È una prima assoluta in Spagna la mostra antologica dedicata a Giovanni Boldini (Ferrara, 1842 ‒ Parigi, 1931) da poco inaugurata alla Fundación Mapfre, nel centralissimo Paseo de Recoletos a Madrid. In realtà, Boldini viaggiò nella capitale spagnola nel 1889, in compagnia nientemeno che di Degas, per ammirare i capolavori del Museo del Prado, alla scoperta della luce di Velázquez e della modernità di Goya. E in effetti la pittura spagnola, antica e contemporanea, ebbe un ruolo non secondario nell’ispirazione dell’artista ferrarese, a partire dall’intenso Ritratto di generale spagnolo, dipinto nel 1867 e oggi parte della collezione di Gaetano e Pietro Marzotto.
BOLDINI, GLI SPAGNOLI E LO SPIRITO DI UN’EPOCA
Malgrado Boldini sia l’artista italiano più influente nella Parigi tra i due secoli, amatissimo dai collezionisti nordamericani e noto a livello internazionale, in Spagna la sua opera non è presente nei musei ed è poco rappresentata in collezioni private. Risulta perciò ancor più interessante la proposta culturale della Fundación Mapfre che, dopo il successo della rassegna dedicata ai Macchiaioli, qualche anno fa, ha scelto ora di approfondire l’arte di Boldini, contestualizzandola storicamente e affiancandola a quella degli esponenti della pittura spagnola attivi a Parigi nei medesimi anni.
La mostra si intitola infatti Boldini e la pittura spagnola alla fine del XIX secolo. Lo spirito di un’epoca ed è curata dall’italiana Francesca Dini (specialista e autrice del catalogo ragionato dell’artista) insieme a Leyre Bozal Chamorro. La studiosa spagnola ha creato un dialogo, reale o immaginario, con artisti come Mariano Fortuny, Raimundo de Madrazo, Román Ribera, Joaquin Sorolla e Ignacio Zuloaga, che con lui condivisero ambiente culturale, tematiche pittoriche e spirito borghese.
DAL QUADRO ALLA MODA AL RINNOVAMENTO DEL RITRATTO
Sono 121 le opere esposte a Madrid, di cui un’ottantina a firma del pittore ferrarese. Suddivise in sei sezioni, raccontano in maniera esaustiva il percorso e l’evoluzione artistica di Boldini: gli esordi toscani, in ambiente macchiaiolo; la prima maniera parigina, dal 1871, anno del trasferimento nella capitale francese in cui si dedicò ai quadri alla moda e alle tante scene bucoliche e sensuali dedicate a Berthe, la modella amante, fino alla grande stagione di ritrattista mondano, sensazionale e innovatore, che, con il suo pennello rapido e la forza dirompente del suo segno pittorico, si pose al servizio di nobiltà, borghesia e intellighenzia per svelare lo spirito di un’epoca, nell’Europa tra il 1890 e il 1920.
Inutile dire che le tante opere di piccolo, medio e grande formato a firma dell’artista ferrarese ‒ la maggior parte provenienti da collezioni private italiane e straniere, con prestiti statunitensi come la bellissima Cléo de Mérode, del 1901, o la veduta di Place de Clichy (1874), soggetto prediletto dai pittori dell’epoca ‒ sono quasi tutti di straordinaria fattura. Il raffronto con i contemporanei spagnoli, evidente soprattutto in scene e soggetti ricorrenti (come le vedute parigine, i nudi d’atelier, le nature morte o gli esotismi ispanici in voga all’epoca) è interessante ma forse meriterebbe un ulteriore approfondimento stilistico ed estetico. Nel caso di Fortuny sembra però più evidente una mutua influenza nella maniera pittorica, soprattutto delle scene en plein air, con uno scambio di ispirazioni tra l’Impressionismo e la macchia. È il caso del bellissimo olio Spiaggia di Portici, ultima opera del pittore spagnolo datata 1874, anno della morte, e recentemente acquisita dal Meadows Museum di Dallas. Convince anche l’accostamento di sguardi femminili all’ingresso della mostra: fra la giovinetta dello Scialle rosso (1880) di Boldini e il Ritratto di Aline Masson di Raimundo de Madrazo (1870), entrambi con un’intensa forza cromatica e una delicata sensualità.
IL RITRATTISTA DELLA BELLE ÉPOQUE
“Per molto tempo la critica ha tacciato Boldini di superficialità” ‒ spiega Francesca Dini, co-curatrice della mostra di Madrid ‒ “considerandolo un pittore abilissimo nella tecnica, definito il Paganini della pittura, ma poco profondo nello sguardo e nell’introspezione psicologica dei suoi modelli. In realtà, attraverso l’analisi del suo percorso pittorico si percepisce la sua abilità nel tradurre lo spirito e i sentimenti del suo tempo, anche attraverso il rinnovamento di un genere classico e accademico come il ritratto”.
A Madrid, nella sala centrale al primo piano della Fundación Mapfre, è esposta un’autentica galleria di ritratti mondani di Boldini, quasi tutti di grande formato o a mezzo busto, dove il tratto dirompente del suo pennello crea movimenti di incredibile modernità. Malgrado a Madrid non siano giunti i più celebri ritratti di Verdi o di signore spagnole come Cecilia Madrazo Fortuny (la figlia di Federico de Madrazo, moglie di Mariano Fortuny e madre del Fortuny veneziano) o di Eulalia di Borbone, Infanta di Spagna, in mostra non mancano autentici capolavori: il ritratto dell’amico pittore Whistler, in posa da dandy decadente, proveniente dal Brooklyn Museum; una sensuale Signora bionda in abito da sera, ritratta di spalle (dalla collezione del grande baritono Renato Bruson, oggi Cariparma); e la Donna in nero che guarda il Pastello della signora Emiliana Concha de Ossa, sorta di dipinto nel dipinto proveniente dal Museo Boldini Ferrara, purtroppo ancora chiuso per lavori di restauro e consolidamento dopo il terremoto dell’Emilia Romagna.
“Il rapporto costante di Boldini con la Spagna” ‒ conclude Francesca Dini ‒ “è testimoniato anche da una fotografia ritrovata al Museo Sorolla di Madrid e pubblicata nel catalogo della mostra, dove il maestro compare al centro di un gruppo di artisti, tra i quali lo stesso Sorolla, durante una cena organizzata in suo onore a Barcellona nel 1915”.
‒ Federica Lonati
Madrid // fino al 12 gennaio 2020
Boldini e la pittura spagnola a fine XIX secolo
FUNDACIÓN MAPFRE
Paseo de Recoletos 23
www.fundacionmapfre.org
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