Infanzia, gioco e avanguardie. A Madrid

Fundación Juan March, Madrid – fino al 23 giugno 2019. Quanto incidono i giochi sperimentati durante l’infanzia sullo sviluppo della creatività artistica? La mostra madrilena tenta di dare risposta a questo interrogativo.

Recita un noto aforisma di Pablo Picasso che “ogni bambino è un artista. Il problema è come rimanere un artista quando si cresce”. Il che ci porta alla questione di come l’educazione di un bambino condizioni – tra l’altro – le capacità creative dell’adulto, quando la pedagogia plasmi l’estetica, dove la scuola si trasformi in un laboratorio fantastico o in una prigione asfittica.
La mostra in corso alla Fundación Juan March di Madrid offre una visione sorprendente e plausibile del rapporto che sarebbe intercorso tra la rivoluzione pedagogica maturata nel secondo Ottocento e il fenomeno delle avanguardie storiche del primo Novecento: lo fa raccogliendo una buona collezione di opere di grandi nomi (da Paul Klee a Piet Mondrian, passando per Lionel Feininger e il già citato Picasso, fino a Le Corbusier e Bruno Munari), presentata insieme a una straordinaria raccolta di documenti storici messa insieme nell’arco di un’intera vita dallo scultore, accademico e collezionista spagnolo Juan Bordes.

GIOCO E PRATICA ARTISTICA

Intento dichiarato dell’operazione è dimostrare come i giochi a cui avrebbero giocato da piccoli i protagonisti della svolta modernista abbiano profondamente condizionato le loro successive prassi artistiche. Punto di partenza teorico per le tesi di Bordes – già espresse in uno straordinario libro dal titolo La infancia de las vanguardias (Catedra, 2007), purtroppo mai tradotto al di fuori della Spagna, ora riprese e sviluppate nel corposo catalogo della mostra – è l’opera del pedagogista tedesco Friedrich Fröbel (1782-1852), inventore del giardino d’infanzia (kindergarten), a cui si deve la prima compiuta elaborazione del gioco come strumento educativo e forma espressiva; la rassegna presenta quindi la produzione di giochi, modelli, manuali di disegno e monografie di vari educatori storici (tra i quali non poteva mancare l’italiana Maria Montessori), spesso creando sorprendenti cortocircuiti visivi con le opere d’arte presentate a breve distanza e così individuando, nella rottura determinata con i precedenti modelli educativi, la chiave per intendere la rivoluzione culturale maturata nel primo Novecento.

Frank Lloyd Wright, Finestra dell'Hotel Lake Geneva, 1902 Divided Square Puzzle, gioco froebeliano, XIX sec.

Frank Lloyd Wright, Finestra dell’Hotel Lake Geneva, 1902 Divided Square Puzzle, gioco froebeliano, XIX sec.

LIMITI E POSSIBILITÀ

Tanto nelle sale della Fondazione quanto nella bibliografia sopra citata mancano, è vero, prove puntuali e dirette di rapporti tra giochi d’infanzia e successive scelte artistiche – il che, segnaliamo agli studiosi in ascolto, è però una grande opportunità per avviare ricerche mirate in proposito, a partire da evidenze diaristiche o appunti lasciati dai grandi artisti in discussione –, ma l’effetto complessivo dell’esposizione è sicuramente potente, e, come si diceva, plausibile. Ha scritto Bordes nell’introduzione del suo libro: “Ho sempre pensato che l’arte e la scienza producono le trasformazioni più rapide e profonde, ma solo l’educazione, col suo lavoro lento e generazionale, è capace di costruire lo spazio in cui appaiano gli artisti e scienziati pionieri”. Va dato atto a questo eccentrico ricercatore di aver contribuito in maniera notevole a una ri-definizione dell’educazione rispetto all’arte e alla sua storia, alimentando una creativa attenzione su di esse.

Luca Arnaudo

Madrid // fino al 23 giugno 2019
El juego del arte. Pedagogías, arte y diseño
FUNDACIÓN JUAN MARCH
Calle de Castelló, 77
www.march.es/

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Luca Arnaudo

Luca Arnaudo

Luca Arnaudo è nato a Cuneo nel 1974, vive a Roma. Ha curato mostre presso istituzioni pubbliche e gallerie private, in Italia e all'estero; da critico d'arte è molto fedele ad Artribune, da scrittore frequenta forme risolutamente poco commerciali, come…

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