Lockdown in California: le gallerie non ci stanno e riaprono sfidando il divieto governativo

In California dilagano le proteste contro il lockdown. E ci si mettono pure i galleristi. Ecco cosa sta succedendo

La situazione legata all’emergenza Coronavirus sta assumendo in America dei tratti per certi versi grotteschi. Oltre a una tragica ondata di contagi che ha investito la nazione, nonostante le prime posizioni negazioniste del Presidente Trump, e alla spirale di grave crisi economica che sta avendo pesanti effetti sul sistema dell’arte americano, ora ci si mettono anche i movimenti di protesta contro il lockdown. L’isolamento sociale e la chiusura di tutte le attività che, come dimostrato negli stati di tutto il mondo, rappresentano l’unica misura al momento disponibile per contrastare il contagio, non vanno giù ad alcuni cittadini, che si sono riversati in strada con manifestazioni contro il governo e le misure intraprese. Risalgono alla seconda metà di aprile, ad esempio, le immagini che documentano la protesta avvenuta a Lansing, capitale del Michigan, dove 3 mila persone hanno sfilato con le auto contro la decisione del governatore democratico di prorogare il lockdown. Oppure, quella avvenuta in Texas, davanti al parlamento della capitale Austin, all’insegna dello slogan You Can’t Close America!. Uno scenario che potrebbe essere già abbastanza inquietante, se non fosse che tutte le seguenti posizioni sono assecondate da Trump, il quale ha recentemente dichiarato pubblicamente che “l’America deve ripartire, anche a costo di nuovi morti”. Intanto, giusto per tirare in causa qualche numero, il contagio negli Stati Uniti è salito a 1,26 milioni, causando oltre 80 mila vittime.

Art Ventures, Palo Alto

Art Ventures, Palo Alto

LA PROTESTA DELLE GALLERIE IN CALIFORNIA

Probabilmente cavalcando l’ondata di insubordinazione, in California alcune gallerie d’arte hanno deciso di riaprire nonostante i divieti. Tra queste la Quent Cordair Fine Art a Napa, una località a ovest di Sacramento, galleria specializzata nella vendita di opere di Romantic Realism.Siamo ben al di là delle condizioni alle quali sussistono giustificazioni pratiche, legali o morali per tenere la nostra attività chiusa a tempo indeterminato“, ha affermato Linda Cordair a artnet news. “Ci viene detto di starcene obbedienti a casa, guardando tutto ciò per cui abbiamo lavorato così duramente per durare nel tempo diventare ogni giorno più a rischio. Senza nessun motivo che non sia la paura di ciò che potrebbe accadere, senza prove che accadrà e senza una data in vista che ci dica quando le autorità locali o statali ci consentiranno di riaprire”. La gallerista, inoltre, ha esplicitato la sua intenzione di pubblicare un editoriale per il giornale locale NapaValley Register, affermando di essere disposta a rischiare multe o addirittura l’arresta, pur di mandare avanti la propria attività.

PROTESTE E BUONI ESEMPI

Alla sua denuncia si è accodata anche Katharina Powers della galleria Art Ventures, con sede nei pressi di Palo Alto. Anche il suo spazio ha riaperto i battenti in autonomia, scavalcando deliberatamente i protocolli emanati dal governo. Attenendosi comunque all’obbligo per i visitatori di indossare le mascherine, di rispettare il distanziamento sociale rimanendo a un metro di distanza e lasciando i propri contatti nel libro degli ospiti, nel caso avesse bisogno di rintracciare i clienti. “Tutti quelli che sono entrati non erano preoccupati“, ha spiegato la Powers al giornale SFGate. “Erano sollevati dal fatto di poter finalmente parlare con una persona dal vivo. Non capisco dove possa essere il danno“. Tuttavia, la galleria ha ricevuto diversi avvisi dal capo della polizia di Menlo Park e dall’ufficio del sindaco, nonché numerose e-mail di residenti locali che la sollecitavano a seguire i protocolli. “Ci rifiutiamo di morire qui nel tunnel“, ha concluso la gallerista “ribelle”. “Ci stiamo dirigendo verso la luce e stiamo già assistendo a un aumento delle vendite per averlo fatto, con centinaia di messaggi di supporto da tutta la nazione e il mondo“. Ricordiamo, nel frattempo, l’operato di coloro che hanno approfittato dello stato emergenziale per rivedere il proprio format, aprendo un dialogo e una riflessione con gli artisti, implementando i propri strumenti digitali, risorse valide che rimarranno anche nel post pandemia. E, sostanzialmente, attenendosi alle regole per non contribuire a incrementare una situazione già caotica, con un po’ di lungimiranza e impiegando strade più creative nel rispetto per la collettività.

-Giulia Ronchi

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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