“Un giorno un amico mi ha chiesto, preferisci i cani o i gatti? Io ho risposto, preferisco i cani. Allora mi ha chiesto, ma da mangiare o come animale domestico? Questo mi ha fatto molto ridere”. Lo scrittore cinese Zhang Changxiao (nome d’arte Sean White) è autore del libro “La costellazione del Dragone” (edizioni Piemme). Arrivato in libreria durante l’emergenza coronavirus, il testo vuole provare a combattere la psicosi e i pregiudizi contro i cinesi in Italia. “Un libro che ci spiega che dietro agli stereotipi ci sono tradizioni malintese o, a volte, ragioni complesse e difficili da assorbire”, ha scritto nella prefazione il cantautore e professore Roberto Vecchioni. “Sean White accende, finalmente, un raggio di luce su migliaia di persone che vivono qui, vicino a noi, ma di cui sappiamo ancora troppo poco”, ha invece sottolineato il grande Mogol che ha firmato la seconda prefazione. La costellazione del Dragone con leggerezza e umorismo riesce a rivelare attraverso gli occhi di un cinese che vive la Chinatown di Milano e ormai conosce il nostro Paese, le differenze e i punti in comune che hanno i due popoli. Una sorta di “enciclopedia” del popolo cinese in Italia, in grado di offrire innumerevoli spunti di riflessione e una prospettiva originale su questioni che spesso sfuggono alla nostra comprensione”.
I PREGIUDIZI
“Ci sono sicuramente molti pregiudizi che riguardano i cinesi”, spiega Sean White. “Ad esempio, molti italiani, al concetto di Made in China associano automaticamente prodotti di scarsa qualità e poco valore. In realtà però, quanti italiani utilizzano telefoni cellulari Huawei e Xiaomi? Non è più sostenibile, allora, l’idea stereotipata sulla produzione made in China. Un altro stereotipo è che i cinesi mangino i cani, ma la realtà è ben diversa. Solo in poche zone viene praticata questa alimentazione, mentre nella maggior parte della Cina non lo è, e può essere anzi anche malvista. So che anche in Italia, in alcune zone, si mangiavano gatti o cavalli, bisognerebbe allora pensare che tutti gli italiani abbiano queste abitudini? Non penso che sia possibile fare cambiare radicalmente idea a tutti, ma attraverso il mio libro ho cercato per lo meno di offrire un diverso punto di vista, sfidando queste convinzioni così radicate. Alla fine, potremmo scoprire che tra noi ci sono tante somiglianze quante differenze, e che da un incontro tra le nostre culture potremmo davvero arricchirci e beneficiare”. Sean White che ha girato il mondo per fermarsi in Italia, in Lombardia per la precisione, circa otto anni fa, si è innamorato della nostra lingua ascoltando De Andrè. Nel 2012 ha pubblicato il suo primo libro, Creuza de Mao, dedicato ai cantautori italiani, per far conoscere in Cina la musica di Fabrizio De André: un successo con oltre 200mila copie vendute che gli era valso il soprannome di “Marco Polo della musica italiana”. Oltre a scrivere, White è anche critico musicale, mediatore culturale fra Italia e Cina, promotore e organizzatore di eventi (fondatore della China Week di Milano, organizzatore del Mandorla Music Festival e del Chinese Film Festival ed è fra gli organizzatori del Capodanno cinese).
TRA CINA E ITALIA
“Per me la cultura italiana è qualcosa di molto importante, che ha avuto un grande impatto sulla mia vita e la ha cambiata. Quando abitavo a Lecco, ho conosciuto per la prima volta Alessandro Manzoni. In Cina non lo avevo mai sentito nominare, ma in Italia sono rimasto molto colpito dalle sue opere e ho iniziato ad aprire la mia mente e a desiderare di conoscere sempre di più la cultura italiana. Allo stesso tempo, ho anche iniziato a conoscere la musica dei grandi cantautori italiani, dopo aver scoperto la bellezza delle canzoni di Fabrizio De André. Anche se non lo dico spesso, sono anche pittore, è più di 20 anni che pratico la pittura cinese. L’Italia è famosa per il Rinascimento, ma devo ammettere che il pittore e scultore che mi ha colpito di più è Salvatore Fiume, mi piace molto il suo sguardo creativo e le emozioni che i suoi dipinti trasmettono. I cinesi amano la moda, l’architetto, il cinema italiano. Quello che più mi piace, personalmente, della cultura italiana è il modo in cui la storia è sempre presente e si fonde in modo inaspettati con l’innovazione“. In queste settimane di emergenza e preoccupazione per il coronavirus, White ha visto che la sua Milano è cambiata e ha deciso di dare una mano alla comunità. “Sto trascorrendo questo periodo da solo”, spiega lo scrittore cinese. “Per me è un momento sì difficile, ma anche di riflessione. Ho così contribuito nel mio piccolo, donando mascherine a diversi enti del territorio, come ad esempio alla Casa Verdi, casa di riposo per musicisti. Spero che questo possa essere utile all’Italia che tanto amo, e che presto potremo tornare alle nostre vite”.
– Carlo D’Elia
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati