È il 1994 e dal Museo Nazionale di Oslo scompare l’Urlo di Edvard Munch (la versione del 1893). I ladri erano riusciti a fare irruzione nel museo, spezzare i fili che fissavano il dipinto al muro e lasciare un biglietto sprezzante: “Grazie per la cattiva sorveglianza”. La Norvegia, che avrebbe ospitato le Olimpiadi invernali a Lillehammer, chiede a un team di investigatori specializzati, la famosa Art Squad di Scotland Yard, di lanciarsi all’inseguimento. Uno dei detective della squadra è Charles Hill, che rintraccia un losco trafficante d’arte e si fa ricevere da lui come rappresentante del Getty Museum di Los Angeles: al loro incontro vede il dipinto e contatta immediatamente la polizia norvegese (facendo arrestare l’uomo, che se la caverà senza accuse), e l’opera ricompare nel Museo nel 1996. Oggi Charles Hill, ricordato da molti per questo e altri rocamboleschi recuperi, è scomparso a 73 anni, come fa sapere l’Associazione inglese degli ex ufficiali della polizia metropolitana.
DEVIAZIONE DI CARRIERA
Nato nel 1947 a Cambridge, in Inghilterra, da madre britannica e padre americano, Hill s’è trasferito negli Stati Uniti da bambino e ha combattuto nella guerra del Vietnam come paracadutista. Dopo aver studiato Storia alla George Washington University, ha frequentato il Trinity College di Dublino e il King’s College di Londra, dove ha studiato Teologia per entrare nel clero della Chiesa d’Inghilterra. Non riuscendo nell’intento, è entrato a far parte della polizia metropolitana, dove avrebbe lavorato per più di vent’anni aiutando a recuperare opere di Tiziano, Cézanne, Turner, Goya e molti altri.
SEMPRE ALL’INSEGUIMENTO
Hill si è guadagnato la fama di detective d’arte tra i più famosi al mondo perché era disposto ad assumersi grossi rischi pur di ritrovare le opere rubate. Nel 1993, sette anni dopo il furto di Donna che scrive una lettera alla presenza della domestica di Jan Vermeer dalla Russborough House in Irlanda, Hill finse di essere un mercante d’arte che lavorava per conto di clienti arabi. Si è messo in contatto con il criminale e trafficante d’arte irlandese Martin Cahill, e si sono incontrati in un parcheggio ad Anversa: qui Hill ha scartato personalmente la confezione che conteneva l’opera, “Il più grande capolavoro che io abbia avuto il piacere di tenere”, ha detto poi, emozionato. Il Vermeer, insieme a un Goya rubato, è potuto tornare alla Russborough House.
UNA FAMA GUADAGNATA
Hill ha raggiunto un seguito di culto negli ultimi anni, anche dopo il suo ritiro nel 2002: solo l’anno scorso la BBC ha prodotto un documentario che illustrava i suoi sforzi nel risolvere il furto di opere d’arte dal valore inestimabile dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel 1990. Nel corso della sua carriera, il lavoro di Hill ha suscitato una curiosità e una passione genuina per la storia dell’arte. “Amo l’arte e so che l’importante è riavere la roba”, ha detto alla BBC nel 2019, “qualcuno deve farlo, chi altro recupererà queste cose se non ci provo?”.
– Giulia Giaume
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