“Diversamente da molti musei europei, la Kunsthaus di Zurigo non è stata fondata da un imperatore o dalle autorità pubbliche, ma da artisti e mecenati. Con quasi 20mila membri, la nostra associazione non ha eguali nei Paesi di lingua tedesca. A partire dal 2020, con la sua estensione progettata da David Chipperfield, la Kunsthaus Zürich diventerà il più grande museo svizzero di belle arti” (Christoph Becker, direttore).
Ci tiene particolarmente, Christoph Becker, a sottolineare il fatto che l’istituzione da lui diretta sia espressione non della volontà di un potente e nemmeno dell’ente pubblico, bensì di mecenati e soprattutto artisti. E non si tratta certo di un circolo per pochi eletti, visto che i membri sono quasi 20mila. Da un lato c’è dunque questa connotazione originaria, ma “la Kunsthaus di Zurigo è unica in molti modi”, racconta. “È il più antico istituto d’arte svizzero che combina una collezione permanente con un programma di mostre temporanee” e, “a partire dal 2020, con la sua estensione progettata da David Chipperfield, diventerà il più grande museo svizzero di belle arti”.
D’accordo, passato e futuro sono rosei. La domanda verte dunque sul presente. “Non vuoi aspettare?”, incalza Becker. “Già oggi è possibile fare un tour lungo i punti salienti della storia dell’arte, dagli antichi maestri al Romanticismo nordico, dall’Impressionismo francese al dopoguerra e all’arte contemporanea”, con una collezione che cresce ogni anno di 70-100 opere, e buona parte di esse sono donazioni.
A voler fare l’avvocato del diavolo, però, si potrebbe dire che un’offerta del genere è simile a quella di altri grandi musei enciclopedici. “Però da nessun’altra parte le opere di Alberto Giacometti possono essere viste in così grande numero e diversità”, risponde lui. E prosegue: “Venite a vederlo ora e visitateci di nuovo nel 2021, quando le famose collezioni private di Emil Bührle, Werner Merzbacher e Hubert Looser si saranno stabilite da noi! Ogni collezione vale da sola il viaggio. E, diventando membri della Zürcher Kunstgesellschaft, sarete i benvenuti come ospiti permanenti!”.
Una vivacità, quella di Becker, che bene incarna l’attitudine di questa istituzione più che centenaria, ma che ha costantemente lo sguardo rivolto al futuro – perché ogni opera è stata, almeno per un attimo, contemporanea, che si tratti di Edvard Munch, del succitato Alberto Giacometti o, per restare in ambito elvetico, della fumantina Pipilotti Rist.
L’ARCHITETTURA. KARL MOSER + DAVID CHIPPERFIELD
Con l’apertura dell’estensione progettata da David Chipperfield, attesa entro il 2020, la Kunsthaus Zürich diventerà il più grande museo d’arte in Svizzera. Risultato vincitore del concorso internazionale in due fasi, indetto nel 2008, lo studio guidato dal progettista inglese ha previsto un nuovo volume, indipendente e massiccio, anch’esso collocato su Heimplatz, la stessa piazza in cui, tra il 1904 e il 1910, l’architetto Karl Moser eresse il primo nucleo del museo. Destinata a ospitare parte della collezione permanente e mostre temporanee, la nuova ala si relazionerà con lo spazio urbano cittadino attraverso ampie porzioni vetrate; queste ultime non romperanno la regolare scansione delle facciate, ritmicamente accompagnate da elementi in pietra. Il concetto di “house of rooms” caratterizza la planimetria dell’edificio, la cui superficie supererà i 23mila mq su quattro livelli, uno dei quali interrato. Intorno alla grande hall a tutt’altezza, al piano terra, saranno disposte tutte le strutture pubbliche, come i servizi di ristorazione, il bookshop, gli spazi per i servizi educativi e gli eventi; i due livelli superiori verranno invece riservati all’attività espositiva. Tra gli aspetti distintivi dell’operazione rientra il largo impiego della luce naturale, che convergerà nelle sale interne, di dimensioni e forme variabili, tramite i lucernari in copertura. Negli spazi destinati alle opere d’arte, il contributo della luce solare verrà controllato e “miscelato” con le fonti artificiali, lasciando aperta la strada alle personalizzazioni legate a esigenze di conservazione e allestimento. Il progetto, infine, include un art garden, cui spetterà un ruolo di collegamento tra il centro storico di Zurigo e l’estensione stessa; questo spazio verde, negli intenti di progettisti e committenza, dovrebbe divenire un luogo di riposo e contemplazione artistica per la cittadinanza e i visitatori.
‒ Marco Enrico Giacomelli e Valentina Silvestrini
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #48 – Speciale Svizzera 2019
Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua inserzione sul prossimo Artribune
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati