A confermare che il dopoguerra italiano in arte non è segnato solo dai polimaterici di Burri e dai tagli di Fontana, Carla Accardi (Trapani, 1924 ‒ Roma, 2014) sbarca a Londra con una mostra alla M&L Fine Art, che espone dieci opere prodotte dall’artista tra gli Anni Sessanta e Settanta. Con sede a Mayfair, cuore pulsante dell’ambiente galleristico di Londra, la mostra precede di qualche mese la retrospettiva su Accardi che si terrà prossimamente al Museo del Novecento di Milano (da marzo ad agosto). M&L espone solo opere su sicofoil, materiale plastico trasparente su cui Accardi dipinge pennellate, o, nel vocabolario dell’artista, ‘segni’, colorati. Segni verdi, rossi, arancio, d’oro, talvolta neri o grigi, ma comunque accesi nello spirito, campeggiano su superfici acetate attraverso le quali si intravedono dei telai lignei. Accardi, nata e cresciuta a Trapani ma vissuta a Roma per la maggior parte della sua vita, è un’artista eclettica e spesso difficile da categorizzare: marxista e femminista, non è mai dogmatica; il suo astrattismo, seppur non concettuale, è profondamente intellettuale; le sue radici siciliane non sono mai convenzionalmente mostrate, ma sempre accennate.
LA PITTURA SU SICOFOIL
In un dopoguerra già ben avviato, nel pieno del boom economico, la plastica diviene un materiale avanguardistico. Con il design italiano degli Anni Sessanta e Settanta che ne sfrutta la trasparenza, la leggerezza e la reperibilità – basti pensare all’ascesa di Kartell negli stessi anni –, la plastica diventa un materiale essenzialmente pop. L’uso che Accardi fa del materiale è in linea con i tempi ma ancor più sofisticato: sebbene l’artista giochi con le medesime proprietà estetiche del sicofoil, la sua trasparenza si impregna anche di un significato metafisico. Sostituendo la tela con un foglio trasparente, Accardi rompe una delle prime convenzioni della pittura: la bidimensionalità. In Ori (1968), per esempio, non sono soltanto le forme oblunghe e dorate a meritare l’attenzione dell’osservatore. L’assenza di una tela a fare da sfondo e la trasparenza del sicofoil aggiunge due nuove dimensioni al quadro: il supporto ligneo che sorregge l’acetato e il muro d’appoggio, i quali diventano parte integrante dell’opera stessa. I segni di Accardi sono ondulati e dai colori accesi, tanto che a volte, come in Segni Rosa (1971) e Segni Oro (1967-1976), ricordano le forme dello stesso Barocco siciliano intorno al quale l’artista è cresciuta.
ACCARDI NELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA
Sebbene gli inizi della carriera di Accardi siano chiaramente definiti dell’appartenenza a Forma 1, gruppo d’avanguardia dalla vita breve ma dall’influenza enorme per le successive generazioni di artisti, il suo percorso è difficilmente situabile all’interno dei ben definiti movimenti contemporanei a lei. Accardi è vicina alle ideologie della sinistra dei suoi anni ma, in un clima politico confuso e a tratti indecifrabile, rimane schiva nei confronti di ogni -ismo. Militante marxista, soprattutto nel periodo di Forma 1, è membro del Partito Comunista fino al 1957, anno in cui abbandona il partito in segno di protesta nei confronti dell’invasione sovietica in Ungheria. Pioniera del femminismo italiano insieme all’amica e critica d’arte Carla Lonzi, si allontana dal movimento quando questo è al suo apice, dichiarandosi essenzialmente un’artista e solo ‘accidentalmente’ una donna. Le opere in sicofoil che la M&L Fine Art espone sono solo una piccola parte della produzione eterogena dell’artista, ma ne rappresentano lo spirito: inconfondibili e immutabili segni colorati, sfondi che, complice la trasparenza del sicofoil, si rinnovano ogni volta che il quadro cambia ambientazione.
‒ Giulia Morale
Londra // fino all’8 maggio 2020
Carla Accardi: Sicofoil
M&L FINE ART
15 Old Bond Street
http://www.mlfineart.com
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