Sugli alberi. Arianna Carossa fa una mostra pop-up a New York
Una mostra effimera che esiste nel vuoto e nell'assenza. Arianna Carossa celebra così la fine del rapporto con un luogo di New York che l'ha accolta e ospitata per quattro anni e che, con la morte della designer che lo aveva creato, si va ad aggiungere alla storia di spazi che vengono a mancare in una città in continua trasformazione. Nel suo testo critico, Luca Bochicchio (curatore della mostra insieme ad Ana Sofia Meneses) mette in evidenza i punti chiave del suo intervento.
Cosa succede sugli alberi? Italo Calvino – il grande scrittore italiano molto amato da Arianna Carossa (Genova 1973), proveniente dalla sua stessa regione, la Riviera Ligure – ha collocato sugli alberi il filosofo protagonista del suo mitico racconto Il Barone Rampante. Come a dire che le idee geniali, quelle veramente rivoluzionarie, non nascono in comodi salotti, ma nella chioma intricata, rumorosa, instabile e sospesa di un albero. New York, in effetti, è una corona molto intricata, ma lo sono ancora di più gli studi che Arianna Carossa ha utilizzato in questi dieci anni vissuti da newyorker: luoghi incredibili e promiscui, lontani dallo stereotipo dello studio dell’artista, aperti agli imprevisti e alla cooperazione. L’ultimo in ordine cronologico, il Metropolitan Building di Long Island City, ospita questa mostra che racconta molte cose sull’artista e il suo pensiero, prima fra tutte la sua irresistibile voglia di contaminare: ambienti, codici visivi e linguistici, epoche storiche e culturali, regno dell’organico e dell’inanimato.
L’ARTE DI ARIANNA CAROSSA
Arianna Carossa è un animale filosofico plastico, plastico nel senso che il suo sguardo sul mondo è prensile, modificatore e modellatore. Anche i suoi quadri sono costruiti secondo la stessa aggregazione di corpi eterogenei, in cui pelli, bocche, denti, capelli, arti non appaiono descrittivamente trascritti ma trasformati dal movimento che li ha fusi insieme, accanto a carapaci, conchiglie, scheletri, code, corna e qualsiasi altro residuo biologico mescolato a citazioni colte della pittura classica o dell’arte antica. In quanto animale filosofico plastico, è senza dubbio nelle sculture che Arianna esprime al meglio un tale impulso alla contaminazione e all’aggregazione. Le sue teste inquietanti sono fatte di argilla fresca (non cotta), favi, cera e sale dell’Himalaya. Sperimenta resine sintetiche, solventi e protettivi presi dall’industria, usa il fuoco insieme al pennello, al cutter e alle sue dita per modellare questi corpi decisamente alieni. A loro volta, le sculture e i dipinti sono stati allestiti negli scenografici ambienti del Metropolitan Building, dove le magiche atmosfere cambiano a seconda del piano e degli ambienti in cui ci si trova, dando vita a dialoghi tra poesia, architettura, design e scultura.
IL METROPOLITAN BUILDING DI NEW YORK
Ora che il rapporto tra Arianna Carossa e il suo attuale studio sta per concludersi, questa mostra è stata concepita come un’eredità spirituale, una sorta di addio, infine positivo, anche felice, al Metropolitan Building. Prima di tutto, è la storia stessa dell’edificio è essere romantica e toccante. Nato originariamente come centrale elettrica, è stato poi acquisito da Eleanor Ambos e trasformato in una sorta di castello decò nel centro di New York. Lo spirito del luogo è stato mantenuto, anzi incoraggiato, anche dopo che Jorge Mesenes, brillante imprenditore, ha affiancato Eleanor nella gestione di questa complessa macchina retrò. Contrariamente a quanto accade di solito in altri casi simili, il Metropolitan Building non è mai stato trasformato in appartamenti di lusso, perché altrimenti avrebbe perso fascino e poesia, sostenevano Jorge ed Eleanor. Quattro anni fa, la coppia è stata presentata ad Arianna dal loro comune amico Michele Capozzi, famoso pornografo. Da allora, Arianna ha utilizzato l’ampio laboratorio nel seminterrato per produrre le sue opere e alcuni dei piani superiori per allestire showroom, organizzare fantastiche feste e incontri di lavoro.
LA MOSTRA DI ARIANNA CAROSSA
Per l’occasione, la mostra ospita alcune importanti featuring, per sottolineare quanto le collaborazioni siano importanti nella pratica artistica di Carossa. Il pluripremiato sound designer Marc Urselli ha accettato l’invito di Arianna a creare ambienti sonori ispirandosi al dialogo tra le sue opere e gli ambienti del Metropolitan Building. Il pittore Adriano Valeri, che lavora anche come installatore per gallerie e collezioni altamente qualificate a New York, ha dato il suo contributo nella progettazione dell’allestimento della mostra. La cera di cui sono fatte alcune delle sculture proviene dalle api della fattoria ecologica di Isabella Rossellini e Walter Goldschmidts. Questo evento corale è stato prodotto con il patrocinio della Fondazione Eleanor Ambos, ed è dedicato alla memoria di Eleanor Ambos, scomparsa il 20 aprile 2020.
‒ Luca Bochicchio
Arianna Carossa – In the Trees
THE METROPOLITAN BUILDING
4401 11th Street
Long Island City
www.metropolitanbuilding.com
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