraenti le folle dei giganteschi rave party documentati dal fotografo tedesco nel corso degli Anni Novanta, accolgono i visitatori della mostra Electro. Dai Kraftwerk ai Daft Punk. Immersi in uno spazio dilatato, quasi buio e dai contorni indefiniti, ci si dimentica presto di aver pagato un biglietto, che fuori è giorno e soprattutto che siamo in uno spazio museale. La scenografia concepita dal collettivo 1024 Architecture è a dir poco esplosiva, realizzata con grandi impalcature e luci mobili che richiamano i luoghi e gli ambienti delle grandi feste electro, arricchita dalla colonna sonora di Laurent Garnier. Uno spazio dove la sollecitazione fisica e sensoriale è messa in primo piano e i battiti del cuore accelerano inaspettatamente.
ELECTRO, HOUSE E TECHNO
La Philharmonie di Parigi mette in scena un’esposizione dedicata alla storia, all’immaginario collettivo, agli scenari multipli e a tutte le implicazioni sociali, politiche e artistiche legati alla musica elettronica. La creazione di una mostra di questo tipo ha sollevato, in corso d’opera, non pochi problemi di impostazione. Ripercorrere cronologicamente e geograficamente le tappe che hanno scandito il movimento musicale poteva, infatti, incanalarsi subito nel tracciato di un’operazione nostalgia e nella storicizzazione del genere. Pur non accettando l’idea che la musica elettronica abbia detto tutto, è stato impossibile per i curatori non interrogarsi sul suo futuro e sul suo possibile rinnovamento creativo.
L’electro, i cui generi fondatori sono la house e la techno, è nata a Chicago e a Detroit negli Anni Ottanta, portando con sé la nascita di nuovi strumenti musicali, di apparecchiature e di nuovi paesaggi sonori legati al concetto di estasi fisica. Il suo sviluppo si accompagnò parallelamente a quello del digitale e al superamento della cultura rock. Il fenomeno dilagò presto in Europa, soprattutto grazie ai rave party clandestini, affermandosi come una tendenza artistica di primo piano capace di riflettere e di cogliere appieno la contemporaneità. La successiva espansione nei primi anni Duemila ha condotto poi alla democratizzazione e, secondo molti, alla definitiva saturazione del genere.
L’intento della mostra è anche quello di affermare la vitalità e l’attualità dell’elettronica, cogliendone aspetti diversi, musicali certamente, ma anche artistici, politici e sociali.
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Square Cube, 1024 architecture and Étienne de Crécy, 2007 © Yves Malenfer
LA MOSTRA
Lo spazio espositivo si compone di un percorso libero formato da quattro grandi sezioni caratterizzate da una straordinaria ricchezza e varietà di opere. Dagli strumenti e macchinari innovativi (dal 1910 sino a oggi) alle opere d’arte contemporanea (Xavier Veilhan, Peter Keene, Christian Marclay) alle fotografie (Andreas Gursky, Massimo Vitali, Bill Bernstein, Jacob Khrist…) alla grafica e ai fumetti (Abdul Qadim Haqq, Alan Oldham), e ancora installazioni musicali e visive (Molécule e il suo dispositivo di realtà immersiva, Jacques e il suo Phonochose). Più in particolare, i Kraftwerk hanno realizzato per la mostra una serie di video proiettati in 3D, Jean-Michel Jarre, invece, ha presentato uno “studio immaginato” composto dalla sua collezione personale di sintetizzatori rari, rendendo omaggio alle tecnologie rivoluzionarie che lo hanno accompagnato nel corso della sua carriera. I Daft Punk, attraverso un’installazione inedita, ispirata al loro video Technologic, hanno messo in valore una parte della costruzione materiale legata alla loro estetica.
In una società come la nostra, caratterizzata da dilaganti fenomeni di disconnessione sociale e di isolamento individualistico, la house, la techno e l’electro rappresentano ancora un importante strumento di identità collettiva. Attraverso il ballo, i social media e l’attivismo dei numerosi collettivi, si arriva infatti alla trasmissione e alla condivisione di idee e valori.
Il destino della musica elettronica e la sua capacità di proiettarsi nel futuro s’inscrive proprio nel solco di questa sua vocazione politica e sociale, come veicolo di condivisione e di partecipazione attiva.
A detta di coloro che hanno reso possibile questo evento ancora molto, riguardo all’electro, può essere vissuto, detto e narrato.
‒ Arianna Piccolo
Parigi // fino all’11 agosto 2019
Electro. Dai Kraftwerk ai Daft Punk
CITÉ DE LA MUSIQUE ‒ PHILHARMONIE DE PARIS
221, avenue Jean-Jaurès
www.philharmoniedeparis.fr
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
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
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
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