Da quando ha avuto inizio, la pandemia ha costretto gli abitanti di tutto il pianeta a rivisitare drasticamente il proprio stile di vita, a partire dalle modalità di lavoro fino all’utilizzo dei trasporti e alla frequenza di spostamenti e viaggi. Situazione, questa, che già dopo alcune settimane dal primo lockdown ha avuto un certo tipo di impatto anche sull’ambiente: la chiusura delle industrie e lo stop del traffico aereo, in particolar modo, hanno portato a una riduzione delle emissioni di gas serra e a un conseguente miglioramento della qualità dell’aria. Tematiche, queste, che a dire il vero sono scottanti da diversi anni, ma che la pandemia ha messo in evidenza anche in prospettiva del “post-pandemia”: come è possibile impattare il meno possibile sull’ambiente? Questa è una domanda a cui oramai provano a dare concreta risposta tutti i settori produttivi, e non è da meno il mondo dell’arte: di recente sono stati lanciati il New European Bauhaus – progetto sostenibile e inclusivo promosso dall’Unione Europea e ispirato alla scuola fondata da Walter Gropius a Weimar nel 1919 – e la Gallery Climate Coalition, organizzazione senza scopo di lucro fondata da un gruppo di galleristi con sede a Londra con l’obiettivo di offrire una risposta del settore alla crisi climatica, grazie anche a un particolare tool online (il “carbon calculator”) che consente di calcolare l’impatto che le gallerie hanno sull’ambiente in termini di produzione di CO2. Segue questa linea di consapevolezza e di azione anche la Federal Cultural Foundation in Germania, con un progetto che permette a musei e organizzazioni artistiche tedesche di indagare e limitare, attraverso uno studio, le proprie emissioni di carbonio.
EMISSIONI DI CARBONIO E SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE. LO STUDIO DELLA FEDERAL CULTURAL FOUNDATION
I viaggi e il trasporto di opere in aereo, via terra e via mare e l’energia per l’edilizia sono le principali voci messe sotto esame dal mondo dell’arte. Per queste ragioni, la Federal Cultural Foundation – ente fondato il 21 marzo 2002 dal Governo Federale Tedesco per promuovere l’arte e la cultura – ha lanciato uno studio cui stanno partecipando 19 enti culturali tedeschi per valutare il loro impatto sull’ambiente. Tra i musei e le istituzioni aderenti sono la Lenbachhaus di Monaco, il Museum Folkwang di Essen, le collezioni statali d’arte di Dresda, il sito storico dell’ex campo di concentramento di Sachsenhausen (oggi un memoriale) e anche teatri e biblioteche. I 19 enti culturali partecipanti al progetto, per sostenere le indagini, le revisioni dei propri edifici e del proprio modus operandi, hanno ricevuto da parte dalla Federal Cultural Foundation un contributo complessivo di 120mila euro.
EMISSIONI DI CARBONIO. L’INDAGINE DELL FEDERAL CULTURAL FOUNDATION
Tra i punti salienti dell’indagine sono la frequenza con cui i musei dovrebbero dare le loro opere in prestito, in che modo sarebbe più opportuno organizzare il loro trasporto e con quale frequenza dovrebbero viaggiare curatori e altri addetti ai lavori. “Gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico possono essere raggiunti solo se sono intesi come un compito per la società nel suo insieme, a cui partecipano tutte le sue parti”, spiega la Federal Cultural Foundation. “In Germania, l’impatto delle arti sul clima è un angolo cieco che sempre più attori vogliono prendere in considerazione”. Il progetto è stato lanciato a novembre, e i dati raccolti in questi mesi saranno pubblicati entro la prossima primavera.
– Desirée Maida
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