Avrebbe compiuto 91 anni il 26 giugno Milton Glaser, nato a New York, nel Bronx, nel 1926. Invece, in una triste parabola circolare, che ne vede però l’ascesa, il designer e illustratore, tra i più famosi di tutti i tempi, è scomparso per infarto a Manhattan, proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto spegnere le candeline.
MILTON GLASER: NEW YORK NEW YORK
Il suo amore per New York non ha avuto pari, e la Grande Mela è stata la città che gli ha dato il successo: Glaser con le sue creazioni è stato tra i cantori più efficaci dell’American Way of Living, quello stile che ha influenzato tutto il mondo, per lo meno quello Occidentale, interpretandone i simboli e i miti. Semplici, lineari, ma proprio per questo dirompenti sono i suoi loghi e le sue illustrazioni: fra tutti il famosissimo I Love New York, realizzato nel 1976, che ancora oggi impazza su cappellini, tazze e t-shirt e che ha invaso le case di tutti coloro che almeno una volta si sono recati nella città americana. Ma famosissimo è anche il poster realizzato nel 1966 per Bob Dylan o il marchio della DC Comics, la casa editrice “mamma” di fumetti come Superman o Batman, eterna antagonista della Marvel.
L’ITALIA DI MILTON GLASER
C’è anche un po’ di Italia nella vita di Glaser. Non molti sanno che dopo gli studi alla Cooper Union di New York, il designer aveva vinto una borsa di studio per recarsi nel nostro Paese. Era il 1951 e Milton, allora molto giovane ebbe l’opportunità di studiare all’Accademia di Belle Arti di Bologna con Giorgio Morandi. E forse fu dal maestro bolognese che mutuò il suo gusto per le cose essenziali e per le ombre, fondamentali nel suo immaginario e l’amore per Piero della Francesca, artista capostipite secondo Roberto Longhi, cui dedicò poi una serie di acquerelli negli anni ‘90. Nel 1954 fonda negli States i Pin Push Studio, un consorzio di grafici e illustratori, quasi una sorta di movimento rivoluzionario che prediligeva il concetto alla forma e che fu raccontato in una grande mostra al Louvre nel 1970. In seno a questo, Glaser realizzò anche il famoso manifesto per la Valentine di Olivetti, la macchina da scrivere progettata da Ettore Sottsass, in un melting pot culturale e di cervelli, nell’humus positivo di una delle aziende più innovative dell’epoca. La storia della carriera di Glaser da qui spicca il volo con collaborazioni illustri con quotidiani come il New York Magazine, aziende, progetti pubblici. Nel 1976 torna nel nostro Paese partecipando nella collettiva Autentico ma contraffatto curata da Pierluigi Cerri alla Biennale di Venezia. Nel 2009 Barack Obama gli conferisce la Medaglia Nazionale delle Arti. Tra le sue ultime creazioni c’è la locandina nel 2014 della fortunata serie televisiva Mad Men. E chi meglio di Glaser poteva interpretare luci e ombre del mondo pubblicitario degli anni ’60?
-Santa Nastro
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