A poche centinaia di metri dalla torre residenziale distrutta da una bomba dell’esercito israeliano a Gaza City martedì scorso, dei ragazzi e delle ragazze frugano tra le macerie. Sono gli studenti del Dar al Kalima Training Center, l’unica accademia di belle arti accreditata a Gaza, che raccolgono vetri rotti per realizzare opere d’arte in vetro colorato a forma di colombe. Non è ancora abbastanza sicuro tornare tra i banchi, ospitati in una casa privata con un giardino nel cortile, ma secondo il suo fondatore Mitri Raheb, un prete luterano di Betlemme “dobbiamo continuare a fare arte, è molto importante. Non possiamo lasciare che la distruzione abbia l’ultima parola”.
DAR AL KALIMA TRAINING CENTER
La scuola d’arte è nata come programma satellite del Dar al Kalima College, un’istituzione fondata da Raheb nel 1995 a Betlemme, in un antico edificio di epoca ottomana che è stato restaurato e convertito dall’ex cripta di una chiesa. Duecento giovani artisti di Gaza hanno contattato Raheb su Facebook nel 2018, dopo una sua visita all’area, chiedendogli di avviare una scuola di belle arti: e così è stato. Nel 2019 è iniziato il programma satellitare in un angolo del Centro culturale francese della città, che ha poi ottenuto l’attuale sede in seguito all’acquisizione di una vecchia casa nel centro di Gaza City, ristrutturata con l’aiuto di studenti, volontari e finanziamenti della ONG americana Bright Stars of Bethlehem. Poco dopo sono stati costruiti uffici e studi e la scuola è stata aperta nel marzo 2020, giusto all’inizio della pandemia. Nonostante il fragile sistema sanitario di Gaza e gli affollati campi profughi, le lezioni sono andate avanti, si sono tenuti molti workshop e mostre di fotografia, videografia, pittura e scultura, oltre a concerti e trasmissioni radiofoniche di musica tradizionale e popolare palestinese.
BREVE PAUSA PER I BOMBARDAMENTI
Il bombardamento aereo ha fermato le lezioni, ma sono in preparazione progetti per un nuovo programma, che discende da quello avviato da Raheb a Beirut lo scorso agosto, per mostrare a livello internazionale il lavoro dei giovani artisti. Certo, far entrare e uscire qualunque cosa da Gaza è impegnativo, a causa di un blocco totale imposto da Israele e dall’Egitto dalla presa di potere di Hamas nel 2007, ma ci sono piccole scappatoie per far arrivare alcuni tipi di arte in Cisgiordania. “Le sculture in legno non sono consentite“, osserva Raheb, “ma i dipinti, i ricami e alcune arti tessili tradizionali vanno bene”. Ora il college sta raccogliendo fondi per sovvenzionare le tasse scolastiche per gli studenti, che a loro volta conducono laboratori basati sulla comunità, spesso nei campi profughi, per i bambini più piccoli.
– Giulia Giaume
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