La chiave più corretta per comprendere il senso di Aire and Angels, la mostra personale di Elizabeth Peyton (Danbury, 1965) nelle sale della National Portrait Gallery di Londra, curata da Lucy Dahlsen e aperta fino al 5 gennaio 2020, è il dialogo tra i suoi intensi ritratti di artisti, amici e personaggi mediatici e il volto del poeta britannico John Donne, dipinto da un anonimo artista intorno al 1595. Pochi anni dopo, Donne, che era perdutamente innamorato di Ann More, sposata in segreto nonostante il parere contrario del padre e dello zio. Una volta scoperta la relazione, nel 1602 il poeta venne denunciato e imprigionato. Per tutta risposta, Donne scrisse The Canonization, un poema che celebrava il suo amore per Ann, paragonando se stesso a un’aquila e la moglie a una colomba, e infine entrambi come farfalle bruciate dalla fiamma di una candela. Il ritratto a mezzobusto lo raffigura in abiti eleganti, con il volto che fuoriesce dall’oscurità, accompagnato dal motto latino Illumina tenebras nostras domina: una prova lampante che la preoccupazione del poeta, rivelata dallo sguardo malinconico, risiedeva in un amore tenuto nascosto. Lo stesso sguardo che accomuna i ritratti della Peyton, l’artista americana considerata oggi tra i maggiori pittori viventi, che cominciò la sua fulminante carriera nel 1993, nella stanza 828 del Chelsea Hotel di New York, come ricorda Nicholas Cullinan, direttore della National Portrait Gallery. Uno sguardo sospeso e penetrante, di un’intensità quasi eccessiva, che domina queste tele dipinte con pennellate veloci ma precise, che dialogano con i ritratti Tudor o vittoriani con la stessa forza visiva, la medesima eleganza formale e cromatica, in un corpo a corpo tra passato e presente senza esclusione di colpi.
I SOGGETTI
Come Picasso, Peyton sceglie i propri soggetti con cura, per presentarli in maniera inattesa o semplicemente intima: l’artista Klara Lidén sdraiata su un divano (Klara, 2012), un giovane David Hockney appena arrivato a New York nel 1959 (David Hockney Powis Terrace Bedroom, 1997), la cantante Jarvis Cocker dei Pulp (Jarvis, 1996) , il volto concentrato di un famoso campione di pattinaggio sul ghiaccio giapponese Yuzuru Hanyū (Practise (Yuzuru Hanyu), 2018), perfino la giovanissima regina Elisabetta II che tiene il suo primo discorso alla radio, descritta con pochi tratti di matita (Princess Elizabeth First Radio Address, 1993).
Molti i ritratti di artisti, ognuno colto in un momento particolare, da Jonathan Horowitz a Matthew Barney, da Frida Kahlo a Isa Genzken, e altrettanti i d’après, sempre accomunati dall’espressione enigmatica: un giovane Napoleone dallo sguardo infuocato, un giovane dal volto ambiguo tratto da Giorgione, la Dama dell’Ermellino di Leonardo.
PAROLA ALL’ARTISTA
“Dopo aver letto la biografia di Napoleone scritta da Vincent Cronin, che mi ha cambiato la vita” ‒ spiega l’artista ‒ “ho capito qualcosa sulla ritrattistica: nel ritratto di una persona puoi vedere tutta l’epoca che aveva vissuto. Ogni persona è il ricettacolo di tutto quello che gli sta accadendo intorno”. Non è un caso che l’artista abbia concentrato la sua attenzione su personaggi rilevanti colti nella loro giovinezza, prima di diventare famosi, con il loro futuro incastonato nello sguardo. Ed è questa la forza dell’artista che la mostra documenta in maniera ineccepibile. Si tratta della prima artista contemporanea a potersi confrontare con i capolavori storici dell’intero museo: un primato largamente meritato.
‒ Ludovico Pratesi
Londra // fino al 5 gennaio 2020
Elizabeth Peyton: Aire and Angels
NATIONAL PORTRAIT GALLERY
St Martin’s Place
https://www.npg.org.uk
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