Si è svolta l’importante Art Week di Zurigo. Ecco com’è andata
Anche quest’anno la scena artistica zurighese ha aperto le sue porte per un intero weekend all’insegna dell’arte. Con la sua quarta edizione, andata in scena dal 17 al 19 settembre, Zurich Art Weekend ha fatto da apripista ad Art Basel, espandendosi ulteriormente e invitando il grande pubblico ad assaporare la scena artistica di Zurigo.
Zurich Art Weekend ha unito per tre giorni le più importanti istituzioni, gallerie, collezioni d’arte e off-space di Zurigo attraverso un fitto programma culturale caratterizzato da più di 75 eventi sia sul posto sia online, tra cui aperture speciali, visite guidate come gli Art Walks in collaborazione con gli studenti della ZhDK (Zürcher Universität der Künste), conversazioni con esperti del campo e non solo, incontri con artisti, performance e cocktails serali.
Caroline Rungger, general manager dello Zurich Art Weekend, ci ha raccontato alcune delle novità di questa edizione: “Una delle grandi novità di quest’anno è stato il lancio di un programma VIP, accessibile attraverso una nuova piattaforma online. Agli ospiti invitati viene offerta una vasta selezione di eventi privati tra i quali visite a collezioni d’arte, come quella della casa editrice Ringier e quella dell’assicurazione Swiss Re; visite di collezioni private e visite presso studi di artisti, tra i quali Marc Bauer, Raphael Hefti, e la regista Milva Stutz. L’obiettivo è quello di estendere questo programma durante il corso dell’anno e per le prossime edizioni dell’evento”.
Rilevanti sono inoltre le collaborazioni con i partner istituzionali: quest’anno anche MASILugano ne fa parte, grazie anche all’alto riconoscimento conseguito con la mostra personale di Nicolas Party, il quale ha preso parte all’evento da remoto per presentare il catalogo di Rovine. L’artista si augura che il catalogo venga percepito come l’esatta traduzione cartacea dell’esposizione, in modo tale che esso possa fungere da unico vero mezzo per rivivere l’esperienza della visita.
‒ Letizia Bianchi
ZURIGO. LE ISTITUZIONI
Kunsthalle Zürich, Kunsthaus Zürich, Luma Westbau, Migros Museum, Museum Rietberg, Museum Strauhof e Shedhalle hanno confermato il ruolo di istituzioni chiave della scena artistica di Zurigo, con l’aggiunta di GTA Exhibitions, ETH Zurich.
Kunsthaus, ha offerto un’anteprima dell’estensione del museo progettata dall’architetto David Chipperfield, struttura che racchiuderà anche le opere della collezione Merzbacher e della Fondazione Hubert Looser. Attualmente il Kunsthaus ospita, per la seconda volta nel suo spazio espositivo temporaneo, un’installazione di Walter De Maria, esponente della Land Art. 2000 Sculptures (1992) fu creata appositamente per la struttura, infatti l’opera riempie interamente lo spazio con tante aste di gesso bianco della stessa dimensione disposte a terra a formare uno schema a zig-zag. Grazie all’illuminazione naturale, l’installazione muta nel corso della giornata in base alla luce solare, fornendo una molteplicità di esperienze sensoriali.
In questa edizione dello Zurich Art Weekend il numero “2000” è ricorrente e lo troviamo anche alla Kunsthalle di Zurigo con l’esposizione personale Selected Works 1992-1999 del leggendario collettivo di artisti statunitensi ART CLUB2000: la loro produzione si focalizza sul parodiare e criticare gli atteggiamenti della Generazione X, ai tempi celebrati nella cultura commerciale e pubblicitaria di New York. La mostra presso la Kunsthalle è la prima che unisce l’intera produzione di AC2K in Europa: le opere esposte e collegate a vari tipi di media, dalla fotografie all’installazione, esprimono il pensiero anticapitalista del collettivo, che si ribella alla commercializzazione e al mondo dell’arte gentrificato degli Anni Novanta a New York.
Sempre presso il centro artistico del Löwenbräukunst è situato il Migros Museum für Gegenwartskunst che, oltre alla mostra di Laura Lima Playful Geometry, comprendente opere di artisti come Donald Judd, Sol LeWitt e Sylvie Fleury, ospita anche la prima esposizione istituzionale personale in Svizzera di Korakrit Arunanondchai. L’artista, dividendo lo spazio espositivo in tre stanze, affronta tre temi importanti: la nascita, attraverso la videoinstallazione Songs for living (2021); la “decreazione”, con una stanza dalle pareti pitturate con colori sgargianti che funge da fase di transizione; e infine la morte, anch’essa con una videoinstallazione chiamata Songs for dying (2021). Le due narrative polifoniche raccontano non solo l’esperienza personale dell’artista in relazione alle tre tematiche attraverso simboli e referenze mitologiche, ma riflettono anche sulle realtà sociali e politiche odierne della Tailandia, paese originario dell’artista.
