Magnate russo vuole acquistare i monumenti abbattuti in America per la propria collezione
Il magnate e collezionista russo Andrei Filatov si è fatto avanti per acquistare le controverse statue di Theodore Roosevelt e Alexander Baranov, rispettivamente situate a New York e in Alaska. Il motivo? Sono “uomini che hanno lasciato un ‘segno positivo’ sulla Russia”
La morte di George Floyd – l’afroamericano di 46 anni che lo scorso 25 maggio ha perso la vita in seguito a un fermo della polizia di Minneapolis negli USA – ha dato vita a manifestazioni e proteste in tutto il mondo al grido di Black Lives Matter. Nelle ultime settimane, a essere al centro di ulteriori proteste di natura storica e ideologica sono i monumenti e le statue inneggianti a periodi storici e personaggi legati ai temi del razzismo e del colonialismo: sono tanti i “simboli” che in numerose città del mondo, sono stati e continuano a essere abbattuti o colpiti, come già accaduto ai monumenti dedicati a Cristoforo Colombo a St. Paul in Minnesota e Jefferson Davis in Virginia, a Bristol, con la rimozione della statua del mercante e commerciante di schiavi Edward Colston, e a Milano, con l’imbrattamento della statua dedicata a Indro Montanelli. Tra petizioni per richiedere ai governi la rimozione delle statue e le già avvenute rimozioni coatte, a farsi strada è una domanda: cosa fare con le statue abbattute? Vanno ricollocate in altro luogo o nascoste dove nessuno può vederle? A dare una risposta a questa domanda è stato tempo fa Banksy, subito dopo l’abbattimento della statua di Edward Colston a Bristol: “cosa dovremmo fare con un piedistallo vuoto nel mezzo di Bristol? Ecco un’idea che si rivolge sia a coloro a cui manca, sia a coloro cui non interessa”, ha scritto lo street artist sul proprio profilo Instagram. “Ripeschiamo la statua dall’acqua, la rimettiamo sul basamento, leghiamo un cavo attorno al suo collo e commissioniamo alcune statue di bronzo a grandezza naturale dei manifestanti nell’atto di tirarla giù. Tutti contenti. Un giorno da ricordare”. Se Banksy propone di riadattare i monumenti problematici alla sensibilità dell’oggi, c’è chi invece si fa avanti per farne pezzi da collezione: è il caso di Andrei Filatov, magnate russo che si è offerto di acquistare le statue del 26esimo presidente degli USA Theodore Roosevelt (che si trova a New York, davanti al Museo di Storia Naturale e prossima alla rimozione) e del colono e mercante russo Alexander Baranov (nella città di Sitka, in Alaska).
STATUE CONTROVERSE. LA PROPOSTA DEL COLLEZIONISTA RUSSO ANDREI FILATOV
Collezionista e fondatore della Art Russe Foundation – organizzazione che detiene opere d’arte sovietica dal 1917 al 1991 e che ha sponsorizzato le Serpentine Galleries a Londra e mostre alla Saatchi Gallery e ad Abu Dhabi – Andrei Filatov spera di portare le statue di Roosevelt e Baranov a San Pietroburgo, perché “uomini che hanno lasciato un ‘segno positivo’ sulla Russia”. “Abbiamo profondo rispetto e apprezzamento per le persone che hanno contribuito allo sviluppo della Russia e sono state associate alla storia del nostro paese”, ha dichiarato un portavoce della Art Russe Foundation alla CNN. “Sia il 26esimo presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt, sia il governatore degli insediamenti russi nel Nord America Alexander Baranov sono stati statisti che hanno lasciato un segno positivo nella storia della Russia. Vediamo quindi la necessità di preservare la loro memoria per le generazioni future”. In particolare, Roosevelt avrebbe un posto importante nella storia russa per aver fatto da intermediario tra Cina e Russia per il Trattato di Portsmouth, azione che gli è valso il premio Nobel per la pace nel 1906. Alexander Baranov invece era un commerciante che governava l’America russa. Una sua scultura in bronzo si trova nella città di Sitka in Alaska, ma le comunità di nativi americani ne hanno chiesto l’abbattimento: Baranov è un “colono che è venuto a Sitka, in Alaska, senza un invito, per arricchire se stesso, la sua compagnia e il suo paese”, si legge su una petizione, che inoltre lo accusa di aver guidato “l’assalto contro la popolazione locale dei Tlingit”. La fondazione di Filatov è attualmente in contatto con le autorità di New York e di Sitka. “Il valore monetario delle opere è soggetto a negoziazione”, ha concluso un portavoce.
– Desirée Maida
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