Il colore della memoria. Pierre Bonnard a Vienna
Kunstforum Wien – fino al 12 gennaio 2020. La retrospettiva allestita al Kunstforum Wien è una prima assoluta del pittore francese a Vienna. La mostra itinerante è stata realizzata in collaborazione con la Tate Modern di Londra e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e si tratta dell'ultima tappa del tour europeo. Un interessante focus sulla produzione più matura di Pierre Bonnard, dettata dal colore della memoria.
Entrando al Kunstforum ci accoglie sulla parete di fronte l’opera Nu dans un intérieur, proveniente dalla National Gallery of Art di Washington, che rappresenta un interno intimo con un nudo femminile, probabilmente Marthe de Méligny, moglie e modella di Pierre Bonnard (Fontenay-aux-Roses, 1867 – Le Cannet, 1947), riflesso in uno specchio. I colori accesi della stanza contrastano con quelli più tenui del corpo femminile, che si scorge appena, un visione dinamica. Bonnard racconta che “l’occhio del pittore riproduce le cose proprio come l’occhio umano le vede. E questa visione è mobile, è variabile”.
Nelle diverse sale espositive si susseguono interni con scene quotidiane, temi molto cari all’artista che li alterna alle bucoliche visioni della natura di Vernonnet, vicino a Parigi, e a quelle più accese del sud della Francia, ma troviamo anche rappresentazioni della città, drammatiche immagini della guerra, disegni e fotografie scattate dall’artista stesso e da fotografi quali Henri Cartier-Bresson, che catturano momenti di solitudine nel suo atelier.
L’OPERA D’ARTE SOSPESA NEL TEMPO
La mostra analizza l’opera matura di Bonnard dopo i primi anni parigini, quando intraprende la carriera di avvocato, parallelamente agli studi artistici all’Académie Julien dove incontra anche Paul Sérusier e Maurice Denis, per poi consacrarsi completamente all’arte. Si lega al movimento dei Nabis e dagli impressionisti assorbe alcuni motivi, come i nudi di Edgar Degas. Tante sono le scene che ritraggono Marthe nell’intimità e nell’atto di detergersi, immersa nell’acqua come una moderna Ofelia. Bonnard è attratto, come molti suoi contemporanei, dai colori del sud della Francia, dove passa un lungo periodo e di cui dice: “Mi ha colpito come la magia di mille e una notte. Il mare, i muri gialli, i riflessi, così colorati come la luce”. Il colore diventa un mezzo di espressione e composizione centrale nella sua opera, che indaga immerso nella natura della casa acquistata a Vernonnet en Normandie, a pochi chilometri da Giverny, il rifugio di Claude Monet. Questo non fa che intensificare il suo interesse per il paesaggio, è qui che sviluppa il concetto della transizione dall’interno all’esterno, mettendo in contrasto la ricchezza del giardino e il distante mondo interiore della casa.
ARTISTA DELLA FELICITÀ?
Bonnard non dipinge mai davanti al motivo, sono tutte immagini dettate dalla memoria. Cattura la scena in numerosi schizzi a penna e nell’esecuzione dipinge lentamente e, sebbene ispirato dal soggetto, cerca di distanziarsene, di analizzarlo e riprodurlo in una logica di finzione. Intensifica i colori per trascendere la loro naturale apparenza e sottolinea: “Il soggetto principale è la superficie, che ha il suo colore, le sue leggi, al di là di quelle degli oggetti”. In una mostra dei primi Anni Trenta alla galleria Bernheim-Jeune è definito pittore della felicità, ma le sue scelte cromatiche, dettate da contrasti, riflettono piuttosto il fatto che, come sottolinea l’artista: “Colui che canta non è sempre felice“.
La casa dove passa lunghi periodi dal 1926 in poi nel sud della Francia, le Bosquet a Le Cannet, dà un nuovo impulso alla sua ricerca sul colore, come lui stesso riferisce: “La presenza dell’oggetto, del motivo, è fonte di distrazione per il pittore nel momento del dipingere“.
VERSO L’ASTRAZIONE
Sebbene la pittura di Bonnard si muova verso i limiti dell’astrazione, come nelle scene di guerra e negli ultimi paesaggi, l’artista non mette mai in discussione l’obiettività nella sua pittura. Si stacca dal gruppo Nabis senza unirsi ai cubisti e surrealisti. Coltiva il proprio stile, lontano da tutti i gruppi artistici dell’epoca. Allo stesso tempo, le sue attività espositive e le sue amicizie con Édouard Vuillard e Henri Matisse dimostrano la sua solidarietà con la contemporaneità. La sua opera, pura ricerca artistica di materia e colore, è antesignana delle correnti astratte successive, così vicina alle opere di Mark Rothko e Jackson Pollock.
‒ Giorgia Losio
Vienna // fino al 12 gennaio 2020
Pierre Bonnard. Die Farbe der Erinnerung
BANK AUSTRIA KUNSTFORUM WIEN
Freyung 8
https://www.kunstforumwien.at/en
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