“La varietà che abbiamo da offrire è la nostra grande forza. Nel 2019 vogliamo ispirare il pubblico con i nostri programmi, che andranno dall’arte contemporanea all’arte svizzera del XIX secolo, dal modernismo internazionale del Bauhaus fino ai momenti salienti della musica e della letteratura. La mostra inaugurata in primavera al Zentrum Paul Klee è intitolata ‘Ecstasy’, e vogliamo offrire al nostro pubblico esperienze estatiche durante tutto l’anno” (Nina Zimmer, direttore).
Correva l’anno 2016 e Nina Zimmer diventava la direttrice di una neonata fondazione bernese sotto il cui ombrello venivano riuniti il Kunstmuseum e il Zentrum Paul Klee. Una doppia identità, complementare per varie ragioni.
Da un lato, il più antico museo elvetico dotato di una collezione permanente, fondato nel 1809 e di casa sin dal 1879 nell’edificio in stile neoclassico ideato da Eugen Stettler e progettato da Gottlieb Hebler. Molti gli interventi che si sono susseguiti da allora, per giungere agli attuali 3.500 mq di spazi espositivi. All’interno, otto secoli di arte, con affondi su artisti quali Ferdinand Hodler e Meret Oppenheim, nonché recenti lasciti e prestiti a lungo termine di gran calibro.
La palma del museo più iconico della coppia spetta però al Zentrum Paul Klee. Un altro colpo messo a segno da Renzo Piano, che – grazie al sostegno della Fondazione Martha e Maurice Müller e degli eredi di Paul Klee – progetta una copertura sinusoidale per una collezione strepitosa di opere di Paul Klee: 690 lavori donati dalla nuora dell’artista, Livia Klee-Meyer, nel 1997, a cui si aggiungono parecchie altre donazioni.
Apertura nel 2005 e programma dinamico, ovvero qui non si mummifica l’opera di Klee ma la si fa risuonare con altri temi e colleghi, coevi ma anche contemporanei. Kandinsky, Arp, Picasso… Klee & Friends lavora appunto sull’ambiente circostante l’artista, una mostra che gode altresì dei prestiti dell’istituzione gemella. Da inizio aprile, a essa si affianca un’indagine non sincronica ma diacronica, che mette in dialogo Klee con artisti contemporanei (da Marina Abramović a Louise Bourgeois, da Marlene Dumas a Meret Oppenheim, da Auguste Rodin a Henri Michaux a Andy Warhol) nell’affrontare un tema complesso e sfaccettato come l’Estasi.
E se ci si vuole sgranchire le gambe, il Zentrum possiede pure un’area agricola, che si può costeggiare percorrendo un sentiero che conduce al ristorante Schöngrün, passa dalla tomba di Paul Klee nel cimitero di Schosshalden e giunge fino al parco di sculture e all’area palustre.
L’ARCHITETTURA. STETTLER & HEBLER (KM) + RENZO PIANO (ZPK)
Tra il 1999 e il 2005, RPWB – Renzo Piano Building Workshop lavora al Zentrum Paul Klee di Berna. La volontà di concepire un soggetto architettonico in grado di riflettere sia la complessa produzione dell’artista, sia di restituire il suo amore per l’armonia e le proporzioni della natura, conduce Renzo Piano e il suo team a generare un museo accostato a “un’onda gentile che contorna la terra”. Ispirata alla morfologia della regione, caratterizzata da una vasta distesa di colline e da campi coltivati, la struttura si integra e si combina con il contesto attraverso una copertura avvolgente, dall’andamento curvilineo. Una soluzione accattivante e destinata a divenire iconica, resa possibile grazie allo studio di ogni singolo elemento del tetto ondulato, le cui travi in acciaio, ad esempio, sono state saldate a mano una per una. Ancora una volta, la luce è protagonista degli spazi espositivi interni: la facciata in acciaio e vetro dell’edificio, che si affaccia sul lato ovest, è dotata di dispositivi di sospensione in tessuto. Motorizzati e adattabili, consentono di filtrare la luce naturale verso l’interno. Speciale attenzione è stata riservata agli acquerelli, alle tele e ai disegni di Klee, che richiedono una luminosità tra 50 e 100 lux e, dunque, una specifica schermatura.
‒ Marco Enrico Giacomelli e Valentina Silvestrini
www.kunstmuseumbern.ch
www.zpk.org
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #48 – Speciale Svizzera 2019
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