Per la prima volta in territorio inglese, le opere di Anna Maria Maiolino (Scalea, 1942) sono protagoniste di una retrospettiva alla Whitechapel Gallery di Londra. Dopo la mostra al PAC di Milano lo scorso anno, sembra che lo sbarco dell’artista italo-brasiliana a Londra confermi un tanto atteso trend museale di promozione di un discorso artistico che coinvolga l’intero globo e non soltanto l’emisfero nord-occidentale. La mostra rispetta infatti l’identità della Maiolino, situandola perfettamente nel complesso contesto brasiliano dagli Anni Sessanta a oggi. Tuttavia, i lunghi tubolari di argilla accatastati casualmente in montagnette sparse sui pavimenti della galleria, i motivi sinuosi e biomorfici e le ripetizioni modulari non possono che richiamare alla mente artiste più note al pubblico anglosassone, prima tra tutte Eva Hesse. Già varcando la soglia dello spazio espositivo è, infatti, lampante la ricercata fluidità tra l’America Latina e le avanguardie europee e nord-americane degli Anni Settanta-Novanta.
L’ARTE DELLA MAIOLINO
Ad aprire la mostra al piano inferiore della galleria sono i lavori in argilla firmati dall’artista a cominciare dagli Anni Novanta. Primo tra tutti è Until Now, una montagna di tubolari in argilla simili a serpenti che, impilati casualmente l’uno sull’altro, sbucano da una parete bianca. Accanto, un lavoro fatto in situ dall’artista in occasione della mostra. Oggetti di argilla dalle fattezze familiari – alcuni ricordano pezzetti di pane, altri panetti deformi, altri ancora serpentelli attorcigliati su sé stessi – sono disposti su un tavolo a evidenziare uno dei temi più importanti della poetica di Maiolino: il lavoro domestico. L’essere donna è costantemente ripreso nel lavoro dell’artista, ma è specialmente il gesto di modellare l’argilla, che rimanda a quello di impastare, e quello, ancora più quotidiano, di infornare il calco, che più di tutti richiamano la dimensione domestica. Il ripetere, metodico e a tratti svogliato, dello stesso gesto diventa, quindi, simbolo di un avvilimento proprio del genere femminile. Allo stesso modo la serie di Indicios, fatta di fogli di carta ricamati con spessi fili di cotone nero, non può che evocare un tema affine. L’ago, perforando il foglio, crea una trama, simile a un disegno, visibile da ambo i lati del foglio. La serie di fogli ricamati, all’interno della mostra, diventa così l’ennesimo simbolo di una storia che è impossibile leggere da un unico lato – Maiolino è una donna, una madre, un’artista e un’attivista.
L’IMPEGNO POLITICO
Il piano superiore della mostra è un salto all’indietro nella carriera dell’artista che meglio spiega il titolo ‘Making Love Revolutionary. La serie di disegni che la Whitechapel Gallery propone testimonia l’impegno politico di Maiolino durante la dittatura militare che travolse il Brasile nel decennio compreso tra gli Anni Sessanta e Settanta. Disegni come Glu Glu Glu immortalano la fame e povertà che investì il Paese in quegli anni. Particolarmente pungenti sono le opere, in forma di disegni e fotografie, che alludono al silenzio imposto dal regime o alla paura di essere sorvegliati e ascoltati. Mutismo e difficoltà di linguaggio sono temi ricorrenti in Maiolino, le cui opere si muovono fluidamente tra attivismo politico e vita privata. Anna, per esempio, ritrae non soltanto un dialogo sordo e vuoto sul tetro sfondo del regime, ma segna anche la transizione linguistica dell’artista che, arrivata dall’Italia al Brasile nell’immediato dopoguerra, si ritrova incapace di dire qualsiasi cosa fuorché il proprio nome, diventando così l’emblema del nomadismo solitario perfettamente evocato dalla mostra.
‒ Giulia Morale
Londra // fino al 12 gennaio 2020
Anna Maria Maiolino ‒ Making Love Revolutionary
WHITECHAPEL GALLERY
77-82 Whitechapel High St
https://www.whitechapelgallery.org
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