Barcellona, capitale delle nuove tecnologie

Un colpo d’occhio sulla città catalana, vero e proprio hub tecnologico in continua trasformazione che attira sempre più talenti e appassionati del settore.

Barcelona Tech City, Sónar+D, Barcelona Activa, Mobile World Congress – congresso internazionale sulle comunicazioni mobili che si tiene ogni anno nella capitale catalana – è l’universo composito di realtà pubbliche e private che stanno trasformando la città nell’hub tecnologico più avanzato e competitivo nell’Europa del sud. Trasformazione che nasce grazie a una rete di imprenditori che vogliono diversificare e ampliare il bacino di crescita della Catalogna. “Attraverso Barcelona Global cerchiamo di riunire imprenditori, centri di ricerca, business school, università locali e internazionali per creare un sistema integrato in grado di attrarre e sostenere investimenti in ambito tecnologico e culturale in Catalogna. Il Sónar è per noi un riferimento importante, per il suo dinamismo e capacità di proiezione nel futuro, festival che ha cambiato non solo la storia della musica elettronica ma anche l’immagine della città. E siamo in perfetta sintonia con le proposte di Sónar+D, la costola digitale del festival”, afferma Mateu Hernández, CEO di Barcelona Global, organizzazione privata non profit.
Dal 2013 Sónar+D indaga l’impatto che le tecnologie hanno sulla creatività e l’innovazione non solo musicale, con incontri riguardanti la vigilanza digitale e i problemi etici dell’intelligenza artificiale, con format specifici come Sónar+D innovation challenge, che permette a grandi aziende e creativi di confrontarsi, e lo Startup Hub, il programma che offre mentorship e expertise sessions con gli investitori.

LE STARTUP

Sono tante le startup presenti a Barcellona, la nostra città si è classificata terza per la presenza di  startup in Europa lo scorso anno”, afferma orgoglioso Miguel Vicente, CEO di Barcelona Tech City, organizzazione privata senza scopo di lucro fondata nel 2013 che si trova non lontano dalla metro Barceloneta, in un ex magazzino commerciale che raccoglie più di 750 realtà diverse, tra università, imprenditori, aziende legate ai new media e agenzie governative, finanziata anche dalla casa automobilistica Seat e dalla Sparkasse Caixabank.
Tra le mura del Palau de Mar sono nate diverse startup tra cui Byhours, piattaforma che permette di prenotare camere per tre, sei o dodici ore, a cui hanno già aderito 3000 hotel in Europa, America Latina e Medio Oriente, e Broomx, azienda che produce MK360, proiettore di realtà aumentata immersivo, senza dover indossare visori. Progetto che si era aggiudicato il primo posto nella competizione tra startup del Sónar+D dello scorso anno e che quest’anno era presente con uno showcase che ha permesso ai visitatori di immergersi in una serie di video a 360°. MK360 è un dispositivo che può essere utilizzato anche in ambito terapeutico. In Canada, ad esempio, è stato scelto per i malati di Alzheimer, che nei contenuti delle proiezioni ritrovano immagini che li aiutano a riattivare frammenti della propria vita. Come accadeva nell’episodio San Junipero della serie televisiva Black Mirror, dove grazie alla realtà virtuale le protagoniste potevano rivivere e interagire con il proprio passato.

BARCELONA ACTIVA

Il desiderio condiviso di utilizzare la tecnologia per ambiti diversi come lo sport, la sanità, il lavoro caratterizza anche la mission di Barcelona Activa, azienda fondata nel 1986, e finanziata con il denaro pubblico dalla municipalità. Vengono offerti corsi gratuiti di informatica, aiuta le startup con gli incubator e gli accelerator center, in modo tale che chiunque desideri avviare un’azienda o una startup possa ottenere una consulenza gratuita e, se l’idea imprenditoriale è convincente, Barcelona Activa si impiega a sostenerla. Diretta da Lorenzo De Pietro, si trova nel 22@, anche chiamato distretto dell’innovazione, nella zona di Poble Nou, area precedentemente soprannominata la Manchester catalana, che ora, invece di produrre merci, ha sviluppato servizi e infrastrutture immateriali e tecnologiche. Area contraddistinta dalla presenza di Torre Glories, icona architettonica della Barcellona “tech”, progettata da Jean Nouvel nel 2005.

IDENTITÀ E TECNOLOGIA

La volontà di lasciare i flussi turistici nella Ramblas e nella città vecchia per proporsi come la Silicon Valley del Mediterraneo è possibile perché questa struttura integrata di sinergie e strategie imprenditoriali intende realmente riprogettare l’identità della città, grazie anche alle connessioni con network internazionali e all’alta qualità della vita che attrae talenti da molti Paesi del mondo. “Crediamo che investire nell’ambito tecnologico sia una scelta vincente. Scelta nata anche in seguito alla crisi economica che abbiamo avuto in Spagna fino al 2015, che ci ha mostrato quanto sia opportuno e necessario non fare affidamento solo sul turismo, ma diversificare le offerte di lavoro e sviluppo“, conclude Mateu Hernández, che all’ottimismo aggiunge sempre motivazioni di carattere economico.
Ulteriore conferma della vitalità tecnologica è il Centro National de Supercomputación (Barcelona Supercomputing Center), consorzio pubblico che è un punto di riferimento internazionale per progetti di ricerca in discipline scientifiche come la chimica, l’astrofisica, la medicina, le scienze dei materiali. Il Centro ospita MareNostrum, uno dei più potenti supercomputer europei e del mondo all’interno della Cappella Torre Girona, chiesa cattolica sconsacrata già dagli Anni Sessanta. Una location significativa, che piace sicuramente agli adepti della “singolarità” in quanto metafora delle attese e delle aspettative che vengono delegate alla divinazione tecnologica, anche se Gemma Ribas Maspoch assicura che è stata scelta non per devozione ma perché è parte dell’Università politecnica della Catalogna, dove ha sede il centro di ricerca.

Lorenza Pignatti

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati