“Il Museum für Gestaltung Zürich è il principale museo svizzero per il design e la comunicazione visiva. Dalla sua fondazione nel 1875, il museo ha incluso ciò che è diventato design. La sua collezione, acclamata internazionalmente, comprende oltre mezzo milione di oggetti della storia del design. Il museo raggiunge un vasto pubblico nazionale e internazionale, nei suoi due siti a Zurigo e attraverso le mostre itineranti. Come parte dell’Università delle Arti di di Zurigo (ZHdK), è attivamente coinvolto nella ricerca e nell’insegnamento e produce regolarmente proprie pubblicazioni” (Christian Brändle, direttore).
IL MUSEO
Quando in Svizzera si parla di design e di comunicazione visiva, si parla inevitabilmente del Museum für Gestaltung di Zurigo. Non soltanto perché è un’istituzione che si avvia verso i centocinquant’anni d’età (è stato inaugurato nel 1875) ma soprattutto perché ha mantenuto costante nel tempo la fedeltà alla propria mission – e la coerenza paga, sempre. A testimonianza di ciò c’è una raccolta di qualcosa come mezzo milione di oggetti e una inesausta ricerca che si traduce sì nell’attività più propriamente espositiva – si tratti di mostre temporanee o della collezione – ma anche nella stretta collaborazione con l’Università delle Arti di Zurigo, il che significa insegnamento, ricerca appunto, e naturalmente pubblicazioni scientifiche.
Quanto alla disposizione topografica, il Museum für Gestaltung si appresta a disporsi in tre differenti edifici. Si parte dalla sede storica, riaperta da appena un anno: già l’edificio, capolavoro del Neues Bauen elvetico, vale il viaggio, come si suol dire, soprattutto ora che è tornato agli originari fasti degli Anni Trenta (il “gallery floor”, superfetazione risalente agli Anni Settanta, è giustamente “scomparso”, come raccontano dal museo). Da Ausstellungsstrasse – letteralmente: “strada delle mostre” – si passa alla Toni-Areal, distretto ex industriale che, fra l’altro, era l’headquarter di Manifesta 11 nel 2016. Nello Schaudepot, inaugurato nel 2014, è conservata e parzialmente esposta la collezione, quadripartita nelle sezioni Arti decorative, Design, Grafica e Poster. Infine, ma ovviamente non in ordine di importanza, c’è lo scrigno. Riaprirà al pubblico l’11 maggio, infatti, il Pavillon Le Corbusier, strabiliante edificio policromatico che spicca nel verde del Blatterwiese Park. Affidato alle cure del Museum für Gestaltung da parte della città di Zurigo, è stato rimesso in sesto com’era giusto che fosse, trattandosi anch’esso di un capolavoro dell’architettura del XX secolo.
Verrebbe quasi da pensare che si tratti di un progetto pensato a tavolino, con la discesa da nord a sud, dal paesaggio post-industriale fino al lungolago.
L’ARCHITETTURA. ADOLF STEGER & KARL EGENDER + EM2N ARCHITEKTEN
L’architettura riveste un ruolo rilevante nella storia e nel futuro del Museum für Gestaltung Zürich. Oggetto di un intervento di rinnovamento che si è concluso con la riapertura nel marzo 2018, la principale sede dell’istituzione è considerata un’opera chiave del Movimento Moderno. Situato al civico 60 di Ausstellungsstrasse, via alla quale deve il suo nome, l’edificio venne progettato dagli architetti svizzeri Adolf Steger e Karl Egender negli Anni Trenta; per il suo rilievo storico, è annoverato tra le architetture cittadine sotto tutela. La mission culturale del Museum für Gestaltung si estende in altri due siti urbani. Collocato in uno dei quartieri trendy di Zurigo, il Toni-Areal è utilizzato sia come sede di mostre temporanee, sia per la conservazione di parte dell’imponente collezione. L’edificio si trova all’interno del campus dell’Università delle Arti di Zurigo, a sua volta realizzato in quello che un tempo era il maggiore complesso caseario europeo. L’excursus sulle relazioni tra il Museum für Gestaltung e l’architettura non potrebbe ritenersi completo se venisse escluso il Pavillon Le Corbusier, la cui gestione è stata di recente affidata proprio a questa istituzione. Di proprietà comunale, questo gioiello architettonico d’autore venne inaugurato nel 1967 e vanta alcuni primati: si tratta infatti dell’ultimo progetto ultimato da Le Corbusier, benché postumo, nonché dell’unica struttura che porta la sua firma nella Svizzera tedesca. Costruito su iniziativa della collezionista Heidi Weber, impiega una struttura portante metallica anziché in calcestruzzo, condizione che lo rende un unicum nella produzione lecorbusieriana. A partire dall’11 maggio, a ristrutturazione terminata, riaprirà al pubblico.
‒ Marco Enrico Giacomelli e Valentina Silvestrini
https://museum-gestaltung.ch/en/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #48 – Speciale Svizzera 2019
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