Tullio Crali (Igalo, 1910 – Milano, 2000) è una delle figure più ambivalenti del Futurismo: zelante membro del gruppo, al limite del religioso osservante, è tuttavia uno dei meno legati alle sue politiche filofasciste. La Estorick Collection di Londra ne ripercorre l’intera carriera con oltre sessanta opere che ricostruiscono una vita definita, talvolta suo malgrado, dagli importanti eventi storici che le fanno da sfondo. L’entusiasmo degli Anni Venti e Trenta nei confronti di una promessa imminente modernità, l’adesione alle campagne belliche fasciste degli Anni Quaranta e la successiva inevitabile delusione che distinse il dopoguerra italiano sono i temi principali delle opere in mostra. L’artista è noto per essere uno dei maggiori esponenti dell’aeropittura, corrente che si sviluppò all’inizio del secolo scorso a seguito del grande entusiasmo scaturito dalla popolarizzazione del volo in aereo. Marchio di fabbrica delle opere di Crali è infatti un Futurismo che unisce un’estetica profondamente geometrica a dinamiche prospettive aeree. Il grande omaggio alle Ali Tricolori (1932), per esempio, sovrappone diversi istanti di volo delle frecce tricolori per marcarne il movimento ascendente. A fare da sfondo è un cielo azzurro che riecheggia l’ottimismo del primo decennio fascista e le molte promesse di un futuro limpido.
CRALI E L’AEROPITTURA
Nel 1928 Crali sale per la prima volta a bordo di un aeroplano, rimanendo talmente affascinato dall’esperienza da farne motivo di tutta la sua produzione artistica futura. Le sue prime opere sono infatti segnate da un entusiasmo, che talvolta sembra rasentare la mania, per il volo. Eliche, ali e cielo sono i soggetti di ogni opera. Questi elementi, però, non sono sempre immediatamente riconoscibili e non sempre svolgono la funzione retorica di omaggiare il progresso tecnologico-militare del Paese negli Anni Trenta, come è invece tipico di molti altri futuristi. È l’esperienza del volo, la frenetica ricerca di una prospettiva ‘dall’alto’, che invece caratterizzano la produzione di Crali. Volo (1929) è opera emblematica di questo spirito: su uno sfondo azzurro cielo campeggiano delle nuvole attraverso le quali si intravede un piccolo aereo che vola al centro della tela. L’aereo, però, è ridotto a un paio di rettangoli blu, neri e bianchi, allontanandosi così dalla più banale retorica del progresso che pervade il primo decennio fascista. Nel corso degli Anni Quaranta Crali, insieme ai futuristi, aderisce alle campagne belliche di Mussolini, più per entusiasmo nei confronti delle molte promesse del regime che per effettivo credo politico. Dichiarandosi scettico nei confronti di ogni dogma politico, l’artista si dimostra acquiescente verso il regime ma completamente preso dal Futurismo, firmando così opere conformi – almeno a livello estetico – a quelle di regime, ma meno impregnate dall’ideologia fascista. È proprio questa cieca dedizione nei confronti del movimento che nel 1944 motiva lo stesso Marinetti a nominare Crali suo unico erede, missione che quest’ultimo prende alla lettera rimanendo tra gli ultimi baluardi del Futurismo fino alla fine del secolo scorso.
LA DELUSIONE POST-BELLICA E LA TRANSIZIONE ALLA NATURA
La grande ironia della storia personale di Crali è che il suo disinteresse per la vita prettamente politica non lo risparmia da una carriera tormentata dai drammi politici del tempo. Vissuto a Gorizia, punto nevralgico per la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’artista si muove nel pieno fulcro degli eventi storici a lui contemporanei. Tra il 1944 e il ‘45, con Gorizia occupata dai tedeschi, Crali fu considerato sovversivo perché organizzatore di eventi di avanguardia artistica. Condannato alla deportazione in Germania, vi sfuggì solo per interposizione di un amico influente. Tuttavia, fu poi imprigionato dalle truppe iugoslave di Tito che occuparono la regione pochi mesi dopo e liberato dagli americani solo dopo quarantacinque giorni di prigionia. Queste vicissitudini segnano la svolta della sua produzione artistica e lo portano a dichiarare: “Una mancanza di fiducia nell’umanità mi porta a rivolgere la mia attenzione alla natura”. Le opere d’ispirazione naturale esposte alla Estorick Collection sono tra le più meritevoli di attenzione. Pur mantenendo vive dinamiche prospettive aeree e un’estetica futurista, Crali cambia soggetti: dimenticata l’aeronautica militare, sono le coste frastagliate della Bretagna, i paesaggi portuali e le ambientazioni naturali a segnare la tarda produzione dell’artista. Talvolta corpi umani, spesso di donne, si nascondono dietro le forme geometriche di quest’ultimo periodo, in un Futurismo che finisce per essere quasi – e paradossalmente – contemplativo.
‒ Giulia Morale
Londra // fino all’11 aprile 2020
Tullio Crali: A Futurist Life
ESTORICK COLLECTION OF MODERN ITALIAN ART
39a Canonbury Square
https://www.estorickcollection.com
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