ZURIGO. LE GALLERIE D’ARTE
In seguito al successo degli scorsi anni, Zurich Art Weekend vanta ora ben 28 gallerie partecipanti, grazie all’acquisizione di Galerie Haas, Larkin Erdmann e Livie Fine Art, offrendo così al proprio pubblico un programma culturale sempre più ricco.
Larkin Erdmann è entrata a far parte della comunità dello Zurich Art Weekend inaugurando un’esposizione personale di opere del dopo guerra del celebre artista statunitense Man Ray. Riflettori puntati su opere che spaziano dai dipinti ai ready-made, prodotti tra New York e Parigi tra gli Anni Quaranta e Settanta. L’esposizione è principalmente focalizzata sui Natural Paintings, dipinti sgargianti con un immaginario ispirato alla Pop Art e all’Espressionismo Astratto. La loro unicità sta nella tecnica di spremere la pittura acrilica direttamente sulla tela, conferendole una materialità e una naturalezza tali da rendere il dipinto tridimensionale.
Protagonista indiscussa di ogni edizione è la galleria Hauser & Wirth, che quest’anno presenta Simone Leigh, artista americana che rappresenterà gli Stati Uniti alla 59esima edizione de La Biennale di Venezia nel 2022, la quale ha deciso di esporre a Zurigo nuove opere. Per mezzo di sculture, busti di ceramica, figure con gonne fatte di raffia e bronzi, l’artista esplora il significato di identità delle donne afroamericane sovrapponendo culture, periodi di tempo e luoghi. In contemporanea la galleria accoglie anche un dittico monumentale dell’artista americano Glenn Ligon e una monografica dedicata allo straordinario Hans Arp presso il nuovo spazio espositivo in Bahnhofstrasse.
Le gallerie zurighesi, oltre a voler lanciare messaggi forti alla società, desiderano anche promuovere giovani artisti quali lo svizzero Andriu Deplazes con la personale Körper in diffusem Licht presso la rinomata galleria Peter Kilchmann. La serie di dipinti esposti esaminano il ruolo dell’uomo nella natura e nel suo tessuto sociale da un punto di vista filosofico-antropologico. L’artista rappresenta il corpo dell’essere umano in uno spazio alieno, come fosse un’altra realtà, caratterizzata da vasti paesaggi rigogliosi e interni, con lo scopo di far riflettere sulla questione dello spazio vitale e dell’intimità personale.
ZURIGO. GLI OFF-SPACE
Restando in tema di giovani talenti, lo Zurich Art Weekend contribuisce alla promozione di spazi espositivi alternativi come gli off-space Acrush, Hamlet, Jevouspropose, Last Tango, Oncurating Project Space, Satellit, Sentiment, Sgomento Zurigo, Stiftung Binz39, Toxi e We Are AIA | Awareness In Art.
Last Tango, ormai riconosciuta come un’istituzione tra gli off-space, presenta la mostra CAMP FIRES. The Body as a Queer Stage, un progetto polimorfo de-centralizzato nato a Buenos Aires che ruota attorno all’esposizione di una ventina di videoinstallazioni di artisti internazionali, impegnati a rivendicare la fluidità dell’identità, soprattutto quella queer. Il progetto difende l’idea che l’identità non è uno stato definitivo, ma una continua negoziazione tra il proprio essere e il resto del mondo.
Il tema dell’identità è centrale anche per l’esposizione How to win friends, and influence people presso Sgomento Zurigo, che vede come protagonisti Rosa Aiello e Cassidy Toner con le loro opere d’arte, accompagnate da un testo scritto dallo scrittore Ben Eastham. Ricorrendo a installazioni sonore, quadri e statuette dal carattere fanciullesco, gli artisti raccontano il dilemma della percezione che si ha di se stessi in contrapposizione alla percezione che le altre persone hanno nei confronti dell’individuo, al punto da oscurare la realtà.
L’obiettivo della mostra A future of many futures presso We Are AIA | Awareness In Art è invece quello di consapevolizzare il visitatore riguardo all’interconnettività degli esseri viventi in seguito alla globalizzazione e alle problematiche che nascono dai loro comportamenti verso il pianeta: disuguaglianza globale, preservazione della biodiversità, responsabilità sociale e sfide della digitalizzazione. Le opere esposte presso l’off-space fungono da spunto per porsi domande riguardo ai diritti umani. Un esempio è la performance IS MY BODY PUBLIC? di Alicia Framis, presentata anche ad Art Basel nel 2018, la quale invita a riflettere sulla politica e la privacy del proprio corpo, soprattutto per quanto riguarda il genere femminile nei governi repressivi.
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