Con i suoi 13 piani, 11 sale espositive, spazi per concerti, performance, conferenze, terrazza panoramica, bar e ristoranti, oltre ad un bookshop curatissimo e varie zone lounge, dove prendersi una pausa o fare due chiacchiere, il nuovo Munch, museo di Oslo, si presta a diventare un dinamico hub culturale, dove la figura dell’artista Edvard Munch, dal quale prende il nome, sarà raccontata e valorizzata attraverso differenti approcci e molteplici punti di vista. “Impossibile accontentarsi di una sola visita. Il Munch è un museo dove si dovrà tornare molte volte”. Ne è certo il direttore del museo, Stein Olav Henrichsen, introducendo il ricco programma espositivo pensato per valorizzare l’immenso patrimonio museale composto da oltre 26.000 opere d’arte, tra dipinti, schizzi, grafiche, disegni e sculture realizzati da Munch stesso, oltre a un’infinità di suoi oggetti personali, lettere e fotografie.
MUNCH: LE SEZIONI
A ottobre, dunque, non vedremo solo una collezione esposta per temi nelle sezioni “Infinite”, “Up close”, “Monumental”, “Stenersen” e “All is life”. Ci sarà anche il lavoro di artisti contemporanei a confronto col celebre autore de L’Urlo, a cominciare dalla mostra “Tracy Emin / Edvard Munch. The loneliness of the soul”, e il progetto digitale interattivo “Shadows”. Apriranno il 2022, inoltre, gli interventi di artisti emergenti nelle sezioni “Solo Oslo” e “Emaw”, la sezione “The savage eye” dedicata alle connessioni tra Simbolismo e Surrealismo, in collaborazione con importanti istituzioni museali, ed infine “Satyricon & Munch”, che esplorerà le interconnessioni tra la musica black metal e le arti visive, attraverso la rilettura di Munch nei brani della band norvegese Satyricon. Cinque volte più grande rispetto allo storico edificio che l’ha ospitato nel quartiere di Tøyen, il nuovo Munch è opera degli architetti Juan Herreros e Jens Richter (estudio Herreros).
MUNCH: LE POLEMICHE
Il progetto è stato bersaglio di aspre critiche legate, soprattutto, all’estetica dell’edificio, una struttura di 58 metri che, a detta di molti, risulterebbe fredda e sgraziata. Al di là degli aspetti estetici, vale la pena sottolineare l’impegno e l’attenzione degli architetti rispetto ai temi della sostenibilità, che ha influito tanto nella scelta dei materiali (come il cemento a basse emissioni di carbonio per le parti strutturali o le lastre di acciaio riciclato per il rivestimento esterno), quanto negli aspetti tecnici e nella disposizione degli spazi, sia interni sia esterni (basti pensare che il Munch dispone unicamente di parcheggi bici e non è raggiungibile con l’auto privata). Ribadito a più voci e confermato dal suo direttore, il Munch sarà poi un luogo a misura di bambino, con molte proposte pensate per i visitatori più giovani in visita al museo insieme alla famiglia e agli insegnanti.
– Maria-Elena Putz
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