Sono pochi gli artisti che possono dire di aver avuto l’onore di assistere alla propria retrospettiva al Louvre. E ancora meno quelli che, come anteprima, inaugurano una personale in una delle più rinomate gallerie newyorkesi. Pierre Soulages (Rodez, 1919) è uno di questi. A quasi 100 anni l’artista non ha rallentato la sua produzione. Nella villa-studio nel sud della Francia, Soulages lavora ai suoi grandi quadri astratti, stendendo la moltitudine di pennellate di colore “outrenoir” – ultranero ‒ che li contraddistinguono, senza l’aiuto di assistenti. Il risultato è una serie di dipinti dalla profondità e dall’energia travolgenti, dove il contrasto fra la pittura satinata e omogenea sullo sfondo e le pennellate a vista di colore nero lucido sulla superficie crea un effetto tridimensionale e un movimento che è difficile raggiungere nella pittura monocromatica.
LA CARRIERA
Questa nuova serie di lavori si colloca al culmine di un percorso espositivo allestito sui tre piani della townhouse nell’Upper East Side con criterio cronologico, portando il visitatore a ripercorrere l’evoluzione artistica di Soulages dagli Anni Cinquanta a oggi. La scelta di avviare la mostra con dipinti degli Anni Cinquanta non è tuttavia puramente cronologica; Soulages ha iniziato a essere riconosciuto come artista rilevante negli Stati Uniti in quel periodo, e i lavori esposti provengono da collezioni americane o sono stati presentati negli Stati Uniti. D’altronde, Soulages era stato fra gli artisti inclusi in due delle maggiori mostre americane sui pittori europei di quegli anni, Younger European Painters, al Guggenheim nel 1953, e The new decade: 2 European Painters and Sculptors, al MOMA nel 1955.
IERI E OGGI
La mostra da Lévy Gorvy non parla solo dell’evoluzione del suo protagonista, ma anche dell’evoluzione della pittura astratta tra Europa e America, e tra la generazione dell’Espressionismo astratto che ha rivoluzionato la pittura e la ricerca artistica contemporanea. Infatti nella sua carriera creativa Pierre Soulages è stato contemporaneo e collega di Rothko, De Kooning e Barnett Newman, ma i suoi lavori più recenti sono in dialogo anche con artisti come Wade Guyton e Christopher Wool. Questa sua atemporalità è dovuta a una ricerca oltre la superficie della tela, che lo rende un pittore con una forte vena concettuale, testimoniata dall’ossessivo utilizzo di un unico colore. L’outrenoir, per Soulages, è “allo stesso tempo un colore e un non-colore”, e gli è valso la “nomina” di “miglior artista vivente” da François Hollande.
‒ Ludovica Capobianco
New York//fino al 26 ottobre 2019
Pierre Soulages: A Century
LEVY GORVY
909 Madison Avenue
https://www.levygorvy.com/
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